La parziale apertura del Cio e della Fis a russi e bielorussi sta creando scompiglio nel mondo degli sport invernali. Accogliere gli atleti che prendano le distanze dal regime di Vladimir Putin e accettino di gareggiare senza esibire vessilli nazionali è quello che il presidente del Cio Thomas Bach ha definito un “dilemma” in una recente intervista al “Corriere della Sera”. È una posizione destinata a dividere: trova sicuramente consensi importanti, ma anche critiche feroci, come quella di Sebastian Samuelsson.
Il biatleta svedese, che non si fa mai problemi a pronunciarsi su questioni socio-politiche, ha attaccato a muso duro Bach: “È il migliore amico della Russia. In qualche modo mi chiedo cosa abbia ricevuto per sostenere la loro linea”, queste le parole riportate dalla testata svedese “Expressen”. “Penso che sia una discussione ridicola. La maggior parte degli sportivi riteneva che l’esclusione di russi e bielorussi fosse una decisione giusta: da allora non è cambiato nulla che possa giustificare un cambiamento di rotta. Se pensiamo che molti atleti abbiano rilasciato dichiarazioni filo-russe e che diverse autorità dello sport siano vicine al potere politico, la soluzione è abbastanza semplice”. Nemmeno l’ipotesi di far gareggiare gli atleti con bandiera neutrale, attuata nelle ultime edizioni dei Giochi estivi e invernali, ha convinto Samuelsson: “Non è una sanzione severa. A me non importava che sulle tute ci fosse scritto ‘Comitato Russo’, tutti sapevano che si trattasse della Russia, anche se non c’era la bandiera”.
La Fis si occuperà della questione legata alla partecipazione degli atleti russi e bielorussi alla Coppa del Mondo a fine ottobre. La Federazione di sci finlandese ha ufficialmente ribadito l’opposizione al reintegro fin quando continuerà la guerra in Ucraina.