La staffetta maschile pone fine al dominio assoluto della Norvegia nel settore in questa stagione. Ed il merito è della Francia di Antonin Guigonnat, Fabien Claude, Emilien Jacquelin e Quentin Fillon Maillet che in una gara condizionata dal forte e ballerino vento ha saputo mettere alle strette i vichinghi sin dalla prima frazione con Vetle Christiansen a pagare subito un minuto di gap. Difficile risalire, anche se Tarjei Bø, Sturla Lægreid e soprattutto Johannes Bø hanno provato l’impossibile: l’ultimo a demordere è stato proprio JTB che ha messo sul piatto anche uno stratosferico poligono finale (meno di 16" senza errori nel vento) ma senza l’assist altrui – e Fillon Maillet non è stato da meno al tiro – la rimonta era senza senso.
E così sul gradino più alto del podio salgono i francesi, con la Norvegia che può rimpiangere per l’inizio in salita: d’accordo, dei 4 Christiansen era l’atleta che dava meno garanzie ed era naturale immaginarlo nella prima metà di gara, ma valeva la pena rinunciare ad un "lanciatore" perfetto come Lægreid? A posteriori la risposta è fin troppo facile e fa sorridere una Francia che può applaudire il coraggio di Guigonnat, la solidità di Claude, l’imprevedibilità di un Jacquelin generoso ma a rischio crollo verticale (e c’è mancato poco, vista la crisi finale) e la tranquillità di Fillon Maillet. Tra l’altro proprio l’ultimo frazionista ha deciso di andare di persona al poligono nell’ultima sessione di tiro di Jacquelin, per vivere di persona le condizioni a pochi metri dalla piazzola.
Johannes Bø deve così rinunciare all’enplein di ori: prima della mass start di domani il suo palmares ad Oberhof 2023 conta di 5 ori ed un argento. Difficile immaginarlo recriminare con Christiansen e Lægreid per il giro di penalità colto da entrambi, in un giornata che ha comunque visto quasi tutte le nazioni cogliere almeno un giro.
A completare il podio, in risalita, c’è stata la Svezia: anche in casa gialloblu l’inizio è stato molto difficile con Femling a completare la prima frazione addirittura dietro la Norvegia con 1’21 di gap dai transalpini. Poi Ponsiluoma, Nelin e Samuelsson hanno raddrizzato la situazione per mettere al sicuro il bronzo.
Insomma, la sliding door della gara è stata la prima frazione, dove la Francia ha preso il largo insieme a Svizzera (poi affossata dai 4 giri di penalità di Finello in terza frazione) e Repubblica Ceca, sorprendente quarta ed in gioco per il podio sino al duplice giro colto da Marecek nel finale. Per un gioco del destino, in molti dei successivi poligoni, chi era in testa ha potuto godere di condizioni di tiro più favorevoli, elemento che ha reso ancora più complicata l’operazione recupero per chi inseguiva.
E subito ad inseguire è stata anche l’Italia, alla fine settima in scia a Germania e Svizzera: gli azzurri tra i top 7 sono stati gli unici a non cogliere giri di penalità. Didier Bionaz al lancio ha dovuto far ricorso a tre ricariche, vedendo scappare i battistrada per dare il cambio a Tommaso Giacomel in ottava piazza con 46"5 di ritardo. Il coetaneo trentino è risalito fino al quarto posto, vedendo aumentare leggermente il distacco (+1’06) utilizzando altrettante ricariche con il debuttante Elia Zeni (classe 2001, un anno in meno rispetto a chi l’ha preceduto) a ritrovarsi in una situazione onestamente difficile da gestire per un inesperto come il fiemmese, bravo comunque a restare a galla (5 ricariche complessive) per lanciare Lukas Hofer nella frazione finale. Il settimo posto finale (14 ricariche totali, 3 per il pusterese) rappresenta un risultato che ci può stare in queste condizioni, dove un quartetto per tre quarti di "millenials" ha inevitabilmente pagato dazio in termini di esperienza.
A breve la classifica
Biathlon – La Francia spezza il dominio Norvegese nella staffetta, Svezia terza e Italia settima
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