DRAMMEN – Al termine della gara è visibilmente dispiaciuto Simone Mocellini, per sé stesso e per tutta la squadra azzurra. Il trentino delle Fiamme Gialle aveva sempre sognato di gareggiare a Drammen, l’aveva vista tante volte in tv, si era sempre immaginato lì con i migliori a battagliare sul lungo rettilineo finale in salita. Chissà quante volte avrà pensato e ripensato a ogni curva di questo tracciato.
Oggi finalmente il sogno è stato realizzato, almeno per quanto riguarda la parte legata alla partecipazione a questa gara, perché Mocellini ovviamente è contrariato per quel contatto con Cerny che non gli ha permesso di giocarsi fino in fondo le sue carte e raggiungere la semifinale.
«Ho fatto tutto come dovevo – racconta l’azzurro a Fondo Italia – mi trovavo nella posizione che desideravo, tutto era perfetto fino a quando sono caduto. O meglio, nemmeno sono caduto, ho messo il fondoschiena per terra, tanto che non so come abbia fatto a restare su, ho fatto una sorta di squat incredibile per tirarmi su (ride amaramente, ndr). Stavo benissimo, ero nella posizione giusta, secondo o terzo per prendere la scia in discesa, poi nella curva credo che Cerny mi abbia pattinato sullo sci e quando è così non hai chance di restare in piedi, ma le sprint sono così. Peccato, perché la sprint di Drammen è sempre stata il mio sogno, ma avrò altre occasioni nei prossimi anni».
Il pensiero di Mocellini si sposta presto anche sui suoi compagni di squadra, altrettanto sfortunati chi per un motivo e chi per l’altro. «Mi dispiace anche per Nicole Monsorno, perché l’ho vista veramente bene. Penso che nel suo quarto avrebbe potuto recuperare nel rettilineo finale, vedevo che lo stava facendo, ma purtroppo anche a lei sono finiti addosso. Purtroppo quando le cose vanno così maledici le sprint, che allo stesso tempo benedici quando invece sei lì davanti. Sono dispiaciuto anche per gli skiman che avevano fatto un grande lavoro. Questa mattina erano stati sfortunati – precisa Mocellini, che ci svela anche cosa è accaduto in qualificazione a Pellegrino e Chiocchetti – perché in un secondo sono cambiate le condizioni. Io fortunatamente avevo uno sci veramente ottimo e sono riuscito a tenere, invece Chicco e Alessandro hanno avuto problemi di tenuta, perché le condizioni sono cambiate in un attimo. Io e Alessandro con la stessa sciolina e anche sci simile, visto che aveva un mio secondo paio, abbiamo avuto due comportamenti completamente diversi dal materiale. La neve è cambiata proprio in quei minuti. Sai lì è sempre un rischio aggiungere sciolina o no, io ero perfetto e in pochi minuti gli altri no, mi dispiace.
Inoltre Alessandro, così come Nicole, hanno gareggiato senza i loro sci, in quanto non sono mai arrivati dopo il volo aereo».
Il suo legame con la squadra azzurra, i suoi compagni e tutto il team è quasi commovente. Non è un caso, per esempio, che a Planica Moce fosse anche alla premiazione di Pellegrino e De Fabiani dopo la team sprint, lì insieme agli skiman azzurri, in particolare Caola, che si è occupato dei suoi sci per tutta la stagione e al quale è legato da un rapporto bello che va oltre il lavoro. «Credo che l’unico modo che abbiamo per cambiare marcia come Italia sia di essere tutti affiatati. Lo stiamo dimostrando quest’anno. Solo così puoi migliorare. Per questo oggi sono dispiaciuto e arrabbiato per me, ma anche per i miei compagni e gli skiman, perché so che avevamo fatto un grande lavoro».
Mocellini non ci lascia prima di raccontarci anche cosa abbia significato per lui essere qui a Drammen, addirittura dopo aver ottenuto già due podi in Coppa del Mondo: «Lo speaker ricordava sempre la sprint di Beitostølen (ride, ndr). È stato bellissimo essere qui, finalmente una gara con tantissimo pubblico, che è un valore aggiunto. Questa gara me l’aspettavo bella, ma è ancora qualcosa di più. Credo sia l’unica sprint cittadina riuscita e spero la tengano per sempre. È bellissima».