Biathlon | 02 ottobre 2023, 18:30

Biathlon - Con Edoardo Mezzaro scopriamo IBU Academy, il progetto che la federazione ha rivolto agli allenatori: "In uno sport in continua evoluzione è doveroso aggiornarsi"

Foto credit: IBU

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L’IBU continua a investire sulla crescita del movimento del biathlon, non soltanto cercando di aiutare i paesi più piccoli, ma puntando a una crescita globale del livello professionale della disciplina, cercando di creare un confronto tra le diverse realtà.
Ciò ha portato alla creazione del progetto IBU Academy, avviato da IBU dopo averlo inserito nel manifesto programmatico Target 26. Tra le varie attività proposte, rivolte alle diverse realtà del mondo del biathlon, per dirigenti o anche atleti che vogliano intraprendere una nuova carriera (nel caso degli atleti è previsto anche un percorso di studi contemporaneo alla carriera sportiva), ve ne è una dedicata in particolare agli allenatori: IBU Coaching Framework.

Questo progetto è stato creato, in accordo con le federazioni nazionali, che forniscono gli strumenti necessari per ottimizzare la qualità del loro coaching e migliorare la qualità del biathlon internazionale in futuro. L’IBU ha creato quindi un percorso per allenatori di biathlon talentuosi ed esperti, con l’obiettivo di svilupparli come educatori e docenti.

L’IBU ha previsto vari corsi: livello base, livello uno, livello due e livello tre.
Nel mese di settembre è partito proprio il livello due, come corso pilota, quindi finanziato da IBU, al quale hanno preso parte venti allenatori, scelti attraverso curriculum tra i vari candidati. Gli allenatori sono stati nominati dalle rispettive Federazioni Nazionali, che hanno sfruttato quindi l’opportunità di far svolgere questo corso gratuitamente a un proprio tecnico, quando per le prossime edizioni è previsto un pagamento di settemila euro.

Tra i venti partecipanti vi è anche l’allenatore della nazionale italiana femminile, Edoardo Mezzaro, coach valdostano. È stato proprio lui, contattato da Fondo Italia, a descrivere questo progetto: «È l’inizio di un percorso intrapreso dall’IBU, che vorrebbe creare all’interno una struttura che certifichi gli allenatori di biathlon, un po’ come il STF in Italia. IBU ha già organizzato corsi rivolti a nazioni emergenti per svilupparle, mentre questo è un passo ulteriore, in quanto si vogliono certificare i vari tecnici a livello internazionale».

Mezzaro ha spiegato quindi come è nata la sua candidatura: «Ho sentito parlare di questo corso durante l’IBU Cup, quando mi è stata anche consegnata la locandina dell’organizzazione. La cosa mi ha subito interessato. Ne ho parlato con Klaus Höllrigl, il nostro dt, perché bisognava essere candidati dalla propria federazione. Ringrazio lui e la FISI per avermi quindi dato la possibilità di frequentare questa IBU Academy. Allora ho mandato il mio curriculum e sono stato preso. Per il secondo livello bisognava allenare una nazionale da alcuni anni, o almeno aver superato il primo livello del corso, oppure laurea o altri requisiti».

Dal 23 al 27 settembre si è svolto il primo corso in presenza, a Oberhof. «Si questo è stato il primo modulo in presenza, in totale ne abbiamo tre. Il prossimo sarà ad aprile (7-11) in Norvegia e quello finale dal 29 giugno al 3 luglio ad Anterselva, quando dovremo presentare un nostro lavoro che prepareremo in questi mesi. Una sorta di tesi. Nel corso della stagione invernale avremo la possibilità di accedere a una piattaforma di e-learning, dove avremo una serie di lezioni da seguire e materiale da scaricare per studiare.
La cosa interessante è la presenza, tra i docenti, sia di accademici (sport scientists, professori di università su parte teorica) che di allenatori di sperienza. Per esempio, sia qui ad Oberhof che in Norvegia è presente Siegfried Mazet per il tiro. Il programma di Oberhof prevedeva lezioni di teoria la mattina e applicazione pratica sul campo il pomeriggio. Oltre la metà degli studenti sono allenatori che lavorano o hanno lavorato in Coppa del Mondo. Credo sia importante vedere cosa fanno gli altri, le abitudini e le idee, anche come esse vengono applicate all’estero».


