Ha completato il primo Tour de Ski della sua carriera, giungendo al traguardo nelle sette tappe in programma, chiudendo in 44ª posizione la generale e ricevendo l’onore di gareggiare in casa in Val di Fiemme, a pochi chilometri di distanza dalla sua Moena, in Val di Fassa. Per Giovanni Ticcò, classe 2000, che in estate si è allenato con la squadra di sede delle Fiamme Oro, è stata un’emozione forte, ma anche un’esperienza molto formativa per un ragazzo sempre determinato a migliorare.
Di questo abbiamo parlato con lui domenica scorsa, quando sotto la neve ha anche aspettato che terminassimo la nostra intervista a Pellegrino, per parlarci di questi nove giorni vissuti nel massimo circuito dello sci di fondo.
Ciao Giovanni. Qual è il tuo bilancio della prima esperienza al Tour de Ski?
«Per me è già una soddisfazione aver portato al termine il mio primo Tour de Ski. Si, non ho fatto delle prestazioni esaltanti, mi sono sempre classificato attorno alla quarantesima posizione, magari un po’ condizionato dal fatto che questa edizione fosse più adatta a fondisti più competitivi in alternato che in skating. In ogni caso sono molto soddisfatto di averlo concluso e dell’esperienza fatta».
Cosa hai imparato?
«Veramente tanto, anche perché ogni giorno avevo un’occasione nuova, mi trovavo di fronte a delle nuove dinamiche all’interno di un ambiente di cui solitamente non faccio parte e a cui non sono abituato. Ci tengo a ringraziare gli skiman, che mi hanno accolto come se fossi un atleta di squadra A, facendo tutto il possibile perché avessi sempre ottimi materiali, testando gli sci e tanto altro. Dagli atleti più esperti ho imparato tanto, soprattutto tra l’amministrazione post gara, con il recupero delle energie, e quella pre gara, visto che si gareggiava quasi ogni giorno. È stato bello. Essere ogni giorno in questo ambiente con i più forti al mondo è tanto stimolante».
Una motivazione in più per lottare cercando di mantenere un pettorale di Coppa del Mondo.
«Quello credo sia l’obiettivo: riuscire a gareggiare con continuità in Coppa del Mondo e migliorarsi sempre di più senza mai mollare».
Quanto è importante per un atleta della tua età avere questo tipo di opportunità. Quanto si migliora con un’esperienza del genere?
«Secondo me, per un atleta della mia età è tanto formativo, perché sei sempre in mezzo a questo ambiente. A parere mio, è anche molto stimolante, perché ogni giorno c’è un’occasione nuova e puoi anche confrontarti sempre con gli altri più esperti, capire come migliorarti, ma soprattutto avere la motivazione in più per presentarti ancora più allenato, più preparato e in forma il prossimo anno».
Puoi descriverci le emozioni che hai avuto nel gareggiare davanti alla tua gente? In fin dei conti, essendo tu della Val di Fassa, hai disputato queste gare praticamente in casa.
«Già quando siamo arrivati qui a Lago di Tesero mi sono sentito subito a casa. Bello, bello, bello! Nel corso del weekend, in ogni gara era presente tanta gente che mi incitava a bordopista, tra parenti, amici e tifosi azzurri. Sono contento di aver ricevuto una spinta da tante persone delle valli di Fassa e Fiemme su in salita, come nelle curve e in ogni rettilineo. Voglio dire grazie a tutti per questi incitamenti. È stato magico e speciale correre una tappa di Coppa del Mondo in casa».
Si dice spesso che quando un atleta entra in un corpo sportivo tende a rilassarsi. Vedo voi giovani e a me sembra l’opposto, mi date l’impressione di essere molto motivati.
«Da quando sono entrato nel corpo sportivo delle Fiamme Oro sono riuscito a migliorarmi anno dopo anno. Sono contento di quello che sto facendo. Non so se in passato qualche atleta si sia seduto, io però ho sempre l’obiettivo di migliorarmi. Anzi, visto che abbiamo citato il corpo sportivo, ci tengo a ringraziare le Fiamme Oro, perché quest’anno ho svolto la preparazione con la squadra di sede. In estate ho avuto anche diversi problemi fisici, ma lavorando insieme al mio allenatore Marco Selle siamo riusciti ad uscirne fuori anche bene. Voglio ringraziare anche i miei compagni di squadra delle Fiamme Oro, perché ogni giorno l’allenamento era stimolante e ciò ha permesso a tutti noi di migliorare. In squadra c’era una grande passione nell’allenarsi e ciò ha aiutato tutti noi».