Emil Iversen, fondista norvegese, si è messo a nudo ai microfoni del quotidiano "VG", raccontando di essere sprofondato in una crisi che gli pareva irreversibile dopo la tappa di Coppa del Mondo di Ruka, a fine novembre, tanto che la sensazione era quella di essere finito "in una palude", ha confessato.
L’atleta ha capito, in quei giorni, che non era il suo fisico a necessitare di una messa in sesto, ma la sua sfera psicologica: "Ho sentito che dovevo agire e non limitarmi a starmene seduto lì, nella speranza che questo malessere se ne andasse. Ho dovuto lavorare più duramente sulla mia testa, chiedendo aiuto".
L’atleta ha capito, in quei giorni, che non era il suo fisico a necessitare di una messa in sesto, ma la sua sfera psicologica: "Ho sentito che dovevo agire e non limitarmi a starmene seduto lì, nella speranza che questo malessere se ne andasse. Ho dovuto lavorare più duramente sulla mia testa, chiedendo aiuto".
In primis a papà Ole Morten Iversen, che ha dato a suo figlio una serie di obiettivi mentali da traguardare in vista della tappa di Coppa del Mondo di Lillehammer, e, in seconda battuta, a uno psicologo dello sport: "Lui ha confermato la strategia di mio padre sotto vari aspetti. Mi sono riconosciuto in gran parte di ciò che mi ha detto lui. Abbiamo capito insieme che dovevo tornare indietro nel tempo, essere semplicemente me stesso. D’ora in poi mi focalizzerò sui miei punti di forza e me ne fregherò di tutto il resto".
Emil Iversen, infine, ha candidamente ammesso che "non ce l’avrei mai fatta senza aiuto. Un brutto fine settimana a Ruka non dovrebbe destabilizzare, ma con i frame della scorsa stagione ancora nitidi nella mia mente, tali crolli diventano molto più grandi. Ruka ha risvegliato brutti ricordi in me".