Finn Aamodt ritiene che la Federazione norvegese dovrebbe gestire il caso di Lucas Braathen in modo completamente diverso. Aamodt è il padre dell’ex sciatore alpino di punta Kjetil André Aamodt e da diversi anni lavora anche come allenatore all’Olympiatoppen. "Iniziano quando hanno 8-9 anni e si allenano, si allenano e si allenano. E quando entrano in Nazionale non hanno più nulla di proprio" questa una della frasi proferite dal padre del campionissimo. Il tutto va chiaramente a sommarsi a ciò che è successo tra la Federazione stessa e Klæbo, che però si è conclusa con un passo indietro da parte del fuoriclasse.
"Sono scioccato che si sia arrivati a questo punto. Lucas Braathen è un personaggio unico nel suo genere. È al livello di Tomba in termini di interesse. Il fatto che lo gettino fuori dalla finestra è assolutamente terribile", dice Finn Aamodt a NRK. Si riferisce anche al fatto della multa che il giovane talento dovrà pagare per essere apparso nella pubblicità di uno sponsor concorrenziale a quello della Federazione.
Il talento 23enne è apparso in una campagna pubblicitaria per il marchio di abbigliamento J. Lindeberg, ossia un concorrente diretto dello sponsor principale della nazionale Helly Hansen. Durante la conferenza stampa di venerdì, Braathen si è scusato, scagliandosi contro la Federazione per il modo in cui hanno trattato gli atleti in fase di stipulazione del contratto con la Nazionale. "Un trattamento estremamente irrispettoso – ha detto Braathen – hanno cercato di attuare un accordo irrevocabile per l’atleta, ma può essere rescisso in qualsiasi momento dalla Federazione. Gli atleti sono rimasti estremamente irritati dal trattamento riservato dalla Federazione e hanno provato ad avviare un dialogo, ma non hanno mai avuto risposta" afferma.
Intanto si apprende da TV2 che Braathen dovrà anche pagare una multa alla Federazione per essere uscito dal contratto di sponsorizzazione, partecipando con J Lindberg. "La situazione avrebbe potuto essere risolta in modo più flessibile", afferma Aamodt e sottolinea che questi sono tempi nuovi. Aggiunge: "Iniziano quando hanno 8-9 anni e si allenano, si allenano e si allenano. E quando entrano in Nazionale non hanno più nulla di proprio".
Riguardo alla fine della carriera di suo figlio, dice quanto segue: "Non si tratta di protesta. Si tratta di rendersi conto che questo quadro non può stare bene”. Finn Aamodt infine ha elogiato Braathen per essere un uomo retto, che dice quello che pensa e, in quanto tale, fa quello che vuole. "Lo rispetto, ma sono davvero dannatamente deluso per come è stato trattato Braathen" conclude Aamodt.
Caso Braathen – Finn Aamodt critica il sistema: “Quando entrano in Nazionale non hanno più nulla di proprio. L’atleta era al livello di Tomba in termini di interesse, non si può gettare fuori dalla finestra così”
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