Elegante e sorridente. A Modena Skipass, Klaus Höllrigl è apparso molto sereno a meno di un mese dal via della Coppa del Mondo di biathlon, ma soprattutto tanto orgoglioso del nuovo truck azzurro, grande attrazione dell’evento modenese. Serenità e anche curiosità alla vigilia della sua seconda stagione alla guida del biathlon italiano, perché Höllrigl vuole anche vedere se la giovane squadra azzurra ha fatto un nuovo passo in avanti, consapevole che soltanto nei momenti difficili, si potrà misurare la reale maturità del team.
In piedi, di fronte al nuovo truck azzurro, a Fondo Italia, Höllrigl ha parlato a trecentosessanta gradi della prossima stagione, lanciando diversi messaggi, in particolare ai giovani della squadra di Coppa del Mondo, esprimere le proprie certezze legate a Vittozzi e Wierer, ma parlare anche di IBU Cup e degli atleti delle nazionali giovanili.
Buon pomeriggio Höllrigl. Partiamo dal nuovo truck che avete messo a disposizione degli skiman. Abbiamo visto tutti molto felici per questa novità, non soltanto i tecnici, ma anche gli atleti stessi.
«Sicuramente possiamo essere tutti contenti del fatto che siamo riusciti a consegnare il truck alla nostra squadra. Era un obiettivo che ci eravamo posti lo scorso anno, per mettere i nostri skiman nella condizione di poter lavorare al meglio, come i loro colleghi delle altre nazioni. Il truck è un grande passo in quella direzione».
Come è nata questa idea e in che modo è stata sviluppata?
«Posso svelare che è nata dagli stessi skiman, che nella passata stagione hanno iniziato a parlami del truck, considerandolo un investimento necessario per migliorare il loro lavoro e pian piano questo loro pensiero si è insinuato nella mia testa. Abbiamo cercato un mezzo e trovato questa occasione, attraverso la squadra svedese, di acquistare questo mezzo di seconda mano, già attrezzato benissimo da ski room. Lo abbiamo valutato e subito colto l’occasione. Penso che abbiamo fatto un buon affare, perché adesso abbiamo un camion di alto livello, dove possiamo lavorare bene e ci siamo riusciti, contenendo le spese.
Alla fine, come spazio è identico a quello di Germania ed Austria. Abbiamo sei skiman, che potranno lavorare comodamente. Per loro è un gran vantaggio, perché perdevano ore per montare la ski room, mentre adesso potranno concentrarsi solo sul proprio lavoro, arrivando anche più riposati. Potranno così iniziare subito a testare, come fanno gli altri.
Per noi sarà un grande passo in avanti. Per questo motivo, ci tengo a ringraziare la FISI, che ci ha dato la possibilità di realizzare questo progetto, tutti gli sponsor della federazione, senza i quali non sarebbe stato possibile, e in particolare Fercam, che in questo progetto specifico è un partner importante e forte che abbiamo, perché con il loro know-how ci aiuteranno a gestire al meglio questa novità».
Passiamo alla parte agonistica. Si entra nella fase conclusiva della preparazione, con l’inizio stagione ormai alle porte. A che punto è la squadra alla viglia di Sjusjøen?
«Il lavoro più importante lo abbiamo già fatto. Ora andiamo in Norvegia per la rifinitura sulla neve, stanno tutti molto bene, ho visto tutte le squadre lavorare bene. Quello che era in programma è stato fatto, adesso possiamo affrontare l’ultima fase della preparazione con entusiasmo».
Quella passata è stata una stagione di ricostruzione, si partiva con un nuovo progetto e forse sono arrivati risultati anche superiori rispetto alle aspettative. Quella alle porte, invece, che stagione sarà?
«Sicuramente difficile. L’anno scorso siamo partiti con attorno un ambiente che aveva tanti dubbi, considerando alcuni atleti ormai in fase calante ed altri, invece, ancora troppo giovani. Ora, sembra che tutto è cambiato, che i giovani sono diventati super maturi e tutto sarà facile. Non è così, abbiamo squadra giovane che deve ancora crescere tanto. Vi faccio l’esempio di Tommaso Giacomel, che è forte, uno dei migliori biatleti al mondo, ma è ancora giovane e deve imparare tante cose. Questo riguarda tutta la squadra, con qualche eccezione. Quindi non carichiamoli di aspettative esagerate. Sono convinto che quest’anno arriveranno dei periodi un po’ complicati. Solo allora vedremo quanto siamo maturi come squadra e se siamo in grado di superare senza problemi i periodi di difficoltà».
