A Beitostølen si è aperta la stagione dello sci di fondo norvegese con la tradizionale sprint in tecnica classica.
Una giornata particolare, in quanto se in campo femminile vi sono le novità dei ritiri di Falla e soprattutto Johaug, con quest’ultima presente nell’inedito ruolo di commentatrice, in quello maschile vi sono alcune assenze pesanti a causa di problemi fisici, in particolare Klæbo, che sarà al via domani nella 10 km, e Valnes, che si sta allenando in Finlandia. Recupero dell’ultima ora per Sindre Bjørnstad Skar.
Campo quindi aperto a nuovi inserimenti, ma anche a qualche importante ritorno. E proprio di ritorno parliamo, bellissimo, roboante, emozionante, quello di Kristine Stavaas Skistad. Nel 2019, appena ventenne, sembrava in rampa di lancio, quando dopo aver vinto il titolo mondiale juniores arrivò a un passo dalla finale della sprint mondiale di Seefeld, cadendo però in semifinale. Da allora, a causa di diversi problemi, non solo fisici, la giovane era andata in difficoltà e con tanta superficialità alcuni la davano ormai per persa.
Rimasta fuori dalla squadra nazionale, Skistad non si è arresa, ha continuato ad allenarsi duramente nel Team Konnerud, fino a presentarsi oggi al via in condizioni fisiche eccellenti.
Prima le qualificazioni dominate, poi una condotta intelligentissima delle batterie, dove ha dimostrato una grande sapienza tattica, fino a oggi probabilmente sconosciuta. In finale, poi, forse qualcuno ha pensato alla solita Skistad poco incisiva nel momento decisivo, invece lei ha lasciato sfogare le gemelle Tiril e Lotta Udnes Weng, quindi è rientrata nell’ultima salita ed è andata via con Lotta Udnes Weng sulla discesa finale. Quest’ultima ha approcciato il rettilineo d’arrivo con mezzo metro di vantaggio, ma a quel punto Skistad, forte di una stazza fisica imponente e con una cattiveria che forse non le avevamo mai visto, ha iniziato a recuperare con le sue poderose spinte, fino a lanciarsi in una spaccata finale perfetta, nella quale ha buttato tutta se stessa, decisa a mettersi alle spalle con quel gesto tutte le delusioni delle ultime stagioni. La commozione al traguardo ha detto il resto.
Alle sue spalle le due Udnes Weng con Lotta che ha accettato con sportività il secondo posto e Tiril che è riuscita a prendersi il podio regolando un’altra giovane in rampa di lancio. Probabilmente a Ruka, infatti, rivedremo in Coppa del Mondo anche la 2002 Maria Melling, campionessa mondiale juniores in carica, autrice del terzo tempo di qualificazione e quarta assoluta in finale al termine di una giornata da protagonista.
E la gara maschile? Tutto secondo pronostico, con Even Northug che ha dominato a partire dalle qualificazioni, per poi vincere anche tutte le batterie. Alle sue spalle l’altro atleta già certo del posto per Ruka che era presente al via della gara, quel Haavard Solaas Taugbøl che ha già dimostrato una buona condizione, ma ancora inferiore a quella di un Northug in grande forma. Sul terzo gradino del podio è giunto Sindre Bjørnestad Skar, che aveva rischiato seriamente di non esserci, dal momento che due giorni fa era stata annunciata la sua assenza perché contatto stretto di un positivo al covid. Invece, Skar non ha avuto alcun sintomo, così dopo l’isolamento ha preso parte alla gara, conquistando terzo posto e pettorale per Ruka.
Valutando che gli assenti Klæbo e Valnes avevano già il posto per la Finlandia assicurato, l’altro posto potrebbe andare al quarto classificato, il classe 2001, Lars Agnar Hjelmeset, autore di una bella prestazione dopo una qualificazione un po’ in sofferenza, chiusa 15°. La sua prestazione in qualificazione, però, potrebbe dare una spinta a Sivert Wiig, che nel prologo è giunto secondo e aveva anche vinto la sua semifinale. Molto più probabilmente sarà quest’ultimo ad andare a Ruka.