C’era grande attesa per il primo storico Mondiale di sci nordico ospitato dalla Slovenia, una nazione che aveva già esperienza di grandi eventi, ospitando inoltre ogni anno le gare di volo della Coppa del Mondo di salto con gli sci, evento che gli sloveni vivono con grande passione.
Una nazione che ama gli sport invernali e il nordico in particolare, la Slovenia. Basta girare per i locali per trovare numerosi ristoranti, bar e pub che trasmettono di continuo sport invernali, in particolare salto con gli sci e sci alpino. Impossibile immaginare di vedere una partita di calcio in un locale con una sola tv, se contemporaneamente vi è una competizione importante di salto con gli sci o una partita di basket dell’idolo locale Luka Dončić.
Eppure, il Mondiale sloveno verrà ricordato per essere stato un fallimento dal punto di vista delle presenze di pubblico. Il comitato organizzatore aveva aspettative troppo alte, ha voluto guadagnarci il più possibile chiedendo cifre assurde per i biglietti delle competizioni di sci di fondo, come altissimi erano i prezzi degli hotel “convenzionati”. Quando noi stessi avevamo chiesto un hotel convenzionato per dormire, ci era stato proposto un albergo da 250 euro a notte. No, grazie, meglio una stanza su Airbnb a Bled.
I prezzi dei biglietti erano ancora più folli se si considera che in uno sport come lo sci di fondo, per esempio, gli atleti passano all’interno dello stadio soltanto in poche occasioni e il clou della gara spesso avviene in altre parti del tracciato, con l’eccezione, nemmeno sempre, per gare come sprint e team sprint.
A proposito della sprint. Per mettere in bella mostra la scritta Planica 2023 sul maxi schermo all’interno dello stadio, si è pensato bene di oscurare gli ultimi 30” di ogni batteria della sprint. In questo modo, noi media, ma anche tutte la altre persone a bordopista o nelle file più basse della tribuna, tra cui gli atleti stessi, non hanno mai avuto l’opportunità di vedere cosa stesse accadendo. Immaginate per noi quanto sia stato semplice porre domande agli atleti impegnati, senza poter vedere gli ultimi 30” di gara.
Ma torniamo al discorso iniziale legato alle poche presenze. Vedendo la passione del popolo sloveno per questo sport, è stato per noi inevitabile chiedere ai locali che guardavano le gare serali di sci alpino nei bar quali fossero le motivazioni della poca presenza di pubblico allo stadio, anche per il salto con gli sci, istituzione nazionale, di cui siamo poi finiti a parlare. “Greedy” ci dicevano riferendosi agli organizzatori, “avidi”. Ed è stato un peccato, perché la FIS, Planica e la Slovenia hanno perso una grande occasione, quella di far vedere un bellissimo Mondiale che esaltasse queste discipline, ma anche di attirare migliaia di tifosi da altre nazioni, che avrebbero finito per innamorarsi della località, perché è impossibile non rimanere conquistati da Bled, Planica, Kranjska Gora e dintorni. Vedere il villaggio per i fan la sera, a Kranjska Gora, vuoto, desolato, ricordando all’entusiasmo che vivemmo nel 2019 a Seefeld, faceva veramente male al cuore e ancor peggio a quelle persone che erano pronte anche a lavorare e accogliere i fans. Non vogliamo nemmeno pensare a quanto avranno dovuto pagare per assicurarsi una bancarella.
I numeri delle presenze di pubblico sono stati impietosi, nonostante i tanti vip e anche le giornate in cui sono state portate le scuole per dare un po’ di colpo d’occhio. Le presenze, rese pubbliche dal CO con un foglio appeso sulla bacheca del media centre nell’ultima giornata di gare, comprendono sci di fondo, combinata nordica e salto con gli sci.
Mercoledì 22 Febbraio: 4 mila spettatori
Giovedì 23 Febbario: 5.500
Venerdì 24 Febbraio: 5.000
Sabato 25 Febbario: 7.200
Domenica 26 Febbraio: 5.600
Martedì 28 Febbraio: 3.900
Mercoledì 1 Marzo: 6.400
Giovedì 2 Marzo: 4.500
Venerdì 3 Marzo: 8.500
Sabato 4 Marzo: 9.300
Domenica 5 Marzo: 3.500.
In totale quindi 63.100 spettatori, una media di 5.736 al giorno. Il confronto con quanto avevamo direttamente vissuto a Oberhof nelle due settimane precedenti, con il solo biathlon presente, quindi una disciplina contro tre, appena 12 gare con medaglie assegnate contro 24, senza contare poi le qualificazioni del salto, è impietoso. In Germania, infatti, il numero complessivo di spettatori è stato superiore a 150.000, in appena nove giornate di gara, una media di oltre 16.500 spettatori al giorno, con numeri splendidi nel weekend conclusivo, oltre 23 mila spettatori, tanto che dal poligono, dove ci trovavamo, si sentiva l’entusiasmo dei tifosi assiepati sulla Birx-Steig. Impressionante pensare che la tappa della Coppa del Mondo di biathlon a Nove Mesto, abbia avuto numeri maggiori rispetto a tutto il Mondiale di sci nordico.
Calo di interesse per lo sci nordico? In parte si, ma abbiamo visto quest’anno uno spettacolo di pubblico a Les Rousses che fa pensare il contrario. Anche in Val di Fiemme nella giornata delle sprint abbiamo sentito e visto un calore che a Plancia mancava. Forse le competizioni bisogna soltanto organizzarle nel modo migliore per attirare persone, pensando a un unico grande eventi che possa coinvolgere i fan anche oltre la gara in sé.
