Con il prezzo dell’energia alle stelle, anche la neve artificiale sta diventando, settimana dopo settimana, un bene di lusso. Per via della carenza di precipitazioni a carattere nevoso in questa prima metà di autunno, le stazioni sciistiche stanno ricorrendo allo snowfarming, ma, laddove questa pratica non è possibile, ecco che si trovano a fronteggiare il caro-bolletta.
Un problema comune a tutta Europa, tanto che la Federazione di sci svedese ha condotto un’indagine capace di coinvolgere 80 impianti di innevamento artificiale e di quantificare l’impatto generato dall’impennata delle tariffe energetiche sulle località invernali.
Un problema comune a tutta Europa, tanto che la Federazione di sci svedese ha condotto un’indagine capace di coinvolgere 80 impianti di innevamento artificiale e di quantificare l’impatto generato dall’impennata delle tariffe energetiche sulle località invernali.
Come riporta "Nordic Mag", in due casi su tre si è registrata una minore capacità di coprire gli anelli di fondo in lunghezza: si arriva al massimo a due chilometri, contro i tre che si riuscivano a imbiancare nel recente passato.
Inoltre, è importante produrre neve artificiale tenendo conto del costo dell’elettricità e, soprattutto, attendendo le basse temperature; infatti, a -4°C la quantità di neve che si riesce a originare è doppia rispetto a quando si hanno -2°C. Senza dimenticare, peraltro, che i livelli dei corsi d’acqua sotterranei dai quali si attinge per l’innevamento sono già bassi in molte aree del Paese scandinavo.
Inoltre, è importante produrre neve artificiale tenendo conto del costo dell’elettricità e, soprattutto, attendendo le basse temperature; infatti, a -4°C la quantità di neve che si riesce a originare è doppia rispetto a quando si hanno -2°C. Senza dimenticare, peraltro, che i livelli dei corsi d’acqua sotterranei dai quali si attinge per l’innevamento sono già bassi in molte aree del Paese scandinavo.