Ma cosa porterà questo corso a Mezzaro? «Una qualificazione non più nazionale ma internazionale – ha chiarito – anche perché l’impressione è che l’IBU voglia uniformare i corsi nazionali di biathlon, facendo seguire a tutti un certo standard. Se devo dire la verità, però, non l’ho fatto per avere un certificato in più, ma perché sono fermamente convinto che noi tecnici dobbiamo essere sempre aggiornati, in quando i metodi di allenamento cambiano, si evolvono come fa il biathlon ed è importante stare al passo con i tempi. Al di là della certificazione, che potrà servire tanto o in parte, visto che non si sa ancora bene a cosa porterà, sicuramente la parte che mi ha spinto ad iscrivermi è stata la possibilità di partecipare a un bel corso organizzato dalla federazione, concentrato e mirato solamente al biathlon. In giro ci sono tanti corsi interessanti rivolti agli allenatori, spesso e volentieri sono molto più generici, si parla di sport endurance, di nordico, un corso vero e proprio sul biathlon è difficile trovarlo. Questa è la motivazione alla base che mi ha spinto ad iscrivermi questo corso.
Devo ringraziare, oltre a Klaus, anche Mirco (Romanin, ndr), Alex (Inderst, ndr), Jonne (Kähkönen, ndr) che sono stati i primi spingermi a partecipare e mi hanno sostenuto».


Secondo Mezzaro, ed ovviamente anche per la FISI che gli ha consentito di partecipare, questa sua esperienza potrà essere utile pure al movimento italiano. «Potrebbe dare qualche spunto da prendere come esempio anche per l’organizzazione dei nostri corsi nazionali. Adesso si è creato un bel sistema anche in Italia in questi ultimi anni, visto che il sistema del STF nordico è stato riformato recentemente. Negli ultimi tre o quattro anni è cambiato tutto rispetto a quando l’ho frequentato io. Credo che questo corso che sto seguendo possa dare degli spunti interessanti da portare in Italia per proseguire questo percorso di formazione degli allenatori. Ho l’idea che l’IBU creda e abbia investito tanto in questo progetto. Ho notato che i dirigenti IBU erano felici di avere rappresentate anche le nazioni delle fasce alte del ranking mondiale. Personalmente ho trovato anche interessante la bella panoramica che ci hanno fatto su tutto ciò che accade all’interno dell’IBU, le varie iniziative, la gestione della transizione al no fluoro. Da parte dell’IBU, ho visto molto interesse a venire incontro alle nostre esigenze, a utilizzare questo corso anche come momento di confronto tra tutti noi, che può aiutare a gestire determinate situazioni come questo passaggio ai prodotti privi di fluoro. Sono interessati ad ascoltare la nostra voce, quella di chi è dall’altra parte della barricata, coloro che dovranno confrontarsi con queste nuove sfide».

Non smette mai di studiare Mezzaro, che oltre alla laurea universitaria in “ingegneria dei sistemi edilizi”, ottenuta al Politecnico di Torino, ama tanto aggiornarsi come allenatore, scoprire sempre qualcosa di nuovo e confrontarsi. «Non avendo fatto l’atleta ad alto livello, mi sono costruito un ruolo da tecnico creandomi l’esperienza, prendendola dai più esperti e studiando tanto. Penso che ogni tecnico, soprattutto per lavorare con i giovani, debba studiare tanto. L’esperienza ha grande peso sulla bilancia, ma, per come la vedo io, basarsi solo su essa non è più sufficiente, perché la disciplina cambia, anche le altre nazioni sono tanto avanti sia nella ricerca che nella tecnologia, stanno investendo tanto. Per fortuna lo stiamo facendo anche noi, vedi l’accordo con il CeRisM e le altre iniziative avviate. Quando ti guardi attorno, ti rendi proprio conto che non puoi inciampare, perché gli altri vanno avanti e non puoi restare indietro. Bisogna stare sempre sul pezzo, informarsi, studiare e aggiornarsi. Quando ci si rimette sui banchi di scuola è sempre qualcosa di impegnativo, ma è il nostro lavoro e siamo fortunati, perché ci piace ed è bello per tutti poter parlare e confrontarsi su argomenti che ci appassionano. Lo faccio volentieri e sono contento che FISI e IBU mi abbiano dato questa possibilità».

Giorgio Capodaglio