Certamente i numeri di oggi confrontati con quelli di dieci anni fa in Val di Fiemme sono preoccupanti. Se in Slovenia abbiamo avuto un totale di 63.100 spettatori, in Val di Fiemme si arrivò a un totale di 365.000 spettatori circa per le gare, che con l’aggiunta delle premiazioni aveva portato a oltre 415.000 presenze, in un Mondiale che vide l’Italia non vincere alcuna medaglia. Anche a Seefeld i numeri furono molto simili a quelli fiemmesi, ed era il 2019! Ricordiamo i tantissimi norvegesi, finlandesi, svedesi, gli italiani, la comodità degli spostamenti, l’ottima organizzazione e prezzi umani, le continue feste e l’impossibilità di trovare un tavolo libero per cena almeno fino alle 22.00.
Al di là degli errori del comitato organizzatore, che su questo aspetto sono evidenti e sono stati sicuramente decisivi per il bassissimo numero di spettatori, va anche sottolineato che la FIS sta contribuendo con svariati errori a questo calo di presenze. Che ci sia anche un meno interesse verso lo sci di fondo, è piuttosto chiaro. Per una volta, tra gli errori della FIS non vogliamo sottolineare format di gara e calendari, discorso fatto spesso e che ovviamente riprenderemo, ma ci concentriamo sulla comunicazione. Su questo aspetto il confronto con il biathlon è mortificante, soprattutto per una disciplina storica ed appassionate come lo sci di fondo.
L’IBU coinvolge gli atleti, crea personaggi, dopo le gare produce interviste ai primi tre classificati che non terminano in un minuto con le solite frasi di circostanza. Ai Mondiali si svolgono le conferenze stampa, in cui gli atleti arrivano tutti assieme, cosa non accaduta a Planica, dove raramente si sono visti i primi tre classificati seduti insieme allo stesso tavolo; ognuno per sé, altro che “family”. I media stessi vengono considerati in tutt’altra maniera nel biathlon rispetto allo sci di fondo, la presenza dell’IBU si sente anche nel media centre, cosa che non abbiamo notato nel mondo FIS.
Il settore comunicativo dell’IBU crea contenuti per gli appassionati, giochi, interviste, permette ai fan di conoscere meglio gli atleti, non soltanto quelli vincenti. Ma soprattutto nel biathlon si è evitato di circoscrivere la disciplina alla sola Scandinavia. Si tiene a fare in modo che tutti si sentano partecipi. Nello sci nordico, in particolare nello sci di fondo, si ha sempre più l’impressione che tutto venga fatto in funzione di due o tre nazioni, tutte nordiche. Eccezione per il salto con gli sci, dove la presenza di media al seguito è più variegata, coinvolgento anche tanti paesi dell’Europa continentale.
Nello sci di fondo, i media delle nazioni scandinave creano quei contenuti a cui dovrebbe pensare la FIS, simili a quelli del biathlon, ma lo fanno giustamente per le proprie testate e di conseguenza per le proprie nazioni. Lo sci di fondo è ormai circoscritto a Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia, quando tornerà. La presenza dominante di queste nazioni fagocita tutto il resto, quando dovrebbe essere la FIS a prendere in mano la situazione, a creare contenuti in lingua inglese che possano essere utilizzati in Italia, Francia, Germania e gli altri paesi dell’arco alpino o negli Stati Uniti. Non delle inutili interviste di un minuto, con frasei tutte uguali, ma molto di più. Nello sport oggi si creano personaggi, è ciò che il pubblico vuole, lo si vede anche negli sport motoristici e anche nel biathlon ciò sta funzionando.
I primi a capire che bisogna aprirsi e andare oltre alla sola Scandinavia, sono proprio gli scandinavi, disponibilissimi e aperti anche alle nostre esigenze, bravi a portare gli atleti a parlare coi media non scandinavi, quando possibile, dopo venti o trenta interviste tra siti, tv, radio e giornali norvegesi e svedesi. Ovviamente però il tempo a disposizione non è tanto, si possono fare una o due domande, altrimenti ogni atleta resterebbe in mixed zone per oltre due ore. Servirebbe integrare questo spazio con dei contenuti creati dalla FIS, che purtroppo mancano e se ci sono hanno una qualità decisamente inferiore rispetto a quella cui siamo abituati nel biathlon. Cosa ce ne facciamo di un minuto di intervista o anche meno?
È necessario che la FIS faccia questo passo in avanti nella comunicazione, anziché continuare a vivere nella propria bolla. Ispirarsi e magari anche copiare da chi sta lavorando meglio non è un reato. L’importante è intervenire, altrimenti, tranne la Scandinavia, i numeri sono destinati a crollare anno dopo anno nel resto del mondo.
Poi c’è l’aspetto più importante legato a calendari e format di gara. Di quest’ultimo ne parleremo poi, tanto l’estate è lunga. Sui calendari lasciateci solo sottolineare che è già uscito quello ufficiale del biathlon e un tifoso potrebbe già prendersi le ferie sapendo quando si disputeranno le competizioni di Coppa del Mondo, addirittura con tanto di orario di partenza. Si ha anche una bozza con le settimane esatte di svolgimento delle competizioni fino al 2026, qualcosa di inimmaginabile nello sci di fondo, dove si crea una bozza, non viene pubblicata, perché tanto bisognerà poi stravolgere tutto per accontentare le esigenze capricciose di qualche paese del Nord Europa. A maggio si avrà una prima bozza, con il rischio di dover nuovamente cambiare a ottobre. No, così non si aiutano i fans, sarebbe meglio iniziare a capirlo, se non si vuole davvero trasformare in nicchia uno sport che è più popolare di quanto si creda.