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Biathlon

Caso di doping in Svezia, Sebastian Samuelsson: “Evento triste, ma non mina la credibilità del nostro biathlon”

Dopo il caso di doping che ha visto protagonista una biatleta svedese di 24 anni, Cordelia Melén Olsson, dalla Russia sono piovute aspre critiche nei confronti di un altro portacolori della rappresentativa del Paese scandinavo: si tratta di Sebastian Samuelsson, spesosi a lungo e in prima persona nella lotta contro le sostanze dopanti, tanto che nell’autunno 2018 fu invitato alla Casa Bianca, negli Stati Uniti d’America, per partecipare a una tavola rotonda sullo sport pulito.
Più volte Samuelsson criticò i vari casi di doping emersi tra gli atleti russi e in landa sovietica non hanno perso tempo, questa volta, per puntare il dito contro il suo silenzio circa la positività della sua ‘collega’ alla Terbutalina, comunemente utilizzata nei trattamenti contro l’asma.
Attraverso le colonne di "AftonBladet", Samuelsson ha così voluto fornire una sua dichiarazione ufficiale sull’accaduto: "È un evento molto triste, che dimostra che dobbiamo lavorare di più sull’educazione circa queste tematiche. Ho visto i commenti giunti dalla Russia, sapevo perfettamente che sarebbero arrivati. Rispondo dicendo che devi essere in grado di distinguere tra mele e pere, ma è chiaro che non è positivo che abbiamo un caso di doping in Svezia e all’interno del biathlon svedese. Non dovrebbe essere così".
"Tuttavia – ha concluso Samuelsson –, personalmente non penso che questo caso influisca in alcun modo sulla credibilità del biathlon svedese. Ritengo ancora di poter pensare e dire che il doping sia terribile".
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