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Combinata Nordica – Ivo Pertile: “Non consentire alle donne di gareggiare alle Olimpiadi rischia di far indietreggiare la disciplina”

Si è conclusa l’impegnativa settimana del Summer Grand Prix di combinata nordica, che ha dato alcuni segnali positivi all’Italia, soprattutto da parte di Daniela Dejori, ritrovata dopo le difficoltà della passata stagione, e dalla squadra maschile che ha mostrato progressi sia con i giovani che con i più esperti. Confortante poi l’ultima gara di Annika Sieff, apparsa ancora un po’ indietro di condizione, ma ampiamente giustificata visti i tanti impegni avuti che ne hanno tardato la preparazione.

Partendo dal circuito che si è svolto in una settimana tra Austria e Germania, Fondo Italia ha analizzato la situazione delle squadre azzurre di combinata nordica con Ivo Pertile, nuovo dt azzurro.

Buongiorno Pertile. Partiamo dal Summer Grand Prix che si è appena concluso. Qual è il suo bilancio?
«Inizio dalle ragazze, che seguo da allenatore oltre che da dt. Daniela Dejori viene da una stagione difficile a causa di diversi problemi fisici. Ora ha fatto tanti passi avanti tornando su buonissimi livelli. Ha già una bella quadratura tecnica sul salto ed è solida nello sci di fondo. Vi dirò che in allenamento aveva anche mostrato un valore più alto, tanto che aveva inflitto distacchi maggiori alle compagne. È in un trend positivo, che deve consolidare e soprattutto lavorare per salire ancora di colpi. Ha ancora un buon margine.
Annika Sieff è apparsa più in difficoltà, in quanto terminata la passata stagione ha dovuto studiare full time per recuperare, dopo i tanti impegni avuti, togliendo tempo all’allenamento durante la primavera. Inoltre ha avuto anche l’esame di maturità, quindi è tornata ad allenarsi a pieno regime più tardi. Insomma si è allenata poco e ha avuto anche meno tempo di riposare per bene. In ogni caso quando ha terminato, ha iniziato ad allenarsi al meglio e ha lavorato molto, soprattutto sullo sci di fondo. Ecco, il nostro staff tecnico si è rinnovato con l’arrivo di Fabio Selle nello sci di fondo, ed anche noi allenatori stiamo cercando il giusto amalgama, l’equilibrio necessario per far quadrare al meglio la combinazione dei lavori per il fondo ed il salto. Prima del Grand Prix, Annika stava facendo dei buoni salti, ma alle competizioni è arrivata un po’ troppo stanca, ha commesso errori tipici di stanchezza. Forse avremmo dovuto alleggerirle di più il carico prima delle gare.
Nel fondo ha fatto progressi, non prende grandi distacchi, ma il salto è fondamentale. Quindi dobbiamo riuscire a farla crescere nel fondo, senza ovviamente farle perdere nulla nel salto. È un lavoro sempre molto complicato, ma ricordiamoci che l’obiettivo è a lungo termine. Comunque, qui al Grand Prix non eravamo entrati per i risultati, anche sulle tute, a differenza di altri, non abbiamo spinto. Sicuramente, però, queste gare ci hanno aiutato a capire meglio come dobbiamo agire nella preparazione alle competizioni. Proprio a questo serve il Grand Prix.
Infine, per quanto riguarda Veronica Gianmoena, il potenziale è certamente superiore a quello che si è visto in Germania e Austria. È stata macchinosa nella messa a punto, deve migliorare il suo approccio alle gare, perché tende troppo a soffrire sotto questo aspetto. Ci sono dei margini da sviluppare, perché lei ha dei buoni tempi nel fondo, ma so che al trampolino può fare meglio».

E per quanto riguarda gli uomini?
«Sono molto soddisfatto. Abbiamo assemblato un gruppo di tecnici con competenze diverse, definendo anche con chiarezza la distribuzione dei ruoli e le aree di intervento, cercando ognuno di mettere le proprie conoscenze a disposizione della squadra. Si sono visti segnali positivi sul trampolino da parte di tutti gli azzurri. Anche nel fondo non possiamo lamentarci, Buzzi e soprattutto Costa hanno fatto bene, mentre Bortolas si è mostrato in crescita. Posso dirvi che anche Kostner sta crescendo, ma dopo aver parlato, abbiamo deciso, per quanto lo riguarda, di fare una programmazione orientata unicamente all’inverno».

Al Grand Prix era assente anche Pittin. Come mai?
«Con Alessandro abbiamo avuto l’idea di svolgere una programmazione diversa quest’anno. Lui aveva espresso il desiderio di provare a tarare in maniera diversa gli obiettivi. Probabilmente non disputerà molte gare in questa stagione e lo vedrete prevalentemente su normal hill. Si sta allenando sempre su trampolini piccoli, perché sta cercando di ricostruire il suo salto ed assestare bene le cose, passo dopo passo. È stata una scelta condivisa, non farà molte gare, ma il pensiero è di consolidare il salto un passo alla volta. È un lavoro che richiede tempo, ma lui guarda al 2026. Non è una sfida semplice, ma lui sta mettendo tutto sé stesso».

