OBERHOF – Al traguardo lo aspetta Didier Bionaz, a lui molto anche per riconoscenza, dopo essere stato molto aiutato quando è entrato in squadra. Lukas Hofer chiude da ultimo frazionista la staffetta maschile italiana che si è piazzata al settimo posto.
Un gesto che ha fatto molto piacere al classe 1989, ultimo rimasto della vecchia guardia maschile, e che ha sofferto tanto per riuscire a partecipare al Mondiale di Oberhof.
Al termine della gara, a Fondo Italia, Hofer ha commentato la sua prestazione, ma anche chiarito una sua stories che ieri ha un po’ spaventato i tifosi, aprendosi sul suo futuro.
Allora Lukas, come giudichi la gara di oggi?
«Le condizioni erano difficili per tutti, magari qualcuno può aver avuto più fortuna rispetto ad altri, ma ci sta, questa è Oberhof. Sappiamo com’è. Nell’ultima serie, per esempio, era un momento in cui si doveva gestire, magari i primi tre hanno trovato meno vento, noi di più, ma capita, è così e io ho cercato di gestirlo nel modo migliore possibile. Secondo me l’ho fatto anche abbastanza bene».
Settimo posto finale per la squadra azzurra. Cosa pensi della prestazione complessiva della squadra?
«Sicuramente possiamo essere soddisfatti della nostra prestazione al tiro, in quanto siamo una delle due squadre che non hanno girato. Alla fine credo sia il segnale che siamo stati capaci e bravi nel gestire la situazione trovata. Chiaramente non sai se magari era meglio sparare più lento con la ricarica oppure fare il giro di penalità, ma un biatleta cerca sempre di prendere i bersagli, è quello l’obiettivo. Sotto l’aspetto del poligono, quindi, è stata una bella prestazione di tutti. Sul risultato magari ci aspettavamo qualcosa in più, però siamo rimasti negli otto e secondo me non è male».
Fino a poche settimane fa non dovevi nemmeno essere qui. Cosa ti lascia questa esperienza mondiale?
«Come ha sempre fatto anche in passato, Oberhof mi lascia sempre delle belle esperienze, è accaduto anche questa volta. Sia nella prima che nella seconda gara le cose sono andate meglio di quanto mi aspettassi. Avrei messo la firma per arrivare in quella condizione, perché con uno 0-0 sarei stato nei dieci e con 0-1 nei quindici, vuol dire che non era così male. Sono state le uniche quattro gare di questa stagione, ma me le sono godute».
Vedo che con gli atleti svedesi il rapporto è sempre più bello. Notavo che anche ora eri lì con loro.
«Siamo molto legati, anche se qui siamo concorrenti. Ci siamo sentiti ogni giorno nel mio periodo di stop, anche nei gruppi whatsapp, e quando sono tornato siamo stati spesso insieme a scherzare. Sapevo che avevano una squadra forte. Hanno giocato il jolly con Peppe (Femling, ndr) in prima che ha girato, ma sono riusciti a recuperare. Giù il cappello per come hanno gestito la gara, perché nelle staffette la squadra la vedi solo alla fine, dopo l’ultimo poligono».
Un’altra cosa che ho notato è l’affetto del pubblico tedesco nei tuoi confronti. Quando vieni nominato, il volume si alza.
«Sicuramente noi come altoatesini siamo sempre ben voluti qui in Germania, essendo di madrelingua tedesca. Alla fine sento che c’è simpatia per noi. Inoltre, nel mio caso, credo c’entri anche il fatto che ho sponsor Erdinger praticamente da sempre. Ho un bel rapporto con tutta la Germania, sento il loro supporto, tutto il tempo. Anche oggi in pista c’erano tante persone che urlavano il mio nome. Significa che qualcosa ho lasciato».
Luki, scusaci ma te lo dobbiamo chiedere. Cosa intendevi con quel “the last dance” che hai postato ieri sera?
«Ho scritto così perché sapevo già alla vigilia che questa sarebbe stata l’ultima gara della mia stagione, in quanto devo dare l’opportunità al mio fisico di riprendersi.
Allo stesso tempo ho sempre detto che avrei voluto iniziare e chiudere nello stesso posto, cioè Oberhof. Oggi nella mia testa l’ho vissuta sapendo che potrebbe essere stata anche l’ultima e ho cercato anche di godermela come tale, poi si vedrà, se il fisico mi dimostra di stare bene e poter reggere per i prossimi tre anni, portandomi in buone condizioni alle Olimpiadi del 2026, allora vado avanti».
Ovviamente è ciò che si augurano tutti.