Ha disputato quattro gare individuali in questa stagione, sempre a skating, il format dei Mondiali di Planica, ottenendo una vittoria nella 10 km di Lillehammer, un sesto posto nella 20 km di Davos, un nono nella 10 km di Les Rousses e infine un settimo nella 10 km di Dobbiaco. Piazzamenti che basterebbero a ogni atleta per prendere parte al Mondiale che si svolgerà in Slovenia, ma non a lui, in quanto Iver Tildheim Andersen ha un problema: è norvegese.
Già perché soltanto in Norvegia puoi essere un atleta capace di vincere in Coppa del Mondo e un potenziale medagliato mondiale ma non andare al grande evento, dal momento che la concorrenza interna è grandissima, al punto che se sei il sesto o settimo norvegese, sai di poter vincere una medaglia ai Mondiali, ma magari non riesci a farlo in patria.
Andersen però non si butta giù, è consapevole che questa stagione sia stata fin qui molto importante per lui, non soltanto per la vittoria di Lillehammer.
«È importante gareggiare tanto in Coppa del Mondo perché si guadagna tanto in esperienza – ammette Andersen a Fondo Italia – ciò è fondamentale per ottenere poi risultati. Vedo gli atleti più esperti nella nostra squadra, sanno già cosa fare in determinate situazioni, affrontano piste che già conoscono. Questo è un grande vantaggio».
Il giovane norvegese non ha quindi rimpianti per la mancata convocazione Mondiale, sa che la situazione è questa: «È davvero difficile entrare a far parte della squadra norvegese, specialmente ai Mondiali. Allo stesso tempo ciò è anche motivante, in quanto quando riesci poi a entrare in squadra sai che puoi vincere. Insomma, se vai al Mondiale sai di poter conquistare una medaglia».
La stagione per Andersen è ancora lunga, anche perché c’è un altro obiettivo importante da raggiungere: «Voglio entrare a far parte della nazionale norvegese per la preparazione estiva alla prossima stagione. Se riesco a fare delle buone gare da qui alla fine della stagione, spero di riuscire a far poi parte della squadra. Il mio obiettivo a lungo termine è sicuramente l’Olimpiade di Milano-Cortina 2026, credo di poter migliorare tanto rispetto a oggi».
Il giovane norvegese ci racconta un po’ di se, svelandoci chi è il suo punto di riferimento nello sci di fondo: «Stimo tantissimo molti atleti della nostra squadra nazionale, ma in particolare Sjur Røthe. Egli era già in squadra nazionale quando io avevo appena dodici anni e l’ho sempre seguito con particolare attenzione, in quanto mi rivedo un po’ in lui dal punto di vista fisico. Entrambi non siamo molto alti e Sjur dimostra che anche chi è più basso degli altri può sciare altrettanto veloce (ride, ndr)».
Ma prima di tutto Andersen ama lo sci di fondo e sorride quando gli chiediamo cosa più ama della disciplina che pratica fin da bambino. «Dello sci di fondo amo quando nelle giornate di sole, in cui non fa troppo freddo, puoi andare a fare delle lunghe sciate e goderti il paesaggio, per poi sederti e bere una bella cioccolata calda seduto su una panchina».
Un ragazzo semplice Iver Tildheim Andersen, capace di collezionare già una vittoria in Coppa del Mondo. Certo, non gli è bastata per entrare a far parte del gruppo che gareggerà a Planica, ma vista la carta d’identità avrà tante altre occasioni e in fin dei conti gli basterà guadagnarsi la convocazione per poter puntare dritto a una medaglia mondiale.