La squadra azzurra ha anche tanti giovani interessanti come Bortolas.
«E non solo. Dopo il PCR di Oberwiesenthal, abbiamo deciso di dare spazio a Mariotti nella mista e la scelta ha premiato. Vogliamo far passare il messaggio che siamo pronti a dare fiducia e spazio in base a cosa accade nelle competizioni. Così possiamo anche creare una concorrenza interna positiva. Per quanto riguarda Radovan stiamo lavorando molto sul salto. Lui è nato fondista in una famiglia di fondisti, quindi deve crescere nel salto anche atleticamente».

La grande novità che la riguarda è il suo passaggio da allenatore a direttore tecnico della combinata nordica. Ci parli quindi del suo ruolo.

«Ora il lavoro è ancora più complicato (ride, ndr). In primavera, il presente Roda mi ha chiesto se me la sentissi di diventare il direttore tecnico. Io ho subito fatto presente che mi sarebbe dispiaciuto lasciare la guida della squadra femminile, che stava lavorando bene e non volevo vanificare quanto fatto. Quando mi è stato detto che avrei potuto unire il mio ruolo da allenatore della squadra femminile a quello di dt, avendo anche compiuto un percorso di studi manageriali, ho accettato.
Ho quindi deciso di far lavorare insieme le squadre, così avrei potuto seguire anche il lavoro della squadra maschile e monitorare bene il tutto.
Sono poi cambiati alcuni ruoli. Dalle squadre giovanili è salito Bezzi, mentre Morassi è venuto da noi per allenare gli uomini nel salto. Nella parte fondo abbiamo Nizzi alla squadra maschile che sta lavorando al fianco di Fabio Selle, neo allenatore della femminile. Quest’ultimo è allenatore esperto nella tecnica, che può aiutare a far crescere anche l’allenatore della maschile. L’obiettivo è far crescere le competenze di tutto lo staff tecnico.
I raduni assieme ci hanno anche consentito di creare un bel clima all’interno del gruppo, che è fondamentale, perché i gruppi dilaniati dalle liti non ottengono risultati. 
Credo che stiamo lavorando nella giusta direzione, come dimostrano i primi segnali arrivati dalla squadra maschile. Nello staff tecnico, poi, non dimentichiamoci che è ancora presente Francesco Benetti, che ha una profonda conoscenza della disciplina».

Qual è il suo obiettivo in vista della prossima stagione?
«Per quanto riguarda i maschi, l’obiettivo è di invertire la rotta, senza troppe aspettative. Dobbiamo cercare di ricominciare a crescere, come abbiamo già fatto in estate. Ora dobbiamo farlo anche in inverno, cercando di salire di colpi con i giovani, mentre i più esperti devono ritrovare i risultati che già hanno fatto.
Per quanto riguarda le donne, vogliamo mantenere gli standard avuti in questi anni. I Mondiali di Planica rappresentano una bella opportunità, non solo per le donne, ma anche per li uomini, in quanto nella staffetta mista si è più vicini. Anche nelle gare individuali, però, possiamo toglierci soddisfazioni. Annika, poi, avrà anche il Mondiale Juniores, visto che è all’ultima stagione nella categoria, quindi per lei si annuncia un’annata molto dura».

Dopo la decisione del CIO di non ammettere la combinata nordica femminile alle Olimpiadi del 2026, come hanno reagito le atlete? C’era ovviamente il rischio di perdere motivazioni. Non mi riferisco solo alle italiane.
«Certamente c’è stato un momento iniziale in cui tutte erano rimaste smarrite, per loro è stato un passaggio molto delicato. Molte si sono chieste cosa avrebbero fatto, qualcuno ha anche pensato di farle passare al salto, cosa che è tutt’altro che semplice in realtà, in quanto ci sono diverse stanghe di differenza. C’è stato uno smarrimento iniziale, che per quanto riguarda noi come Italia è durato poco, perché abbiamo la fortuna di avere il pieno sostegno delle Federazione che continua a credere in questa disciplina. Il rischio più grosso è che venissero tagliati dei fondi, come accaduto in Austria, mentre in Germania hanno chiesto un anno per vedere se ci sono ancora dei spiragli. Purtroppo questa decisione blocca la nostra disciplina, rischia di farla indietreggiare.
Devo ammettere che personalmente io ci credo ancora, non voglio illudere le atlete, ma penso che si possa ancora fare qualcosa, magari il Comitato Organizzatore potrebbe vedere uno spiraglio e insistere per inserire la nostra disciplina.
Il Grand Prix ha anche lanciato dei bei segnali, perché temevo che qualche nazione mollasse la disciplina, anche perché le atlete che già oggi hanno vent’anni, si trovano con quali prospettive? Invece abbiamo visto una buona partecipazione. Certo, però, dobbiamo capire cosa accadrà se davvero dovesse essere delusa anche la mia ultima speranza, perché magari le quattordicenni saranno spinte sul salto.
Se non cambia qualcosa è pericoloso per la combinata, non solo per le donne, ma anche per gli uomini con queste quote così basse. Vi immaginate un’Austria con solo due atleti al via alle Olimpiadi? Sarà un passaggio difficile per il nostro sport e dovremo affrontarlo cercando di trovare le migliori soluzioni. Ci hanno criticato il fatto che vincono poche nazioni, allora bisogna fare in modo di rendere equilibrato il nostro sport come lo era a Vancouver. So che la FIS sta pensando anche a qualche nuovo format che scopriremo presto».

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