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Biathlon , Coppa del Mondo

Il 2022 del Biathlon – Si completa la leggenda Wierer. Una Poltrona per Due. La Riscossa di Vittozzi ed un cambio generazionale

Una Poltrona per Due è il classico di Natale più classico che c’è. Ma oggi che il sipario si appresta a calare sul 2022, il trono del biathlon non può che allargarsi a due pretendenti stagionali. E il riferimento è inevitabilmente per Johannes Thingnes Bø e Quentin Fillon Maillet.
Il francese ha vinto da cannibale la Coppa del Mondo conclusasi a marzo mettendosi nel frattempo al collo due ori e tre argenti olimpici. Il norvegese sta tornando a fare la voce grossa in questo primo scampolo di stagione e a Pechino ha messo la firma su tutto il resto del programma con i trionfi in sprint, mass start e nelle due staffette, un poker di ori a cinque cerchi a cui si aggiunge il bronzo nell’individuale.
Molto più complicato invece fare un riassunto analogo al femminile, perchè se la prima parte di 2022 sembra aver portato a compimento il ciclo delle “90” con il dominio recente firmato dal terzetto Dorothea Wierer, Tiril Eckhoff e Marte Røiseland – c’è la sua firma su tre dei sei titoli pechinesi e sulla Coppa del Mondo scorsa – il mese di dicembre ha spalancato le porte al cambio generazionale, con Julia Simon, Elvira Öberg e Lisa Vittozzi a guidare attualmente il gruppo, in contumacia delle due veterane norvegesi (Røiseland pronta al rientro, Eckhoff no) e con la più vincente delle italiane giocoforza meno continua.
Riavvolgendo il nastro a inizio anno e raccontato del duello olimpico con JTB, Fillon Maillet è rientrato in Europa con una condizione talmente straripante da fare l’abbonamento al podio per tutte le gare del terzo round di Coppa del Mondo, eccezion fatta per la mass start finale di Holmenkollen: terzo posto in staffetta a Kontiolahti, poi tris di vittorie tra sprint ed inseguimento finlandesi e successiva sprint ad Otepää e tris di secondi posti nella mass start estone e nella sprint+inseguimento della capitale norvegese. Primavera ed estate hanno poi riportato la piena voglia al fenomeno Bø che ha così ripreso a macinare successi (5+2 staffette) oltre a due terzi posti di Le Grand Bornard, con la costante di uno Sturla Lægreid costantemente nei paraggi e proprio per questo ancora in grado di contendere la leadership della generale al capitano fuoriclasse.
Se al maschile solo l’estemporaneo successo di Ponsiluoma nell’individuale di apertura ha interrotto il monologo norvegese (5 perle di JTB, una a testa per Lægreid e Dale), al femminile solo Julia Simon ha saputo confermarsi sul gradino più alto del podio in due occasioni, una serie di vincitrici che comprende anche le due sorelle Öberg, Lisa Hauser, Denise Herrmann, Anna Magnusson per una situazione più fluida ed omogenea che si allarga, puntando l’attenzione ai vari podi, anche a Linn Persson (2), Lisa Vittozzi (2), Marketa Davidova (2), Ingrid Tandrevold (2), Anais Chevalier e la stessa Wierer, autrice dell’unico successo italiano della stagione invernale con la mass start di Anterselva. Perchè i mondiali estivi hanno raccontato altro ed esaltato proprio le azzurre Wierer e Vittozzi, ma questa è un’altra storia.
Insomma, una varianza di nomi e protagoniste che racconta bene di come qualcosa stia cambiando nel panorama femminile e spetterà proprio al 2023 definire le nuove gerarchie in un contesto di non facile lettura, considerando anche del prossimo rientro della già citata Røiseland, ormai fuori dai giochi per la difesa della Coppa del Mondo, ma dotata di quel talento e di quella capacità di successo in grado di sparigliare le carte in ogni singola gara e soprattutto ai Mondiali di Oberhof.
Allargando il tiro, il 2022 stava raccontando l’interessante storia della Bielorussia (Alimbekova, Sola e via dicendo) interrotta bruscamente dal ban bellico, al pari della crescita di una nuova generazione di atleti russi. E parimenti interrotta è stata la crescita del norvegese Sivert Bakken, asceso fino al successo nella sua Holmenkollen per poi essere bloccato da problemi cardiaci: un’assenza che ha però agevolato il reintegro di un Dale autore dell’ultimo spunto dell’anno solare, a compimento di un ritorno ai vertici che qualche mese fa sembrava poter essere oltremodo complicato.
 In casa Italia il 2022 è stato l’anno di Dorothea Wierer, bronzo olimpico nella sprint per completare il palmares e vittoriosa nella mass start della sua Anterselva. E’ stato l’anno del ritorno sul podio di Lukas Hofer con il terzo posto di Kontiolahti, è stato – dall’estate in poi – l’anno del rilancio di Lisa Vittozzi, ritrovatasi per tornare ad alzare la voce e a mettere sul tavolo tutte le credenziali per essere una protagonista assoluta del Circo Bianco, come ha raccontato l’ultimo mese. Un mese trascorso senza i nomi che hanno fatto la storia maschile del biathlon recente: Dominik Windisch e Thomas Bormolini hanno salutato il gruppo e si stanno dedicando ad altro, Hofer è fermo ai box e così le nuove generazioni si sono viste costrette a crescere un po’ più velocemente ed è toccato quindi in primis a Tommaso Giacomel (sesto posto per lui a Hochfilzen) prendere in mano il vessillo tricolore e fare da nuovo leader del movimento e confermarsi principale millenials della Coppa del Mondo. Una crescita ancora da compiersi e completarsi, sia chiaro. Ma di certo è il finanziere di Imer il volto del futuro del biathlon italiano.
Un cambio generazionale che coinvolge inverno molti protagonisti e passa tra la crescita di Samuela Comola, l’interessante adattamento di Rebecca Passler sul palcoscenico di Coppa del Mondo (tra l’altro ha già potuto prendere confidenza con il podio della staffetta, e con pieno merito), i convincenti segnali lanciati da Daniele Fauner, David Zingerle ed Hannah Auchentaller e da diversi protagonisti dei circuiti minori.
E’ anche questo il lascito del 2022 del biathlon, punto di partenza del quadriennio olimpico che culminerà ad Anterselva, “casa” del biathlon italiano, di Dorothea Wierer e di molti dei giovani protagonisti di cui sopra.
Ed allora, avanti 2023.

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