Si chiude un anno ed è tempo di bilanci, anche per lo sci di fondo. Che 2022 è stato per la disciplina e in particolare per l’Italia?
Sicuramente il 2022 dello sci di fondo ha confermato le problematiche avute negli anni precedenti. In particolare dal punto di vista organizzativo, se si considera che nella passata stagione è stato praticamente impossibile per le squadre sfruttare la Coppa del Mondo in preparazione delle Olimpiadi, dal momento che dopo la conclusione del Tour de Ski, il 4 gennaio, gli atleti non hanno più gareggiato fino all’evento a cinque cerchi. Ciò a causa della cancellazione delle tappe di Les Rousses e Planica, senza trovare alcuna località sostitutiva. Ciò per l’emergenza covid, peccato che in Francia poco prima e in Slovenia poco dopo, furono invece disputate delle gare di biathlon.
L’ennesima conferma di un sistema in difficoltà, che rincorre lo spettacolo con continui cambiamenti che non solo si trovano spesso a snaturare la disciplina, ma a volte causano anche l’effetto contrario a quello desiderato. Le nuove distanze e il nuovo sistema di punteggio non piacciono a molti, mentre gli anelli continuano a essere troppo brevi e i trenini la fanno da padrone nelle individuali. Tra i format purtroppo continuano a fare la voce grossa anche le mass start in piste strette e spesso non in grado di fare selezione. E intanto un’altra campionessa, come Lampic, ha deciso di salutare passando al biathlon.
Dal punto di vista sportivo c’è un 2022 di appena due mesi, o forse sarebbe meglio dire olimpico, circoscrivendolo a Pechino 2022, e il resto dell’anno segnato dall’esclusione degli atleti russi.
Le Olimpiadi avevano messo in evidenza le difficoltà della Norvegia, complice anche una marcia di avvicinamento all’evento complicata da alcuni casi covid, comunque salvata dalle grandi prestazioni di due fenomeni come Klæbo e Johaug. In Cina, però, la Russia aveva mostrato quanto si poteva già intuire a Oberstdorf un anno prima, una nazionale sempre più vicina alla Norvegia, capace di superarla nella staffetta femminile e bastonarla a ripetizione, con esclusione del solo Klæbo, tra gli uomini, guidata da un magnifico Bolshunov.
Il duello tra questi due campioni e tra queste due nazioni era forse la grande speranza per lo sci di fondo di conquistare l’interesse degli appassionati, ma lo scoppio del conflitto in Ucraina ha privato tutti della possibilità di vedere il fenomeno russo e i suoi compagni in gara.
Niente Nepryaeva quindi, prima donna russa a vincere la Coppa del Mondo di sci di fondo dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, niente Bolshunov, vincitore di tre ori olimpici, ma anche l’astro nascente Terentev, la giovane Stepanova, Stupak, Sorina, Ustiugov, Yakimushkin, Maltsev e gli altri. Così a rimetterci, oltre ai diretti interessati, è tutto lo sci di fondo internazionale, diventato quasi una Coppa di Norvegia in campo maschile, mentre tra le donne la Svezia ha preso in mano la situazione, non più solo nelle sprint.
A mettersi in evidenza in campo maschile, ovviamente, la Francia con Jouve nelle sprint, con la vittoria della coppa di specialità, e la squadra distance capace di vincere ancora una volta la medaglia olimpica. Per il resto c’è il solito Niskanen, nella passata stagione il migliore in assoluto nelle distance in classico, mentre il covid lo ha frenato al via della stagione attuale. Un po’ di spazio se lo è ritagliato anche la Svezia con il ritrovato Halfvarsson, alle cui spalle crescono i giovani terribili Anger e Poromaa.
Tra le donne, invece, si sta vivendo un periodo davvero particolare, una fase interlocutoria, dopo il ritiro della regina Johaug. A questo punto, oltre alla grande Svezia e una squadra femminile norvegese giovane nella quale sta emergendo Tiril Udnes Weng, fin qui però incapace di vincere, c’è la solita magnifica Diggins, ma anche tanta Europa, grazie alla svizzera Fähndrich e alla nazionale tedesca sempre più protagonista, in particolare con Hennig.
E l’Italia? Tanto Pellegrino, come sempre. Il 2022 è stato l’anno di Chicco, capace di chiudere il cerchio vincendo una magnifica medaglia olimpica nella sprint di Pechino, secondo alle spalle di Klæbo, nemmeno troppo distante quel giorno. In estate la notizia della gravidanza di sua moglie, Greta Laurent, che lo ha forse reso ancora più forte, al punto da inaugurare la nuova stagione con il suo primo podio in una distance, non male a 32 anni. Poi un altro podio a Lillehammer, quindi l’epico trionfo di Davos, dove Pelle è stato capace di battere Klæbo dopo quattro anni.
Diremmo anche troppo Pellegrino, se circoscrivessimo il 2022 a un’Olimpiade nella quale, escluso il valdostano, l’Italia ha raggiunto forse il suo punto più basso, in grandissima difficoltà, troppo lontana, scavalcata da troppe nazioni. A Dobbiaco lo scorso aprile erano poche le facce sorridenti, al termine di una stagione davvero negativa. A quel punto, però, si è deciso di seguire il percorso intrapreso da Pellegrino e De Fabiani dall’estate 2021, Markus Cramer. Il dt Stauder ha chiamato in Italia l’allenatore tedesco, consegnandogli le chiavi della nazionale azzurra, dettando le linee guida da seguire. Si è visto sicuramente un cambio di atteggiamento di tutto l’ambiente, maggiore determinazione e convinzione, i musi lunghi si sono trasformati in volti determinati. Ai buoni propositi, però, dovevano seguire i risultati.
Ne è arrivato subito uno molto roboante, da un’atleta che non fa nemmeno parte del gruppo Cramer, Simone Mocellini, della squadra Milano-Cortina 2026. Il suo sorprendente podio ha dato la carica a tutti, ai giovani della sua squadra e anche a quelli più esperti, dimostrando che a volte bisogna anche crederci di più, al netto delle problematiche avute dal sistema in questi anni.
Per quanto riguarda le donne, perse Lucia Scardoni, che ha annunciato il ritiro, e Greta Laurent, ferma per la gravidanza, è stata Caterina Ganz a prendersi il ruolo di leader, dopo i buoni risultati della passata stagione. Presto per giudicare il resto, visti i problemi fisici di Comarella e l’arrivo delle atlete del gruppo Milano-Cortina solo da Beitostølen.
Aspettiamo il 2023, sperando che per l’Italia possano arrivare soddisfazioni come nel finale del 2022, ma anche maggiori se possibile, soprattutto se iniziassero ad arrivare segnali positivi tra le donne, e per lo sci di fondo possano finalmente cambiare le cose, prendendo decisioni in grado di fare il bene di una disciplina splendida ma che da troppo tempo viene gestita in maniera quasi tafazziana.