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Biathlon – Divieto Fluoro, intervista a Christian Favre, skiman dell’Italia: “I controlli funzionano, ma c’è una cosa su cui dovremo fare tanta attenzione”

Questa volta non si torna indietro. Dal prossimo 25 novembre, quando a Östersund partirà la Coppa del Mondo 2023/24, sotto le solette degli sci non vi saranno più prodotti fluorurati, bensì materiali privi di fluoro. Dopo tanti anni di rinvii, infatti, questa volta non ci si è fermati, il tester su cui si è lavorato a lungo è stato perfezionato, e si potrà quindi controllare con certezza se sotto un determinato sci sono stati utilizzati o meno prodotti vietati.

Questa transizione dal fluoro al no fluoro non sarà ovviamente semplice, perché vi sono anche tanti rischi correlati. L’interesse dell’IBU è ovviamente avere delle gare regolari, ma soprattutto che l’ordine di arrivo sia quello che lo spettatore vede al termine delle competizioni, senza alcun cambiamento nelle ore successive, che farebbe perdere di valore alla gara appena disputata.

Per questo motivo, l’IBU sta cercando di preparare al meglio questa fase di passaggio, organizzando anche degli eventi per aiutare gli skiman ad orientarsi e non commettere errori. Nei giorni scorsi, a Salisburgo, si è svolto quindi un seminario in cui l’IBU ha riunito i rappresentanti dei vari service team in rappresentanza di tutte le nazionali, per dettare alcune linee guida e dare anche l’opportunità di confrontarsi e chiarire i legittimi dubbi.

A rappresentare l’Italia vi era Christian Favre, che dopo tanti anni nella squadra francese, nel corso dei quali si è preso cura degli sci di un certo Martin Fourcade, è tornato nel team azzurro già nella passata stagione.

«L’impressione è che siamo davvero giunti al momento del cambiamento – ha affermato Favre a Fondo Italia, di ritorno dall’Austria – ci siamo, d’ora in poi il fluoro verrà bandito da tutte le competizioni IBU. Dopo anni di sperimentazioni, ci è stato comunicato che ora il tester per controllare se vi è presenza di fluoro è affidabile».

In occasione del meeting, l’IBU ha comunicato agli skiman presenti come si svolgerà il sistema di controllo: «I test non saranno effettuati soltanto alla partenza – ha raccontato Favre – ma verranno ripetuti anche all’arrivo, così se qualcuno prova a fare il furbo, magari coprendo con un altro prodotto, al termine della gara la copertura se ne è ormai andata e il test risulta quindi positivo».
Il valdostano è rimasto piacevolmente colpito, però, dalla voglia di collaborazione da parte non soltanto dell’IBU, ma di tutti i colleghi delle diverse squadre: «C’è davvero tanta collaborazione tra team ed IBU, ma anche tra le squadre stesse. È positivo. C’è la volontà di aiutarci, incontrarci e scambiare opinioni ed impressioni prima di partire. È nell’interesse di tutti che non vi siano squalifiche prima o dopo la gara, che tutti gli iscritti possano gareggiare, perché sarebbe un male per il movimento se accadesse il contrario. Collaborare tra noi è fondamentale, soprattutto all’inizio, viste le tante novità.
Abbiamo già fatto dei test nella passata stagione, portando alcuni sci a far controllare per comprendere meglio il funzionamento del macchinario. Altre nazioni, come Norvegia e Germania, lo avevano addirittura già comprato, lo hanno testato più volte nel corso della passata stagione e sono stati di grande aiuto durante il meeting, intervenendo per dare consigli e indicazioni».

Proprio dall’esperienza di chi ha già provato questo strumento, è venuta fuori quella che sarà la più grande problematica per tutte le squadre e richiederà grande attenzione da parte di tutto il service team, ma pure degli stessi atleti. «Il rischio più grande è la contaminazione, soprattutto attraverso gli strumenti utilizzati che vengono a contatto con la soletta prima della partenza e nei giorni precedenti alla gara. Dobbiamo ridurre al minimo questo rischio, che può venire da qualsiasi cosa, dalle spazzole ai tavolini utilizzati per preparare gli sci, tutto ciò che usiamo e viene in contatto con essi può essere contaminato dal fluoro utilizzato negli anni precedenti».

Un problema che fondamentalmente dovrebbe verificarsi solo a inizio stagione, ma in realtà il rischio, soprattutto in Italia è un altro e riguarda in particolare IBU Cup e IBU Cup Junior, piuttosto che la Coppa del Mondo. «Nel nostro paese non vi è alcun divieto né controllo in occasione delle gare nazionali. Se si continuano a utilizzare prodotti fluorurati in queste competizioni, il rischio che gli atleti, che attraverso le gare italiane fanno poi il salto a quelle internazionali, possano portare una contaminazione in un ambiente pulito, è alto. Rispetto ad altre nazioni, nelle quali il fluoro è stato bandito e già fanno la paraffinatura comune con prodotti no fluoro, da noi c’è la possibilità di utilizzarlo. Bisogna fare molta attenzione. So che da noi è in progetto questo cambiamento, che va fatto secondo me il prima possibile, già a partire dalle gare regionali, oltre che quelle nazionali».

