Si è emozionato mentre veniva premiato sul palco nel corso della serata di gala del Comitato Olimpico Polacco. Alle sue spalle le immagini del trionfo di Justyna Kowalczyk nella 30 km mass start delle Olimpiadi di Vancouver 2010, quando la polacca ebbe la meglio in uno spettacolare testa a testa finale su Marit Bjørgen, un duello epico, uno dei più belli nella storia recente dello sci di fondo. Ad Aleksander Wieretelny è stato riconosciuto dalla Polonia, il grande lavoro fatto nei tanti anni da allenatore, soprattutto con la più grande campionessa dello sci di fondo polacco.
Riviste le immagini, per alcuni lunghissimi secondi, Aleksander Wieretelny è rimasto in silenzio, completamente senza parole. Di fronte la platea è in attesa di sentirlo parlare. Lui, con la fama dell’allenatore duro e severo, prende infine la parola, ma lo fa con voce tremante e gli occhi lucidi, ringraziando tutti i presenti, commosso nel rivivere quel momento tanto stupendo.
Successivamente, ai colleghi polacchi di Interia Sport, Aleksander Wieretelny ha parlato di quel momento e del suo rapporto con Kowalczyk, di quanto in realtà con lei non servisse essere un allenatore severo, anzi, la campionessa polacca andava in realtà frenata, le discussioni con lei avvenivano perché bisognava quasi costringerla a riposare.
«L‘emozione è stata enorme – ha affermato Aleksander Wieretelny a proposito delle immagini appena viste – la gara che hanno mostrato gli organizzatori dell’evento è stata una delle migliori che abbia mai visto da Justyna. Ci sono state molte gare così interessanti per Justyna, ma questa è stata il coronamento dei suoi successi, in particolare nella sua rivalità con Marit Bjoergen».
L’ex allenatore ha quindi parlato del suo rapporto con Kowalczyk: «Sicuramente non era facile lavorare con lei, ma per quello che ha fatto e come ha lavorato le è tutto perdonato. Non ero severo, non dovevo esserlo con Justyna. Ci sono stati dei problemi, ma arrivati per un motivo completamente diverso. Le era stato insegnato che la preparazione consiste in due parti: lavoro e recupero. Non capiva che doveva anche recuperare, lei voleva solo lavorare. È stato in questo contesto che abbiamo avuto discussioni. Quando era necessario concludere l’allenamento o ridurre i carichi, le era difficile farlo. A volte lei stessa giungeva alla conclusione che in realtà aveva esagerato e avrebbe dovuto ascoltare l’allenatore. Fu in questo contesto che sorsero i problemi tra noi.
Mi stava torturando. Si alzava alle cinque del mattino, quando io volevo alzarmi alle sette. Alle sei bussava alla porta e chiedeva: "Coach, vuoi un tè o un caffè?". Solo che non lo faceva per offrirmi il tè, voleva farmi sapere che stava già lavorando o che era pronta a farlo. Non c’era bisogno di tormentarla, si tormentava da sola».
Nonostante sul suo percorso abbia incontrato grandissimi campionesse come Bjørgen e Johaug, la polacca ha vinto ben quattro volte la Coppa del Mondo, ottenendo un totale di cinquanta vittoria in Coppa del Mondo, cinque medaglie olimpiche con due ori, otto medaglie mondiali con due ori e quattro edizioni del Tour de Ski. Tanto lavoro ha pagato.
Sci di fondo – L’allenatore di Kowalczyk si emoziona rivedendo il trionfo di Vancouver: “Con lei non serviva essere severi, discutevamo perché non voleva mai riposare”
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