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Sci di fondo

Sci di fondo – Polemica in Norvegia, lo skiman di Klæbo denuncia gli ex colleghi: bugie, bullismo, sabotaggi e insulti omofobi!

Le apparenze a volte ingannano. Vista da fuori, la squadra norvegese di sci di fondo sembra vivere nell’armonia, organizzata perfettamente, un team vincente sotto ogni aspetto. Invece, anche all’interno della Norvegia qualcosa non va, l’ambiente non è così unito come si è sempre immaginato e alcune crepe si sono create per anni fino a diventare voragini.
Almeno questo esce dall’intervista rilasciata da Frode Pedersen, lo storico skiman di Johannes Klæbo, al quale non è stato rinnovato il contratto all’interno della squadra norvegese. Una decisione sorprendente, quella del licenziamento del tecnico, se si considera che da anni tutto l’ambiente del fondo è convinto che il fenomeno norvegese, oltre a essere un campione unico nel suo genere, goda anche di un trattamento speciale, avendo gli sci migliori del lotto. Oggi, in una pesante intervista a VG, che sta facendo molto discutere in Norvegia, Pedersen ha aperto la voragine, portando anche delle prove con accuse pesantissime nei confronti dei colleghi del service team norvegese, parlando di mobbing, molestie, insulti omofobi e pure sabotaggi, che avrebbero penalizzato lo stesso Klæbo anche in occasione degli stessi Mondiali di Planica.
Pedersen si è sentito escluso a causa di "false accuse e trattamenti irrispettosi come bullismo, inserimento in una lista nera, ostracismo e maldicenza, che hanno causato grande tensione mentale".

Facile, ovviamente, pensare anche a una vendetta personale di Pedersen, ferito dalla mancata conferma in nazionale. Il tecnico è però convinto che meriti di essere ritenuto attendibile: «Quelli che racconto sono eventi concreti e basati sui fatti. Mi batto per la giustizia, l’onestà e il trattamento rispettoso degli altri esseri umani. Per me sono i valori fondamentali ad essere importanti e a fornire la base per vivere bene e in armonia. Dico la verità sulle cose accadute, non ho un’opinione su nulla e non cerco il singolo responsabile. Voglio far luce sull’ignoranza e affrontarla, così purtroppo devo intraprendere questa battaglia». 
Che qualcosa non andasse per il verso giusto lo si era già capito in occasione della primavera del 2022, quando Klæbo aveva anche allora tardato la firma del suo contratto con la nazionale, soprattutto perché non era sicuro se Pedersen avrebbe potuto continuare a lavorare. In effetti, diversi problemi tra tra Pedersen ed altri membri del team di dei materiali vi erano già stati nella stagione 2021/22.
«Allora era tarda primavera, quando mi era stato detto che non ero più desiderato. C’è stato molto lavoro dietro le quinte da parte mia e di Johannes. Allo stesso tempo, proprio su VG, era scritto che avevo problemi di collaborazione con gli altri. Ero sconvolto e scioccato. Ho subito un lungo periodo di attacchi personali e bugie, riguardo cose che non ho fatto e non ho detto. Allora mi sono arrabbiato, perché ho sempre fatto del mio meglio». 
Alla fine Pedersen e la Federazione Norvegese avevano concordato un contratto per l’inverno 2022/23 dopo un processo più lungo. Pedersen e Klæbo avevano anche stipulato un accordo separato secondo il quale lo skiman avrebbe potuto dimettersi in qualsiasi momento se la situazione fosse peggiorata.
Una volta tornato al lavoro, già in occasione del primo raduno, nel giugno 2022, Pedersen ha subito sentito che qualcosa era cambiato in peggio: «L’atmosfera era completamente cambiata. L’ambiente attorno a me e nei miei confronti si era deteriorato. A quel punto, io stesso sono diventato meno socievole, ho sentito di essere lì solo per fare un lavoro, che ovviamente mi piace, per atleti che mi piacciono».

