Sci di fondo - 01 agosto 2023, 09:00

Sci di fondo - Yulia Stupak racconta: "Lo scorso inverno sono stata in Europa e molti atleti mi hanno detto che gli manchiamo"

Foto credit: Newspower

È assente dalle competizioni internazionali da oltre un anno insieme a tutti i suoi compagni di squadra, ma è sempre legata all'Europa e non vede l'ora di poter tornare a gareggiare. Per questo motivo, Yulia Stupak era anche passata per l'Italia lo scorso inverno, quando si allenò a Dobbiaco in concomitanza con la tappa di Coppa del Mondo. L'obiettivo della fondista russa era soprattutto quello di riabbracciare Markus Cramer, che per lei è molto di più di un allenatore, ma rappresenta quella figura paterna che purtroppo Stupak ha perso da tanti anni, prima ancora della recente tragica scomparsa della mamma.

Nel corso di un intervento in una trasmissione televisiva sull'emittente russa Match TV, Stupak è tornata su quel suo viaggio in Europa, durante il quale ha avuto anche l'occasione di incontrare e parlare con alcuni colleghi e colleghe, cogliendo anche il pensiero degli atleti stranieri sull'esclusione forzata degli atleti russi dalle competizioni. Un argomento che, a differenza di altri suoi connazionali, Stupak ha affrontato con intelligenza, discrezione e tanta sensibilità, senza farsi travolgere dall'impeto nazionalista di qualche sua compagna di squadra più giovane.

«Lo scorso inverno, ho fatto visita al mio allenatore preferito in Europa - ha raccontato Stupak - e ho osservato la situazione dall'interno, come stanno andando avanti le competizioni internazionali. Ad essere onesti, non ho visto grossi problemi. Penso che stiano bene anche senza di noi. Ma ho avuto modo di parlare con molti stranieri e mi hanno detto: "Ci manchi". Certo, non dirò da quali paesi provengono questi atleti e chi sono. Ma diciamo che lo hanno fatto atleti di quasi tutti i paesi».

Stupak ha poi aggiunto: «Ovviamente, senza ragazzi così competivi come noi, non si divertono molto a gareggiare. Senza la Russia, il quadro è incompleto. Diciamo che non è facile per entrambe le parti». 

 

Giorgio Capodaglio