Home > Notizie
Sci di fondo

Sci di fondo – Intervista a Federico Pellegrino: “L’obiettivo è mantenere il giusto equilibrio tra l’uomo e l’atleta per continuare a dare il meglio di me”

«Dovreste vedere quanto sono belle le strutture anche qui a Torsby, come in tante altre località del nord, per questo raduno abbiamo tutto ciò che ci serve. Non sono molti i luoghi al mondo tanto ideali alla preparazione quanto questo. La mattina sciamo nel tunnel, mentre il pomeriggio svolgiamo allenamento a secco». Federico Pellegrino è entusiasta della località svedese scelta per il secondo raduno della squadra di Coppa del Mondo della nazionale azzurra di sci di fondo, allenata da Markus Cramer.

Il valdostano delle Fiamme Oro, terzo classificato nella classifica generale della Coppa del Mondo 22-23, ennesimo risultato storico regalato allo sci di fondo italiano da Pellegrino, ha raggiunto i compagni di squadra soltanto domenica.
Con il piccolo Alexis che ha appena compiuto sei mesi, Pellegrino ha un calendario di preparazione leggermente diverso, vista la necessità di stare anche in famiglia. Il poliziotto valdostano è però molto felice di aver ritrovato i compagni di squadra, come ha spiegato nell’intervista rilasciata alla redazione di Fondo Italia.

«Sono molto contento
– ha affermato – avevo bisogno di tornare in raduno, anche perché avevo saltato quello di Dobbiaco per un intervento ai denti. È importante aver ritrovato la squadra, dove si respira un’aria di bella fatica quotidiana. In queste settimane a casa mi sono anche allenato bene, ma qui è un’altra cosa. Sono molto contento del lavoro che stiamo facendo, mi serviva anche per la testa, perché essere in raduno mi ha aiutato a riavviare per bene la “modalità lavoro”. Ne avevo bisogno».

Vuoi dire che è difficile riprendere al meglio la preparazione stando lontano dalla squadra?

«Quando ti trovi a fare un raduno già presto, entri subito nella modalità atleta, esegui quello che c’è da fare stando attento a non esagerare, ma anche a non togliere nulla. Finché non sei con gli altri e non ti trovi in raduno a vivere questa quotidianità, per me è stato difficile far partire bene la stagione della preparazione, entrare nella giusta mentalità».

Com’è andata la primavera?

«È stata piuttosto particolare. Alla vigilia puntavo a fare un mese di maggio più tranquillo allenandomi di più nel mese di aprile. Cosa che ho fatto per alcune settimane, prima di dovermi fermare per un colpo alla schiena, che non mi ha permesso di allenarmi in palestra per tutto maggio. Avevo già programmato le ferie a metà maggio per poi riprendere ad allenarmi. Allora avevo l’
idea di sistemare un problema ai denti in un paio di giorni, invece quando ho ripreso in maniera parecchio decisa, sono stato costretto a fermarmi per una bella influenza. Insomma è stata una ripartenza a singhiozzo. Credo però che l’influenza sia arrivata anche perché ero partito un po’ troppo deciso.
Comunque ora sono qui in raduno e sono felice, pure se mi trovo forse nella peggior forma mai avuta in questo periodo. Testa e voglia non mancano, sono tornato in bolla e mi aspetta un’estate bella faticosa, con degli allenamenti che voglio
diano dei bei frutti, come hanno fatto lo scorso anno».

Che impressione hai avuto dalla squadra, che al suo interno ha anche dei nuovi arrivati rispetto allo scorso anno?

«Ho avuto una bella impressione. Ho trovato una squadra composta da atleti motivati, consapevoli del fatto che ciò che stanno facendo ora è un’opportunità di investimento, che ci viene concessa dalla FISI e dall’impostazione di lavoro di Markus (Cramer, ndr), che è quella di stare tanto via da casa e allenarsi nei posti migliori al mondo. La nostra squadra ha in programma nove settimane di lavoro al Nord nei mesi estivi, proprio in quello che secondo me è il periodo più difficile per allenarsi in Italia, in quanto in estate fa caldo, si trovano tanti turisti in montagna, c’è anche traffico e di conseguenza stress. Qui regna la pace, ci sono strade poco trafficate, belle piste da skiroll e il tunnel dove sciare. In estate, poi, prenderemo parte anche ad alcuni eventi come Blinkfestivalen e Toppidrettsveka. Quest’ultimo si disputerà a Granåsen, sulle piste che ospiteranno i Mondiali di Trondheim 2025, oltre alla Coppa del Mondo 2023-24, quindi rappresenta una bella occasione.
I miei compagni hanno capito tutto ciò, li vedo determinati e c’è un clima sereno. Le new entry, come Moce (Mocellini, ndr), Barp, Dupri (Daprà, ndr) e Franchi, sembrano molto ben inserite, anche perché già lo scorso inverno erano spesso con noi in squadra e abbiamo avuto quindi l’opportunità di passare parecchio tempo assieme. Inoltre ci stiamo conoscendo anche con Tommaso (Custodero, ndr), entrato a far parte dello staff tecnico al fianco di Markus.
C’è ottimismo e positività, come sempre quando ci sono voglia di lavorare ed entusiasmo, che rappresentano una bella base su cui impostare un lavoro che ci si augura porti i suoi frutti».

Ricordo quando ci sentimmo all’inizio della preparazione nella passata stagione e allora la grande novità per te era rappresentata dal fatto che non ti eri ancora posto alcun obiettivo legato ai risultati. È cambiato qualcosa quest’anno?

