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Sci di fondo

Sci di Fondo – Era la “peggior Norvegia di sempre”, ma le donne norvegesi hanno zittito i giudizi troppo affrettati

“La peggior squadra di sempre”. Questa la frase che più volte è stata scritta o pronunciata in Norvegia da tanti commentatori di sci di fondo o esperti, come vengono nominati in Scandinavia, riferendosi alla loro squadra femminile nel corso della passata estata.

Dopo i ritiri di Johaug e Falla, con Østberg ormai in difficoltà da tre anni, Heidi Weng con diversi problemi fisici e Fossesholm al di sotto delle aspettative, non si riusciva a vedere come la squadra norvegese, ormai formata da atlete in gran parte sopra i trent’anni, potesse contrastare la fortissima Svezia, giovane e in rampa di lancio con le varie Sundling, Ribom, Karlsson, Andersson, Dahlqvist e la rientrante Svahn, solo per citarne alcune.

Come spesso succede, anche in Italia, i giudizi affrettati e cattivi, si dimostrano spesso errati, trasformandosi in un campo minato per coloro che li hanno dati, ai quali non resta che celebrare chi vince facendo finta di nulla e augurandosi soltanto che lettori o telespettatori abbiano dimenticato.
Dopo un inizio un po’ in sordina, infatti, nel quale Tiril Udnes Weng aveva comunque preso quasi immediatamente la testa della classifica generale grazie alla sua continuità, facilitata dal nuovo sistema di assegnazione dei punti inventato dalla FIS, la Norvegia ha iniziato a vincere gare.
Il primo successo è arrivato proprio il 1 gennaio 2023 in Val Müstair, grazie a Tiril Udnes Weng nella 10 km a classico, seguito pochi giorni dopo dalla vittoria di Lotta Udnes Weng addirittura davanti alla gemella.

Poi è arrivata anche l’attesa esplosione di Skistad, capace di imporsi ben cinque volte nelle ultime sei sprint stagionali, vincendo le ultime quattro gare. Addirittura, dalla staffetta di Dobbiaco, la Norvegia ha ottenuto il successo in sette delle ultime nove competizioni della Coppa del Mondo, arrivando così a 10 vittorie e un totale di 33 podi in 34 competizioni (Tour de Ski compreso)

È anche arrivata la sfera di cristallo per Tiril Udnes Weng, bravissima nella sua continuità e il successo finale nella Nations cup.
Il Mondiale di Planica ha ovviamente confermato l’attuale superiorità della Svezia, eppure la Norvegia si è difesa bene con un oro, due argenti e un bronzo. La medaglia d’oro in staffetta è stata la ciliegina sulla torta, la vittoria che sa quasi di umiliazione, vista la rivalità stile derby, sulla Svezia proprio nella gara più sentita, quando in casa svedese già si sentivano vincitori in partenza, ma forse non quanto in Norvegia credessero che le proprie atlete partissero già battute. Alla vigilia della gara Tiril Udnes Weng aveva scherzato sulle critiche ricevute, postando le foto invecchiate delle quattro norvegesi in gara e mostrando le quattro svedesi come fossero bambine. Alla fine però sono state le vecchiette, Tiril Udnes Weng (lei in realtà è ancora molto giovane, ndr), Astrid Øyre Slind, Ingvild Flugstad Østberg e Anne Kjersti Kalvå a vincere. Segno che in questi anni, all’ombra di Johaug e Bjørgen vi era un gruppo di atlete di ottimo livello.
 
Giudizi sbagliati? Si, come sempre quando si parla con superficialità e cattiveria solo per il gusto di far polemica allo scopo di avere interazioni e click, perché si è sottovalutata (volontariamente?) una generazione intera di atlete. Certo, non ci si poteva aspettare che Østberg tornasse ad alto livello dopo i tanti problemi avuti, pur trattandosi di una grande campionessa, la cui stella è solo stata messa all’ombra da Johaug, così come quella di Heidi Weng. Però, proprio quest’ultima, che doveva essere la leader del team, è completamente mancata a causa dei tanti problemi fisici.
Allo stesso tempo non si è mai vista ad alto livello Fossesholm, che sta lavorando con calma con il proprio allenatore per ritrovarsi dopo le difficoltà avute ormai oltre un anno fa. Il passaggio da junior a senior non è semplice per nessuna. Insomma parliamo di una 2001 e c’è tempo per emergere. Lo ha dimostrato quest’anno quella Skistad sulla quale ormai sembrava non puntare più nessuno, che invece nel finale di stagione è esplosa mettendo in riga anche le campionesse della Svezia. Merito della scelta di ripartire dal proprio sci club, quella scuola di talenti che è Konnerud. Con lei anche il dominio della Svezia nel format sprint, iniziato già da alcuni anni, sembra in pericolo. Poi c’è stato bisogno delle varie Slind, Kalvå, la stessa Haga, tutte capaci di rispondere presente al momento giusto.

Certo è logico chiedersi cosa accadrà da qui ai prossimi anni, vista l’alta media d’età della squadra. Ma con Skistad del 1999 e Fossesholm del 2001, guardando anche ai risultati dei Mondiali Under 23, in particolare Fosnaes e Bergane, la sensazione è che il futuro sia ancora della Norvegia. Inoltre, se si va tra le juniores, si trova la 2005 Milla Grosberghaugen Andreassen, che ha strabiliato tutti dominando i Mondiali Juniores, ma anche giungendo quarta ai Campionati Norvegesi Assoluti. Un talento enorme, pronto a sbocciare.

Insomma, se la “peggior squadra di sempre”, che era giunta al primo raduno quasi depressa e senza fiducia dopo tante critiche e la lunga ricerca di un allenatore, è stata in grado di chiudere con una grande stagione, figuriamoci cosa accadrà in futuro.
Le svedesi sono avvertite, prima di sentirsi già in testa al mondo, meglio fare attenzione a questa Norvegia che non ci sta a mollare la corona, prima ancora per rispondere ai nemici interni che esterni.

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