È sempre stato considerato uno dei giovani fondisti francesi più promettenti, già da quando battagliava con gli azzurri Luca Del Fabbro e Davide Graz nell’OPA Cup Junior. Jules Chappaz ha vinto anche un titolo mondiale juniores, ma in una distance, nella 10 km a skating di Lahti nel 2019. Poi il difficile salto di categoria, coinciso anche con diversi infortuni che lo hanno messo spesso e a lungo ai box.
Nell’ultima stagione, però, finalmente Chappaz è riuscito a vivere un anno intero senza alcun infortunio, ha trovato un’ottima condizione fisica ed è riuscito anche ad esprimersi al suo livello più alto in occasione del Mondiale di Planica, andando a conquistare a sorpresa uno splendido bronzo nella sprint a classico, alle spalle dell’imbattibile Klæbo e di Golberg, capace di batterlo in spaccata. Un risultato immenso per Chappaz, nel giorno in cui tutti aspettavano Jouve o Chanavat.
A Nordic Magazine, il classe ’99 francese ha rilasciato una bella e lunga intervista in cui ha descritto passo per passo tutta la sua stagione: «Per me la stagione dura dal 1° maggio al 1 aprile e non si svolge solo durante l’inverno. Quindi sono davvero felice di aver fatto questi undici mesi interi. Non ho avuto infortuni, problemi fisici o malattie. Sono stato abbastanza bene in tutti questi mesi e questo è stato importante per me. Penso che il cambio di allenatore mi abbia fatto bene. Thibaut [Chêne, ndr] ha portato cose buone al gruppo. Ci divertiamo tutti in questa squadra. C’è una certa alchimia che si è creata durante tutta la preparazione per costruire una buona stagione. Personalmente, sentivo che stavo progredendo durante questo periodo di preparazione. Ho rivisto i miei obiettivi verso l’alto in ottobre».
Già in estate, infatti, Chappaz aveva dato segnali di crescita. Interessante come descrive il suo costante innalzamento dell’asticella nel corso dei vari mesi: «A inizio maggio volevo superare tre qualificazioni nelle prime quattro gare. A fine ottobre volevo essere tra i primi venti della classifica sprint dopo il primo periodo invernale, per andare al Tour de Ski. Di ritorno dal Tour de Ski, mi sono preparato prima per i Mondiali perché volevo provare a fare un tentativo lì. Volevo avere la mia miglior giornata dell’anno proprio nel giorno più importante. Ha funzionato abbastanza bene».
Già a Ruka, il ventireenne aveva mostrato grandi progressi, giungendo addirittura in finale nella prima sprint della stagione: «La mia stagione è iniziata davvero bene lì. Ho fatto poi una buon sprint a skating a Lillehammer, quindi ho vinto la qualificazione a Beitostølen. Non sono uscito dai primi 15 quindi è stato fantastico. Poi ho avuto il Covid-19 a Davos e di conseguenza un mese di gennaio complicato, soprattutto a livello di sensazioni. Non è stato facile. Anche se sono caduto in Val di Fiemme e Les Rousses, sono rimasto deluso ma non avevo le migliori sensazioni dell’anno. Ma non mi sono mai fatto troppe domande. Ho continuato ad allenarmi pensando che avrei dovuto avere un posto ai Mondiali grazie al mio buon inizio di stagione».
Così è stato e il 23 febbraio, nella sprint a classico in Slovenia, Jules Chappaz ha vissuto il giorno della consacrazione, vincendo un’inattesa medaglia di bronzo, accolta con un’esultanza sfrenata da parte di tutta la squadra: «Sono arrivato in Slovenia con la voglia di vivere una bella giornata. Non avevo alcuna pressione per il risultato. È andata anche meglio di quanto avessi potuto sognare. Ho vinto una medaglia, ma non credo che sia stato il miglior giorno della mia vita in termini di sensazioni, quando vedo come sono mi sentivo poco dopo a Drammen. È un giorno che cambierà la mia carriera e che ha cambiato la mia stagione. C’è stato un prima e un dopo i Mondiali nel mio inverno in termini di fiducia e consapevolezza che ho sentito in quell’occasione. La mia voglia di vincere è aumentata di nuovo dopo la medaglia. Obiettivi che prima erano solo sogni diventano realizzabili, quindi ciò mi fa venir voglia di lavorare ancora di più per ottenerne altri».
Oltre alla medaglia, la stagione di Chappaz è stata anche caratterizzata da diverse cadute che non gli hanno permesso di cogliere risultati migliori. Il francese non cerca giustificazioni, anzi vuole lavorarci un po’ su: «Dopo i Mondiali, sono caduto molto. Ci sono alcune occasioni dove sono responsabile e altre dove non è dipeso da me. Penso di aver davvero avuto il livello per lottare nelle posizioni di vertice nelle sprint. Sono andato a prendere i miei primi punti distance con la mia prima top trenta. Ho cavalcato l’onda a fine stagione con grande energia. Mi ha davvero reso felice e mi fa venire voglia di continuare a lavorare su questi problemi di equilibrio e a volte quelli di precipitazione che mi portano a cadere nelle sprint. Torno ad allenarmi con una motivazione enorme. Anzi, non mi sono mai davvero fermato. Gli scandinavi non sembrano averlo fatto troppo, viste le loro pubblicazioni su Strava (ride, ndr). Fermandoci completamente, penso che perdiamo molto. È una mia convinzione personale e non so se funzionerà, ma credo in quello che sto facendo ed è già una buona parte del lavoro. Il corpo non perde l’abitudine di fare sport e sono pronto per riprendere gli allenamenti».
Chappaz guarda quindi avanti alla nuova preparazione: «Il programma dovrebbe restare sulla falsariga degli altri anni. Ho parlato con Thibaut [Chêne] di alcune idee per ottenere un po’ più di versatilità. Dovrò lavorare sul mio peso perché il rapporto peso/potenza è molto importante nelle distance. Penso che siamo stati tutti un po’ presi dal ritmo dei 10 chilometri. L’ho identificato molto rapidamente e penso che ci lavoreremo per non essere più sorpresi».
Sci di fondo – Jules Chappaz: “Il bronzo ai Mondiali ha cambiato la mia carriera”
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