Pedersen è convinto che l’antipatia che ha percepito nei suoi confronti fosse dovuta al fatto di essersi ribellato a eventi per lui inaccettabili. «Il fatto che io abbia parlato di questioni discutibili è stato usato contro di me. Ci sono diverse cose che ho subito e in retrospettiva vedo un filo conduttore. Ritengo, però, che debba esserci un limite a ciò che può essere tollerato».
Pedersen ritiene che nel corso degli anni si sia sviluppato l’abitudine ad accettare il bullismo e le molestie tra i colleghi, si tende a essere condiscendenti verso un determinato linguaggio. Lo skiman ha poi ricordato un episodio risalente al 2020, quando all’interno del truck venne attaccato un cartello con scritto "HOMO" (VG ha riferito di avere una copia di questa immagine, ndr). «Qui torniamo un po’ a ciò che ho menzionato riguardo alle molestie, al bullismo e al linguaggio duro. Queste cose non dovrebbero andare bene a nessuno».
Poco dopo, ha raccontato Pedersen, è apparso un altro cartello con la scritta "maledetto omosessuale". «Allora, mi sono reso conto che non pensavo fosse divertente, quindi ne ho parlato».
Pedersen è convinto di aver subito anche alcuni sabotaggi sul lavoro. Il primo episodio risalirebbe a Les Rousses, in Francia. Klæbo ha vinto la 20 km, ma dietro le quinte la situazione era stata caotica. In quell’occasione la Norvegia aveva deciso di utilizzare una cera di cui era disponibile solo un numero limitato. Secondo Pedersen, c’era una scatola a disposizione di ogni skiman, più due di riserva. Ma non ha trovato nulla. «Abbiamo cercato senza trovare. Allora ho iniziato a testare gli sci senza il giusto prodotto. A quel punto la situazione è frenetica e sei nella "bolla", ma poco prima della partenza sono riuscito a farmi prestare il prodotto giusto e a sistemare gli sci, che in realtà erano già pronti». 
Le accuse si sono fatte però ben più pesanti, quando Pedersen ha parlato di un episodio accaduto in occasione del Mondiale di Planica. Pochi giorni prima della 15 chilometri a skating, era scomparsa una delle migliori coppie di sci da pattinaggio in possesso di Klæbo. «Gli sci erano spariti – ha raccontato – pensavo che forse li avevo persi, ma ritenevo che fosse strano perché non ho mai perso un paio di sci». Due ore prima della partenza, gli sci erano improvvisamente al loro posto. Poi li ha messi via, il tempo era troppo poco. In quella gara, un Klæbo molto insoddisfatto è arrivato quarto. A fine giornata, quando è tornato a prendere gli sci non utilizzati, Pedersen ha scoperto che erano graffiati. «Erano completamente distrutte le solette. Qualcuno doveva averli utilizzati in un parcheggio di ghiaia o qualcosa del genere. Non so dove siano andati, ma sicuramente non su una pista da sci. Erano rotti. Una situazione triste, erano un’ottima coppia. Resta un po’ sorprendente che qualche collega, o non so chi, abbia danneggiato gli sci durante un Mondiale. Non è accettabile. Se penso sia un sabotaggio? Ci sono nomi sugli sci, la maggior parte delle persone sa di chi sono. E se ne prendi in prestito uno lo chiedi. Non posso credere che gli sci abbiano avuto graffi così brutti in così poco tempo». 
In ogni caso, il 30 giugno di quest’anno, Pedersen ha contattato via e-mail il presidente della Federazione, Tove Moe Dyrhaug, il manager dello sci di fondo Espen Bjervig e Torbjørn Skogstad. C’è stato un incontro il 3 luglio. «Ho scoperto che chi si preoccupa per questi episodi, viene attaccato con false accuse e bullismo diretto. La conseguenza non può essere che chi si batte per evitare che accadano cose del genere, debba compensare con il lavoro e leggere sui media quanto sia "difficile" come persona». 
Il 12 settembre la Federazione Norvegese di sci ha deciso che quanto riportato da Pedersen debba essere trattato con un atto giudiziario. Gli episodi devono essere indagati e va valutato anche se chi ha segnalato questi episodi abbia subito qualche forma di ritorsione. «Sono felice che si tratti di un caso giudiziario, ma speravo che questo caso venisse preso sul serio molto prima» ha affermato Pedersen.
Il direttore tecnico della nazionale di sci di fondo norvegese, Espen Bjervig ha fatto il punto della situazione sul caso: «Quando l’Associazione sci di fondo ha ricevuto questa denuncia prima dell’estate, noi della direzione dello sci di fondo l’abbiamo presa sul serio e abbiamo approfondito la questione. Quando qualcuno segnala possibili condizioni discutibili nella nazionale di sci di fondo, dobbiamo prenderlo sul serio. Alla fine ci è stato chiaro che ci trovavamo di fronte a un caso giudiziario ai sensi della legge sull’ambiente di lavoro».

Arne Baumann, che dopo l’estate ha assunto la carica di segretario generale dell’associazione di sci, ha aggiunto: «A causa dell’atto giudiziario in corso e delle parti coinvolte, non posso commentare i singoli elementi delle informazioni di VG. Non appena sarà disponibile il risultato dell’atto giudiziario, risponderemo alle domande dei media. Nell’Associazione Sci dobbiamo avere un ambiente di lavoro in cui le persone si incontrano con rispetto. Non accettiamo alcuna forma di molestia, discriminazione o altro comportamento inappropriato nei confronti dei colleghi».

Come risaputo, Klæbo quest’anno ha rifiutato la nazionale norvegese. Tra i motivi che il campione norvegese ha indicato, vi è anche il trattamento riservato alle persone da parte della Federazione e ha espresso pubblicamente la sua insoddisfazione per il fatto che a Pedersen non sia stato permesso di continuare. Pubblicamente Klæbo, a conoscenza della vicenda del suo ex skiman, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.

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