Il penultimo fine settimana di gare è andato in archivio sulle nevi svedesi di Falun e Cristian Zorzi torna ad analizzare quanto avvenuto nella tappa scandinava per Fondo Italia, partendo dalla conformazione di un calendario che non l’ha convinto sin dall’autunno.
“Non voglio essere ripetitivo, ma non posso non dirmi che ci stiamo avvicinando alla fine di una stagione strana, in cui si è voluto testare diverse novità – forse troppe – senza aver considerato che forse l’anno ideale per farlo sarebbe stato il prossimo, il 2023/24 che senza rassegne internazionali con medaglie in palio, avrebbe concesso maggiore spazio e meno conflittualità tra le distanze stagionali e quelle che poi mettono in palio le medaglie. Ieri si è chiuso a Falun con la staffetta mista e domani si gareggia ancora con una sprint a Tallinn, poi si va a Lahti per un finale che propone altre due sprint e poi una mass start in classico che a meno di voglia di Niskanen di fare qualcosa, si concluderà allo sprint. Oltretutto non si gareggerà neanche sul tracciato più duro, pare.
La stagione è nettamente sbilanciata a favore di coloro che sono forti in volata e la classifica generale è lì a testimoniarlo, al netto del valore di Klæbo. Ma la storia del fondo è diversa, la tradizione parla di gare a cronometro, in cui ciascuno deve sapersi gestire: cambiare va bene, ma non serviva stravolgerlo, questo fondo”.
In casa Italia, anche la sprint di Falun ha visto Federico Pellegrino protagonista con l’ennesimo podio stagionale.
"Federico Pellegrino è un grande campione, l’unico che abbiano in Italia nel fondo accanto ad alcuni ottimi atleti come sono Francesco De Fabiani, Simone Mocellini ed anche Francesca Franchi e Caterina Ganz. Nella sprint ha fatto valere tutta la sua esperienza e la capacità di scegliere sempre o quasi la tattica migliore, gestendo al meglio un arrivo particolare come quello di Falun, ma per quanto sia grande il valore di Chicco, mi sento di dire che se spetta sempre a lui o quasi essere il migliore degli azzurri anche in gare distance contro il cronometro, forse c’è qualcosa che non va. Serve di più dagli altri, anche in questo finale di stagione. Analogamente anche al femminile: tanto di cappello a Federica Sanfilippo per essere competitiva… ma il discorso in fondo è quello di prima. E le altre?"
L’ultimo atto della tappa svedese è stata la staffetta mista, vinta dai padroni di casa della Svezia e con l’Italia al quinto posto coinvolgendo Franchi, Ganz, Pellegrino e De Fabiani.
"La staffetta mista è stato un esperimento, ma quello che temevo è successo: un format così, rende difficile fare la differenza. Personalmente avrei provato a rendere più dura la gara, almeno allungando il chilometraggio delle frazioni maschili. Sui 10 chilometri, qualche scossone in più si sarebbe potuto vedere, non credete? Mi è sembrata invece una gara giovanile, in cui i valori sono piuttosto livellati e dove non emerge granché. E’ stato un test, credo ci sia del margine per crescere. Ma ritorno a quello che dicevo in apertura: forse la strada da seguire era un altra e mi auguro che a fine stagione la FIS si sieda e con mente lucida e fredda capisca cosa è andato bene e cosa no in questo inverno piuttosto difficile".