Insomma, vuole dirci che solo nei momenti più difficili si vedrà la reale maturità della squadra.
«Si. Lo ripeto, abbiamo una squadra giovane, con qualche eccezione, dobbiamo migliorare passo dopo passo, non possiamo aspettarci un altro passo grandissimo come quello dello scorso anno. Sarebbe già importante confermare e stabilizzarci sul livello che abbiamo mostrato lo scorso anno».
L’eccezione ovviamente è rappresentata da Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi, che hanno obiettivi importanti.
«Ovviamente, questo discorso non valeva per loro, che sicuramente sono due campionesse che hanno obiettivi importanti. Entrambe hanno lavorato davvero bene in estate. L’importante, adesso, sarà finire bene la preparazione, per partire con serenità, farlo bene e vedere a che punto siamo. Penso che loro due possono affacciarsi al via della stagione con tanta autostima e buona consapevolezza nei propri mezzi»
Wierer e Vittozzi, ma non solo, perché i tifosi italiani sognano di rivedere in azione Lukas Hofer. In questo momento, l’azzurro è con la nazionale svedese a Idre. Come sta?
«Sta bene, non ha fastidi. Al momento le notizie che mi arrivano da lui e da Johannes Lukas, è che sta andando molto bene sugli sci. Aspettiamo le prime gare per capire come sta davvero, visto che ha fatto pochissime gare nell’ultimo anno solare. Sono però convinto che se non avrà fastidi, allora farà prestazioni di altissimo livello».
Non solo Coppa del mondo, ma anche IBU Cup. Quest’anno, avete deciso di organizzare un test per fare una selezione, coinvolgendo tutti i gruppi, una cosa che non si era vista in passato. Come è nata questa idea delle gare in Val Martello e a cosa porterà?
«Dal momento che ci saranno tre tappe di IBU Cup al Nord, a inizio stagione, abbiamo deciso di fare una selezione in Val Martello, nella quale le porte saranno aperte a tutti. Quindi proviamo un’altra strategia, cercando di selezionare gli atleti partendo da un gruppo ampio. Vedremo come va. Se parliamo di IBU Cup, siamo adesso nella situazione privilegiata di avere tanti atleti, anche ancora in età juniores, che hanno il livello per competervi e fare bene. La concorrenza alza il livello di tutti, così chi arriverà in IBU Cup, sarà pronto. Questa è la grande differenza rispetto al passato. Faremo questo test, poi valuteremo se ci avrà dato quello che ci aspettiamo».
Insomma, sarà dato spazio anche agli juniores.
«Si, le selezioni sono aperte anche agli juniores, perché, come si è visto già lo scorso anno, non dobbiamo valutare gli atleti in base all’età ma alla performance, al loro livello attuale».
Sarà un anno importante a livello giovanile, nel quale avrete Olimpiadi Giovanili, oltre ad Europei e Mondiali, quindi vi ritroverete a fare diverse selezioni nel corso della stagione. Ciò darà un grande valore alla Coppa Italia.
«Si, alla fine, se guardiamo bene il calendario di Coppa Italia, sono poche le tappe che non valgono come selezione per qualche evento. Sicuramente, il discorso che ho fatto per l’IBU Cup, vale anche per le competizioni giovanili, in quanto abbiamo un gruppo ampio di atleti già a un livello alto. Ciò aiuta a migliorare tutti. Adesso, anche per qualificarti agli YOG devi fare un bel biathlon. Credo che questo sia molto motivante per i giovani e faciliti anche gli stimoli per gli allenamenti».
Al termine della stagione 2023/24 sarai soddisfatto se?
«Se, come squadra avremo fatto un passo avanti, non soltanto nell’alto livello, ma anche in IBU Cup. Il nostro obiettivo è alzare il livello generale del biathlon italiano. Spero di fare sempre passi avanti, se riusciremo a farlo, allora potremo arrivare lì dove credo sia alla nostra portata».