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VIDEO – Federico Pellegrino: “La presenza di Cramer una grande opportunità per lo sci di fondo italiano”

Anche in occasione dell’opening day di Milano, che la FISI ha organizzato all’interno dell’Armani/Teatro per sancire pubblicamente la collaborazione tra la federazione e l’importanza azienda di moda, Federico Pellegrino è stato tra gli atleti più cercati dai media. Non sono soltanto i suoi successi a rendere interessante una sua intervista, ma la dote naturale del valdostano di non essere mai banale e offrire numerosi temi di discussione da approfondire.
Anche in questo caso, al microfono di Fondo Italia, l’azzurro non si è limitato a parlare dello stato di forma e degli obiettivi, ma anche di altre tematiche che interessano il mondo dello sci di fondo, sia quello italiano che internazionale, dalla crescita dei giovani azzurri fino alle discussioni in Scandinavia sulla possibile introduzione di team privati in Coppa del Mondo, modello ciclismo, passando ovviamente per l’arrivo di Cramer, visto come un’occasione per tutto il movimento azzurro.
Questo uno stralcio dell’intervista, che potete ascoltare e vedere per intero a fondo pagina.
«Il bilancio estivo è positivo, in quanto sono riuscito a svolgere tutto il lavoro in programma. Il test sui tremila a Feltre? Qualcosa di particolare, perché non credo che molti di noi avessero già fatto un 3000 con il pettorale addosso. I tempi ottenuti da tutti sono motivo di soddisfazione, vuol dire che tutti siamo migliorati nell’aspetto in cui Markus (Cramer, ndr) riteneva avessimo più margine.
I nostri giovani? C’è da capire perché poi molti dei nostri giovani abbiano poi stentato da senior. Sono sicuro che con questo approccio di Markus Cramer, se anche gli allenatori delle altre squadre vorranno seguire la sua impostazione, si potrà vedere continuità di risultati nel passaggio di categoria.
Il cambiamento del format team sprint? Finalmente, perché ho sempre detto che secondo me non era equo. Purtroppo è capitato spesso, sia a Pyeongchang che a Pechino, che finissimo nella seconda semifinale. Non è una scusa, ma c’era grande disparità, tanto che non mi capacitavo di come mai la FIS non cambiasse il format.
I team privati proposti dagli atleti scandinavi? A me sembra di capire che al Nord in questo periodo abbiano voglia di dire sempre la loro e fare proposte senza mai mettersi d’accordo e fare qualcosa insieme. Dall’altra parte penso che questo sia soltanto il sintomo del fatto che si sta verificando quanto qualcuno dai piani bassi aveva detto loro: lo sci di fondo in Italia aveva ben poco da perdere, perché non siamo nei primi dieci sport più importanti nel nostro paese, mentre in Norvegia invece si. Il fatto che ora vogliano provare a cambiare qualcosa è perché evidentemente forse hanno mangiato un po’ troppo.
Se sono fiducioso per il futuro dello sci di fondo italiano? Abbiamo due grandi opportunità. La prima sono i corpi sportivi militari, una cosa che abbiamo solo noi in questa maniera. L’altra opportunità è rappresentata da Markus Cramer, un nuovo allenatore che ha avuto modo di vedere il nostro mondo dall’esterno. Lui può essere solo utile se ascoltato. Tanto dipenderà da quanto gli allenatori delle squadre minori, dei corpi militari e tutti gli altri allenatori, ascolterà i consigli di qualcuno che arriva da fuori e non ha pensieri viziati da dinamiche poco utili alle prestazioni degli atleti, ferme da vent’anni».

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