«No, la mia modalità oggi è ancora quella. Le cose sono cambiate. Lo scorso anno mia moglie Greta era incinta, mentre ora ho a casa sia lei che il bambino. Non so per quanto tempo la testa riuscirà a vivere la vita da atleta così come l’ha sempre fatto. Lo scorso anno, comunque, la stagione invernale è poi andata abbastanza bene pur senza essermi posto alcun obiettivo. Quindi anche stavolta ho lo stesso approccio alla stagione.
Le cose stanno però cambiando. Da una parte c’è il mio essere atleta che mi porta a dare sempre il meglio di me, a conoscermi di più e migliorare, tanto che la stagione 22/23 mi ha dato tante indicazioni interessanti sia in gara che in allenamento, per l’avanzamento della mia carriera da atleta. Dall’altra parte c’è anche l’uomo. Quindi da atleta adesso sto bene, va tutto bene, sono entusiasta, non vedo l’ora di allenarmi e macinare ore, sudare, dare il meglio di me nelle gare e puntare in alto. Dall’altra parte c’è l’uomo Federico Pellegrino, che ha dei pensieri in più da gestire e portare su di sé, cercando di mantenere il giusto equilibrio per dare al Pellegrino atleta la possibilità di esprimersi ad alto livello. Quando si ottengono risultati sembra tutto facile, ma per riuscirci ci vuole tanto, lo so. Non mi pongo nessun obiettivo tangibile in termini numerici, l’importante è che ci sia l’equilibrio giusto tra lavoro e famiglia per riuscire a dare il meglio di me in gara e negli allenamenti, cercando di contribuire il più possibile alla crescita della nostra nazionale italiana di sci di fondo».  

Hai vinto tanto in questi anni, dove trovi le motivazioni per continuare ancora, nonostante, come si percepisce dalle tue parole, stare lontano da casa è sempre più difficile per te? Mi viene spontaneo chiederti se senza la prospettiva di Milano-Cortina 2026, lo faresti.

«Tutt’ora la prospettiva olimpica ancora non c’è. Milano-Cortina 2026 è ancora troppo lontana, non posso sapere come evolveranno le cose. Non voglio essere ripetitivo, ma dipende tutto da come andrà avanti quell’equilibrio di cui parlavo in precedenza. Oggi Alexis ha sei mesi, non so come sarà avere un bambino di due anni che magari piange perché il papà parte per il raduno. Non posso quindi rischiare di fare delle scelte e promesse a me stesso che non sono certo di poter mantenere.
La motivazione c’è, perché mi piace quando il cuore supera i centodieci battiti, i centottanta ancor di più,
la testa si focalizza sul gesto tecnico, mi immagino in una gara di Coppa del Mondo, penso ai miei margini di miglioramento come atleta. La motivazione è sempre altissima quando mi alleno bene, conto le ore di allenamento e di sonno, penso a come alimentarmi e integrarmi, a tutto ciò che può portarmi al massimo rendimento. Oggi però tutto questo non è più il mio unico pensiero di vita quotidiana.
Ovviamente non sono il primo né l’ultimo papà atleta nello sport italiano e nello sci di fondo, tanti campioni hanno o hanno avuto la famiglia a casa.
Per come la vedo io, soprattutto adesso, per eccellere devi allenarti perfettamente e a casa è molto difficile, se non vivi in Norvegia. Quindi bisogna fare i conti con tutto».

Pensavo che la motivazione fosse anche conquistare la medaglia in una gara a squadre alle Olimpiadi in Val di Fiemme nel 2026.

«L’obiettivo della medaglia in una gara a squadre maschile o anche femminile c’è, è l’obiettivo del team in questo quadriennio di Cramer. Se nel 2026 dovesse arrivare quel risultato, anche senza il mio contributo direttamente sul campo, lo sentirei anche un po’ mio e festeggerei, perché so che anche io sto aiutando a porre le basi per quel risultato lì. Cerco in ogni allenamento di contribuire a questo obiettivo, che io ci sia o meno quel giorno, cerco di stimolare chi potrà essere protagonista nel raggiungimento di quello che è l’obiettivo del nostro quadriennio olimpico. Ovviamente non dipenderà solo da noi, ma per provarci dobbiamo far crescere il livello medio del nostro sci di fondo, perché ci consentirebbe di avvicinarci a quell’obiettivo».  

Ritieni che nella passata stagione si sia già vista questa crescita?

«Si, ho visto una crescita e non soltanto da coloro che hanno gareggiato in Coppa del Mondo, ma anche chi ha preso parte all’OPA o alla Coppa Italia, anche gli atleti che si sono allenati con i corpi militari. Basta andare su Strava per vedere quanto si allenano. Noto che il trend negli ultimi due anni è cambiato molto, i fondisti italiani non hanno più paura di allenarsi tanto.
Si è capito che ci si può allenare più di quanto si facesse da noi, e questo grazie a Markus (Cramer, ndr), insieme al fatto che io e Defa lo abbiamo sdoganato quando ci siamo allenati con i russi, dimostrando che non facevano nulla di particolare: semplicemente si allenavano tanto, macinando tanti chilometri e ore, perché lo facevano a un ritmo più lento e conducendo la vita da atleti. I nostri risultati hanno evidenziato che questa è la strada giusta, che questo approccio può pagare, non c’è più paura di allenarsi, ma attenzione ai ritmi. Vedo del potenziale, tanti atleti motivati, voglia di allenarsi e osare. Se ti alleni tanto, vuol dire che vivi in funzione dell’allenamento e non sono convinto che in passato fosse sempre così».
 

Share:

Ti potrebbe interessare

Image
Image
Image