Su questo Favre è molto attento: «Tutto può portare una contaminazione, dai cinghietti alla sacca degli sci. Quindi un atleta che sale in una competizione internazionale, rischia di portare una contaminazione lì dove non dovrebbe esserci.
Questo rischio è stato sottolineato dagli skiman di Norvegia e Germania dopo un anno di test. I valori stabiliti dall’IBU per consentire o meno la partecipazione di un atleta alla gara sono piuttosto bassi. Dai test fin qui effettuati, se vengono utilizzati dei prodotti fluorurati, il valore va molto più in alto rispetto al limite consentito»
.

Nei mesi passati si è parlato tanto anche della possibile contaminazione della neve. «Oggi il rischio è molto basso. Ciò risulta dai test fatti lo scorso anno, nei quali soltanto in 4 occasioni su 27 vi è stata una contaminazione arrivata attraverso la neve. In questi casi poi si trattava di test fatti su un anello dove noi skiman stavamo provando gli sci da gara, quindi tutti contenenti fluoro. Inoltre, i valori non erano così alti. Diciamo che anche in questo senso, poi, se la contaminazione dovesse avvenire attraverso la neve, tutti gli sci avrebbero dei valori alti».

Certamente, dopo tanti anni di esperienza, per Favre e i suoi colleghi si apre una fase completamente nuova. «Si riparte da zero – ha ammesso – è come se a un biatleta dicessero che da domani spara da ottanta metri. Avremo tutti bisogno di tempo, sia le aziende che ci forniscono i prodotti che noi skiman, ma anche gli atleti stessi. Le regole sono in evoluzione, ci si adatterà anche alle situazioni che troveremo sul campo.
La cosa bella dell’IBU è che ha già tutto ben organizzato, lasciando però anche la porta aperta ad eventuali cambiamenti e miglioramenti da apportare, perché alla fine è una novità anche per loro. È importante quindi questo clima di collaborazione di cui vi parlavo all’inizio, sia con la federazione internazionale che tra gli stessi team.
Navighiamo tutti verso un obiettivo comune e prima si riparte tutti insieme e meglio è per il movimento».

L’Italia ancora non ha comprato il tester, ma l’IBU metterà i propri a disposizione di tutte le squadre. «Ogni volta che arriveremo su un sito di gara per l’allenamento ufficiale, potremo metterci d’accordo con l’IBU, che darà a tutti quanti la possibilità di eseguire i test».

Ora per Favre e i suoi colleghi inizia una nuova fase, quella della pulizia dei mezzi e dei materiali utilizzati in questi anni, che dovranno essere incontaminati dal fluoro: «Adesso puliremo tutto, abbiamo aspettato questo seminario per avere la certezza su cosa fare e soprattutto abbiamo aspettato che si fosse certi del cambiamento. Dovremo pulire a fondo, perché più lo sci è vecchio, più è complicato. Se uno utilizza l’apposito diluente facendo più passaggi, paraffinando più volte con paraffine no fluoro, si riesce a essere sicuri che lo sci non sia oltre il limite consentito alla partenza. Inoltre, è stato mostrato sul protocollo dell’IBU, che se uno ristruttura lo sci, è più sicuro.
Abbiamo inoltre già testato anche i nuovi prodotti no fluoro a Oberhof, facendo la loro conoscenza. Avremo altri due test su neve a ottobre, poi in Scandinavia a novembre. Come dicevo prima, è una novità anche per le aziende produttrici, che ora si concentreranno quasi esclusivamente su questo tipo di prodotti che, siamo certi, andranno via via migliorando. L’augurio è che, in qualche anno, essi possano raggiungere lo stesso livello del fluoro, così non vi sarebbero nemmeno più sospetti.
Anche se il sistema, sulla carta, dovrebbe proteggerci abbastanza da chi vuole truffare. Ci saranno anche ulteriori controlli, l’IBU potrebbe venire in ogni momento a controllare anche i cassoni, alla ricerca di prodotti».

Insomma la rivoluzione è ormai iniziata e l’Italia stessa è chiamata ad adeguarsi, a partire dalle competizioni minori. «Spero che in sintonia con comitati e gruppi sportivi si possa davvero iniziare una fase nuova, gareggiare magari con una paraffinatura comune per evitare di utilizzare il fluoro. Prima lo si fa e meglio è per tutti. In Francia, già sono più di dieci anni che si fa la paraffinatura comune, che porta anche diversi vantaggi, permettendo anche ai comitati stessi di risparmiare soldi, magari da reinvestire in un raduno in più. Al di là di questo discorso, sarà importante non mettere in difficoltà, non tanto noi di Coppa del Mondo, quanto i nostri colleghi in IBU Cup e IBU Cup Junior, che corrono il rischio, dopo aver pulito già tutto, di riportare nuovamente il fluoro all’interno di un ambiente incontaminato».

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