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Sci di fondo

Irina Kovalenko, da meteora dello sci di fondo in Russia a regina degli sponsor: “Vivevamo in una bolla, ma non serve avere risultati super”

Al di fuori dei confini russi Irina Kovalenko non è un nome che suona familiare, e forse non dice nulla nemmeno a molti in Russia, a meno che non si sia grandissimi appassionati. Del resto non parliamo di una campionessa olimpica o mondiale, né di qualcuno che ha fatto parlare di sé sui media. 
Kovalenko ha iniziato la sua carriera sportiva con lo sci, poi è passata al biathlon per poi tornare di nuovo allo sci di fondo. L’atleta avrebbe dovuto debuttare in Coppa del Mondo nel 2018, la cosa non è mai andata in porto. Tuttavia per la 29enne si sono aperte altre strade: le competizioni commerciali e i social network le hanno consentito di firmare contratti interessanti con gli sponsor, che nemmeno alcuni campioni olimpici riescono ad ottenere.
Certo il suo aspetto fisico le dà una gran mano in un contesto come quello dei social in cui l’occhio vuole la sua padre e ma passare dall’essere nelle retrovie del proprio sport al trattare da pari i più grandi campioni internazionali denota una certa dose di intraprendenza e savoir faire per l’atleta russa che oggi, oltre ai social, si destreggia tra triathlon, studio, e occasionalmente sci.
Della sua esperienza nel biathlon, conclusasi con una medaglia in staffetta nei Campionati russi, ricorda a sport24.ru: «Non fa per me, anche se avevo un buon tiro da fermo. Mi è sempre piaciuta la disciplina dello sprint nello sci, dove davo il meglio di me, ma, purtroppo non era abbastanza. Ma ero davvero felice di aver avuto l’opportunità di dimostrare il mio talento nelle sprint, perché nel biathlon mi piaceva lo sprint, ma era un po’ diverso. Così ho deciso di tornare a sciare.»
Nel dicembre 2017 la vittoria di una tappa di Coppa di Russia, le aveva fatto ottenere un pass per la tappa di Coppa del Mondo di Dresda nel mese di gennaio, ma qualcosa non ha funzionato e non ha mai partecipato. Difficile però avere molti rimpianti, viste il portone aperto dopo che si era chiusa la “porta” della Coppa del Mondo.

«Sono stata selezionata due volte per le tappe di Coppa del Mondo in base ai miei risultati. Non so se sia una voce o meno, ma ricordo che il segretario della nazionale russa venne da me a Ramsau e mi disse: "Ira, perché non sei venuta a Dresda per la Coppa del Mondo?". Ero confusa. Poi chiesi a Maksim Volkov: "Perché?". Lui mi ha risposto: "Non parliamone". D’altra parte, la gara di Dresda è stata un punto di riferimento per il mio successo in altre cose. Credo che in quel momento si sia deciso il mio destino.»
La strada “commerciale” per gli atleti è un argomento molto dibattuto al momento nell’ambito delle discipline invernali. Una strada aperta da Petter Northug, che prima di tutti ha saputo mostrarsi come star della propria disciplina, e che adesso vedere gli atleti spendersi sui social per attirare sponsor. Di recente, sull’argomento era intervenuta anche Veronika Stepanova, in uno dei suoi botta e risposta con Elena Välbe, ricordando come gli atleti oggi non sono semplicemente sportivi, ma anche (e soprattutto) persone di spettacolo. Infine, c’è la questione Klaebo, e la gestione dei propri sponsor personali contrapposti a quelli della nazionale, che fa sempre più interrogare gli addetti ai lavori sull’opportunità che anche in coppa del Mondo si gareggi con team privati anziché rappresentazione nazionali.
«Mi è stata rivelata un’occasione commerciale. Avevo uno stereotipo, una mentalità secondo cui devi correre veloce: poi ottieni l’attrezzatura, poi ottieni qualcosa di cui hai bisogno. Ma non è così. Questo è un consiglio per tutti. Non devi essere un campione olimpico, un campione del mondo o una vincitore di una tappa di Coppa del Mondo, soprattutto ai nostri tempi, in cui i social network sono così sviluppati per cooperare e ricevere uno stipendio dai partner. Dipende tutto da noi. Poi hanno cominciato a insegnarmi a parlare, cosa fare. Sono estremamente grata alle persone che mi hanno mostrato il mondo da una prospettiva diversa. A scuola si ottengono voti per la conoscenza e all’università si ottengono voti per la comunicazione. Lo stesso vale per lo sci. Ricordo Ole Einar Bjørndalen in piedi di fronte a me all’Expo e parlava come se fossi sua amica. Gli ho detto: ‘Tu sei il re, sei così figo e stai parlando con me’. Mi trattava come una persona normale, come se ci conoscessimo da 100 anni. È la stessa storia con Petter NorthugVivevamo in una sorta di bolla, pensavamo che bisognava qualificarsi per la Coppa del Mondo, mostrare risultati super, e poi potevamo sederci al tavolo con Northug o con le celebrità. No, non funziona così. Se sai come comunicare bene con le persone, se sei aperto, assertivo, sicuro di te, tutto accadrà. La gente li adora, posso dirlo con certezza.»
«Per quanto riguarda le competizioni commerciali, penso che sarà una storia molto interessante.» continua Kovalenko «Adoro il fatto che lo sci di fondo stia cambiando ora. Ricordo che molti prevedevano che Ski Classics avrebbe chiuso rapidamente, ma per me è stata la migliore serie di gare. In una squadra ci possono essere un russo, un italiano e un brasiliano. Questo ricorda le squadre che esistono nel ciclismo. Penso che sarebbe molto più bello, perché la gente aspirerebbe a… Sono sicuro che sia Klæbo che Bolshunov, anche se non si piacciono, sarebbero partner molto interessanti in termini di allenamento e gare.»
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