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Biathlon – L’emozione e l’orgoglio del giovane ucraino Vitalii Mandzyn: “Una medaglia per la mia famiglia e tutto il coraggioso popolo ucraino”

Un giro finale a tutta, determinato a recuperare i 7” che lo dividevano dal podio all’uscita dell’ultimo poligono, con l’obiettivo di regalare una gioia a sé stesso, alla sua famiglia e alla sua nazione, l’Ucraina. Vitalii Mandzyn ha pattinato con tutte le energie a disposizione, troppa era la sua voglia di portare il giallo e blu della sua nazione sul podio, salire su quel terzo gradino con la bandiera del suo paese, oggi sommerso dalle bombe di un invasore.
Così, dopo aver scavalcato il ceco Manek, l’ucraino Vitalii Mandzyn ha tagliato il traguardo urlando, raccogliendo subito l’abbraccio del vincitore della pursuit juniores del Mondiale Estivo di Ruhpolding, un sorridentissimo Tomas Mikyska, che è andato subito a complimentarsi con lui, nonostante il suo splendido ultimo giro non avesse permesso alla Repubblica Ceca di ottenere una memorabile triplett,.

Quindi Mandzyn si è buttato a terra e ha iniziato a pregare e ringraziare Dio, commosso e felice, per poi venire sommerso dagli abbracci di tutto il team e anche di un ex atleta tedesco amatissimo in Ucraina, quell’Erik Lesser che si è ritirato dalle competizioni lo scorso marzo e a Ruhpolding era presente come commentatore televisivo.
Quindi la corsa a prendere la bandiera e l’attesa della cerimonia di premiaziione vissuta in silenzio, a raccogliere le proprie emozioni, quasi in contrasto con i sorrisi e le chiacchiere ad alta voce degli altri top six, fino a quando ci ha pensato l’estroverso statunitense Maxime Germain a scuoterlo coinvolgendolo.

Poi la lunga camminata verso il podio e quel gesto molto significativo, mostrare con orgoglio la bandiera dell’Ucraina, quasi a voler urlare al mondo: noi siamo ancora qui.

Successivamente, il diciannovenne ucraino, nato il 5 aprile (stesso giorno dell’azzurro Giacomel, ma tre anni dopo, ndr) si è quindi fermato a parlare con noi. «Non so cosa dire – ha esordito in un buonissimo inglese, nonostante il pieno di emozioni appena fatto – la gara è stata incredibile. Ho ottenuto un bellissimo risultato, sono veramente soddisfatto di quello che ho fatto. Il mio gesto verso Dio? Mi sono messo in ginocchio per ringraziarlo, credo tanto in Dio, lo prego spesso per chiedergli aiuto e quindi volevo dirgli grazie
Per me è stato un orgoglio salire sul podio con la bandiera del mio paese. Sapete tutti qual è ora la situazione in Ucraina. Per me era importante regalare questa medaglia alla mia nazione e anche salire sul podio con la bandiera in questo difficile momento. Tenevo tantissimo a mostrare la bandiera ucraina durante la cerimonia delle medaglie».

Nonostante la guerra, Mandzyn sta continuando a inseguire il suo sogno da biatleta, pur vivendo ancora in Ucraina, allenandosi anche con Pidruchnyi e altri componenti della Squadra A. «Non ho lasciato il paese, vivo ancora nella mia città natale, Ternopil, ma abbiamo avuto diversi raduni fuori dall’Ucraina vista la situazione nel mio paese. L’ultimo è stato proprio in Italia, a Passo di Lavazè. La mia famiglia è ancora in Ucraina, i miei genitori, mia sorella e i nonni. Adesso non vedo l’ora di chiamarli, condividere con loro la gioia per questa medaglia e dire loro che gli voglio bene. Questo bronzo è per la mia famiglia, per tutta l’Ucraina e il nostro popolo coraggioso».

Da giovane biatleta, però, Mandzyn ha anche i suoi obiettivi professionali, quelli che condivide con tutti i suoi avversari: «Si, sogno di esordire in Coppa del Mondo, ma credo di dover ancora aspettare, perché non so se il mio livello oggi è già a quel punto».

Noi te lo auguriamo, Vitalii.

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