Mentre il suo paese è sempre impegnato nella guerra di invasione dell’Ucraina, nonostante la notizia sia quasi sparita dai media "mainstream", il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha trovato il tempo per rivolgere un duro attacco al CIO (Comitato Internazionale Olimpico).
La scorsa settimana il CIO aveva sospeso il Comitato Olimpico Russo, in quanto aveva annunciato il riconoscimento dei comitati sportivi regionali di territori che di fatto appartengono all’Ucraina, ma sono oggi occupati dai russi, violando così l’integrità territoriale dell’Ucraina e di conseguenza le regole del Comitato Internazionale Olimpico. Per questo motivo, intervenuto nel corso di un forum sportivo che si è svolto nella città di Perm, Putin ha attaccato il CIO, accusandolo di discriminazione etnica. «Grazie ad alcuni dirigenti del moderno Comitato Internazionale Olimpico – ha affermato Putin, come mostrato su un video pubblicato da ANSA – abbiamo scoperto che l’invito ai Giochi Olimpici non è un diritto incondizionato per i migliori atleti, ma una sorta di privilegio, che si può ottenere non grazie ai risultati sportivi, ma attraverso alcuni gesti politici». Il riferimento è alla decisione del CIO di permettere la partecipazione alle Olimpiadi sotto bandiera neutrale, a quegli atleti russi che prendono le distanze dall’attacco militare all’Ucraina.
Putin ha quindi aggiunto: «I Giochi stessi potrebbero essere usati come strumento di pressione politica nei confronti di coloro che non hanno nulla a che fare con la politica, e come una grave discriminazione razzista ed etnica. Alcuni dirigenti si sono semplicemente arrogati il diritto di determinare chi è coperto dalla Carta Olimpica e chi no».
Parole dure da parte del leader russo. Certamente, però, in un clima già difficile per gli atleti russi, nel momento in cui alcune Federazioni Internazionali stavano aprendo nuovamente agli atleti provenienti da Russia e Bielorussia, la decisione del Comitato Olimpico Russo di aver riconosciuto le organizzazioni sportive delle località dell’Ucraine attualmente occupate dalla Russia, non è stata certamente conciliante, ma al contrario un gesto simbolico, che conferma l’utilizzo politico dello sport. Proprio quello che non serviva.
Certamente, dal punto di vista sportivo, a rimetterci sono gli atleti che non potranno esprimersi alle Olimpiadi e che ovviamente non potranno certo nemmeno schierarsi contro la Russia, al punto che la richiesta del CIO è la tipica situazione in cui per accontentare tutti si fa il contrario. Dall’altra parte, seppur non più sotto i riflettori, ci sono tanti cittadini ucraini che ancora oggi sono costretti a rifugiarsi nei bunker per salvarsi la vita dai bombardamenti.
Il duro attacco di Putin al CIO: “Disciminazione etnica e razzista nei confronti degli atleti russi”
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