Ancora guai per l’ex presidente dell’Ibu Anders Besseberg. Il 77enne è infatti imputato per corruzione dopo il lavoro di inchiesta di Økokrim, l’autorità nazionale norvegese per l’investigazione e la persecuzione dei crimini economici e ambientali. Tra il 2009 e il 2018, secondo l’accusa, Besseberg avrebbe ricevuto tangenti economiche sotto forma di orologi e automobili, viaggi di caccia e prestazioni sessuali.
«Økokrim ritiene che ci siano prove che l’imputato abbia ricevuto tangenti ininterrottamente per un periodo di dieci anni. La gravità è sottolineata dalla violazione della fiducia che deriva dal suo incarico di presidente dell’Ibu», afferma il procuratore e primo procuratore statale Marianne Djupesland.
L’avvocato di Besseberg – Christian B. Hjort – ha inviato una nota all’agenzia di stampa NTB, nella quale spiega che l’ex presidente dell’Ibu «sostiene di non aver mai accettato una tangente o cercato di influenzare il lavoro antidoping della Federazione a vantaggio di nessuno. È stato un "intransigente" nel lavoro antidoping. Allo stesso tempo, ha insistito sul fatto che tutti i casi di doping devono essere gestiti in linea con i regolamenti, indipendentemente dal fatto che il sospetto sia rivolto ad atleti dell’ovest o dell’est. Ciò lo ha reso impopolare presso alcuni e ha dato luogo a diverse accuse infondate contro di lui».
Lo scandalo-Besseberg è nato nell’autunno del 2017, quando la Wada e la polizia austriaca hanno iniziato a indagare sulla sua attività, arrivando a perquisire la sede dell’Ibu a Salisburgo e a costringere Besseberg alle dimissioni dopo 26 anni di presidenza. Nel luglio 2019, la polizia austriaca ha ceduto a quella norvegese le indagini sulla corruzione, occupandosi di quelle su frode e doping. Nel 2021, l’Erc – Commissione esterna istituita dall’Ibu – ha pubblicato il "rapporto Besseberg", in cui sono state avanzate accuse di corruzione, accettazione di tangenti e doni, ottenimento di favori sessuali in cambio dell’insabbiamento del doping degli atleti russi.
L’avvocato di Besseberg – Christian B. Hjort – ha inviato una nota all’agenzia di stampa NTB, nella quale spiega che l’ex presidente dell’Ibu «sostiene di non aver mai accettato una tangente o cercato di influenzare il lavoro antidoping della Federazione a vantaggio di nessuno. È stato un "intransigente" nel lavoro antidoping. Allo stesso tempo, ha insistito sul fatto che tutti i casi di doping devono essere gestiti in linea con i regolamenti, indipendentemente dal fatto che il sospetto sia rivolto ad atleti dell’ovest o dell’est. Ciò lo ha reso impopolare presso alcuni e ha dato luogo a diverse accuse infondate contro di lui».
Lo scandalo-Besseberg è nato nell’autunno del 2017, quando la Wada e la polizia austriaca hanno iniziato a indagare sulla sua attività, arrivando a perquisire la sede dell’Ibu a Salisburgo e a costringere Besseberg alle dimissioni dopo 26 anni di presidenza. Nel luglio 2019, la polizia austriaca ha ceduto a quella norvegese le indagini sulla corruzione, occupandosi di quelle su frode e doping. Nel 2021, l’Erc – Commissione esterna istituita dall’Ibu – ha pubblicato il "rapporto Besseberg", in cui sono state avanzate accuse di corruzione, accettazione di tangenti e doni, ottenimento di favori sessuali in cambio dell’insabbiamento del doping degli atleti russi.
