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Combinata , Interviste

Jarl Magnus Riiber, Re dei Mondiali, a Fondo Italia (1^ parte): “Fondamentale la prima gara. Dopo quella sapevo di poterle vincere tutte”

Sabato scorso, dopo l’ultima gara individuale della combinata norcia dei Mondiali di Planica, nel media centre abbiamo avuto l’onore e il piacere di fare due chiacchere con Jarl Magnus Riiber, vincitore di 4 medaglie d’oro su altrettante gare disputate nella rassegna iridata slovena. Il norvegese di Lillehammer ha completato un’impresa di cui era stato capace solamente Johannes Rydzek, tornando indietro all’edizione di Lahti 2017. In quell’edizione vinse, come Riiber, entrambe le gare individuali, la prova a squadre e la sprint a coppie, format rimpiazzato in quest’edizione dalla staffetta a squadre mista.
Jarl Magnus Riiber è senza dubbio il combinatista più dominante di sempre, vince le gare sul trampolino e sugli sci non è inferiore ai 5 migliori fondisti del circuito. Va detto che complici Covid, malanni, infortuni e sbagli di strada ha sicuramente raccolto meno di quanto avrebbe potuto: il palmares di Riiber vanta 4 sfere di cristallo, 4 medaglie d’oro mondiali (gare individuali), 53 vittorie in Coppa del Mondo su 107 gare disputate. Non è poco, anzi è abbastanza per definirlo in combinatista più vincente di tutti i tempi visto che Hannu Manninen ed Eric Frenzel si fermano rispettivamente a 48 e 43 vittorie in Coppa del Mondo. 
Una persona incredibile prima che un super campione: disponibile, gentile, sempre col sorriso stampato in faccia, non solo di cortesia. E’ un piacere parlare con lui, poiché le risposte che arrivano sono sempre lucide e oneste, come quando al termine della prova di salto della prima gara individuale, si trovava in testa con 25" secondi da difendere su Julian Schmid e gli abbiamo chiesto quale fosse la sua condizione sugli sci e lui rispose con un sorriso: "Non lo so neanche io, lo scopriremo insieme". Quella prima gara è stata di gran lunga la più importante nel cammino trionfale di Riiber, perché si è reso conto sin dai primi chilometri che sugli sci ne aveva, e di conseguenza il gap aumentava. "E’ stato fondamentale rendersi conto che la forma sugli sci era buona, già nei primi chilometri stavo incrementando il mio vantaggio su Julian da 25" a 40" e ciò mi ha dato enorme fiducia. Dopo quella gara conoscevo esattamente qual’era la mia forma sugli sci e sapevo di poter vincere tutte le gare. L’unica cosa che dovevo fare a quel punto era concludere la parte di salto con vantaggio" dice con rara lucidità Riiber, seduto in terra su una specie di gradino davanti, e non dietro, al tavolo delle interviste col suo nome al centro.
L’avversario del Re dei Mondiali è stato, in passato, spesso e volentieri lui stesso. Sbagli di strada, infortuni in pista ma soprattutto malattie e l’incubo covid lo hanno condizionato e gli hanno impedito di vincere più di quello che ha vinto. Nella passata edizione delle Olimpiadi di Pechino, Riiber ha contratto il covid pochi giorni prima della partenza per la Cina. Nonostante ciò, prese parte alla gara individuale su trampolino grande nella quale si trovava comunque in testa con margine al termine del segmento di salto, ma con una condizione sugli sci chiaramente non all’altezza. In quell’occasione sbagliò strada nel fondo, ma anche lo avesse evitato, non sarebbe riuscito a conquistare l’oro olimpico individuale, che ancora gli manca. In quella rassegna olimpica disputò solamente quella competizione,  restando fuori dalla squadra norvegese che vinse l’oro nella prova a squadre con Andersen, Oftebro, Graabak e Bjoernstad.
La sfortuna di Riiber non finisce certo nel mese di febbraio scorso, quest’anno a gennaio si è ammalato di nuovo e ha dovuto dire addio alla quinta Coppa del Mondo. A questo punto era d’obbligo chiedere quanto fosse grande il senso di rivincita che aveva dentro dopo tutto ciò. "Il senso di rivincita c’era ed era enorme. Sentivo che l’intera stagione mi stava sfuggendo per via di malattie che mi hanno impedito di gareggiare. Sono tornato in Norvegia mi sono allenato e ho cercato di presentarmi qui in buone condizioni, quel primo oro mi ha veramente aiutato molto" afferma il Re dei Mondiali seduto sul gradino del palco, davanti al tavolo delle conferenze. Mentre risponde butta l’occhio alle sue spalle dove si sta svolgendo la prova a squadre maschile di salto in cui sta saltando proprio in quel momento Kamil Stoch per la Polonia. Quest’ultimo dettaglio la dice lunga su quale sia la passione e il senso di appartenenza del campione norge, senza dimenticare che avrebbe potuto benissimo esserci lui a saltare per la Norvegia.
Domani pubblicheremo la seconda parte dell’intervista, nella quale il fenomeno norvegese parlerà degli obiettivi futuri, delle Olimpiadi e del salto speciale.

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