In questi anni, la Federazione Norvegese di Sci è spesso stata in prima linea contro i cambiamenti climatici, insistendo tanto per rendere le gare più sostenibili, fino a combattere per l’abolizione totale del fluoro nelle competizioni da sci perché ritenuto inquinante. Al tempo stesso, però, la Federazione Norvegese viene finanziata da sponsor come Equinor, uno dei maggiori venditori di petrolio grezzo al mondo, in piena contraddizione quindi con i valori promossi.
E sicuramente non può che essere definita una contraddizione ciò che è accaduto in occasione della sprint di apertura a Beitostølen, quando un fondista svedese, Emil Johansson Kringstad si è unito a un gruppo di persone in protesta nei confronti proprio di Equinor, che è uno dei principali sponsor della Federazione Norvegese di sci di fondo, accusato di attuare in questa maniera il cosiddetto sportwashing, utilizzare lo sport per migliorare la propria immagine, accusa che sta ricevendo per esempio la proprietà del Newcastle, club di calcio, legata allo stato dell’Arabia Saudita.
La protesta è stata organizzata da Greenpeace Nordic e l’atleta si è unito ad essa, dichiarando: «La crisi climatica è uno dei problemi più severi che sta incontrato lo sport sulla neve, e i combustibili fossili sono la principale causa di questo. L’inverno scandinavo sta diventando sempre più corto e possiamo vedere il domani sciogliersi davanti ai nostri occhi».
Come riportato da “newsinenglish.no”, Andreas Randoy, di Greenpeace, ha aggiunto: «Volevamo sottolineare che lo sci sia sponsorizzato da una delle più grandi minacce alla sua stessa esistenza».
Al traguardo Kringstad, con le scritte della protesta sulla propria tuta, ha anche mostrato una delle bandiere della protesta, che chiedeva proprio di fermare Equinor.
Ed eccola la grande contraddizione della Federazione Norvegese, che ha deciso di multare per circa mille euro l’atleta, 999 franchi per la precisione, in quanto avrebbe infranto il regolamento della FIS, che vieta agli atleti di lanciare messaggi politici, come spiegato dal responsabile delle competizioni, Torbjørn Broks Pettersen, a NRK.
«Avremmo potuto multare fino a seimila franchi svizzeri per questo, ma la giuria si è accordata su 999 – ha chiarito Pettersen – perché le multe fino a mille franchi non possono essere impugnate. Se avessimo dato una multa più alta avremmo potuto rischiare che avrebbe presentato ricorso per ottenere maggiore attenzione sul caso e non vogliamo contribuire». Insomma, l’obiettivo era fargliela pagare, nel senso più letterale possibile del termine.
La risposta dello sciatore svedese non si è fatta attendere: «Non pensavo che avrei ricevuto questa multa, evidentemente se si sono comportati così sono abbastanza spaventati. Non conoscevo il paragrafo (del regolamento, ndr) a cui si riferiscono, ma voglio capire cosa c’è di politico nel parlare di cambiamenti climatici».
Parlando della contraddizione di una federazione di sci sponsorizzata da un’azienda petrolifera, Kringstad ha lanciato una provocazione: «Non credo che la ricerca sul cancro prenderebbe i soldi dall’industria del tabacco».
Sicuramente la contraddizione della Federazione Norvegese di Sci in questo caso è piuttosto evidente: portare avanti la causa del clima, mentre allo stesso tempo si viene finanziati da un’azienda petrolifera, per poi multare un attivista a favore del clima con l’accusa di fare politica, quando da mesi dirigenti e sciatori norvegesi stanno parlando della questione russa.
Premesso che il pettorale gialloblu in soloidarietà all’Ucraina, indossato dagli atleti in occasione delle competizioni norvegesi della passata Coppa del Mondo ci ha trovato d’accordo, facciamo però notare che anche quello era un messaggio politico e non solo di solidarietà. Ma evidentemente c’è politica e politica, causa e causa, va tutto bene fin quando essa non va a toccare le proprie finanze. Alla fine anche i valori hanno un prezzo.