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Sci di fondo

Sci di Fondo – Markus Cramer: “In Italia servono più allenatori di professione in grado di dedicare il 100% del proprio tempo ai giovani nei territori”

In occasione del raduno di Passo di Lavazé, Fondo Italia ha avuto l’opportunità di parlare a lungo con Markus Cramer, nuovo allenatore della nazionale italiana di sci di fondo.

Nella prima parte dell’intervista (leggila qui), che abbiamo pubblicato lunedì, l’esperto tecnico tedesco ha fatto il punto della situazione sulla preparazione, descritto il suo gruppo, parlato del rapporto con gli altri allenatori e delle linee guida da seguire, per poi svelare quelli che sono i suoi obiettivi nei prossimi quattro anni.

Nella seconda metà dell’intervista, invece, abbiamo cercato di capire come Cramer veda lo sci di fondo italiano, dall’alto della sua esperienza ma anche approfittando del fatto che spesso è più semplice fare delle valutazioni con occhi nuovi, dopo aver guardato per anni le cose da fuori.

Prima di parlare dello sci di fondo italiano, però, Cramer ci ha spiegato cosa l’ha spinto ad accettare l’offerta proveniente dal nostro paese, quando aveva anche altre offerte. «È vero, avevo diverse opzioni – ci ha svelato mentre sorseggiava il suo tè – ma fin dall’inizio sapevo che alla fine avrei allenato l’Italia, perché già lo scorso anno avevo avuto Pelle e Defa nel mio gruppo con gli atleti russi, insieme a Ronc Cella e Christophe Savoye, poi già conoscevo buona parte della squadra azzurra e per me era anche importante sentire di poter avere un buon rapporto con tutto il team. Inoltre, ho deciso di scegliere l’Italia perché fin dal primo momento ho la sensazione che insieme a Freddy (Stauder, ndr) e tutte le persone intorno a lui, a Gabriella (Paruzzi, ndr), si possano fare dei buoni passi avanti in futuro. Per me era poi anche importante che Chicco e Defa andassero avanti, perché entrambi sono fondamentali all’interno del gruppo, possono mostrare ai più giovani cosa è importante fare in allenamento, poi Pelle sa anche come si vincono le medaglie e può essere di grande aiuto in questo senso».

Cramer è consapevole che il fondo italiano da alcuni anni non sta vivendo il momento più bello della sua storia, al di là delle tante medaglie vinte da Pellegrino. «Certamente è sotto gli occhi di tutti che alcuni anni fa lo sci di fondo italiano era molto più competitivo, avete una grande storia e ho sempre avuto un buon rapporto con gli italiani, come, tra gli altri, Albarello, Fauner, Paruzzi, che erano atleti fortissimi. Quando ero in Germania guardavamo all’Italia, perché otteneva sempre buoni risultati e medaglie. Negli ultimi dieci o quindici anni, le cose sono cambiate e sono arrivati meno risultati, a parte i tanti successi ottenuti da Pellegrino. Vista da fuori, credo si fosse un po’ persa la linea giusta da seguire.
Alla fine, tutti hanno fatto del loro meglio, ma l’Italia ha avuto lo stesso problema della Germania, quando si sono ritirati grandi atleti come Angerer, Teichmann o donne come Zeller e Sachenbacher. Allora, forse anche in Germania si era persa la linea giusta da seguire oppure si era fatto qualcosa di sbagliato. Insomma, è chiaro che l’Italia si sia ritrovata con un team che non era forte come in passato, ma ci auguriamo di poter invertire questa tendenza».

Inevitabile chiedergli quindi cosa serva all’Italia per invertire la rotta. Cramer ha le idee chiare, da una parte più allenamento e dall’altra, invece, un grande cambiamento strutturale.
«Innanzitutto una di queste cose è l’allenamento. Negli ultimi anni avete ottenuto buoni risultati soprattutto nelle gare sprint, qualcosina in meno nelle distance. La mia opinione è che ci si sia allenati troppo poco dal punto di vista dei volumi. Quando guardi all’estero, al lavoro svolto dalle altre nazioni, puoi notare che altri grandi atleti fanno molto più allenamento. Diciamo che parlare di mille ore di allenamento è la normalità per i migliori atleti del momento. Ora, noi andremo sicuramente in questa direzione.
La seconda cosa che ho visto, è che all’Italia non basta un territorio perfetto per questo sport, nel quale avete tutto, perché penso che i giovani atleti non abbiano a disposizione un numero adeguato di allenatori che possano dedicarsi a loro al 100%. In Germania, per esempio, in ogni regione abbiamo un buon numero di allenatori che sono pagati per fare questo lavoro. Ovviamente, è più semplice trovare allenatori in grado di dedicare agli atleti il cento per cento del proprio tempo, se è il loro lavoro principale e non devono quindi fare anche altro. In Italia, sui territori non ci sono tanti allenatori di professione. I tempi sono cambiati, non è facile per tutti avere un lavoro normale e in più allenare dei grandi gruppi. Per me questo è un problema del vostro paese, perché quando hai dei giovani talenti, hai anche bisogno di allenatori che facciano fare loro le cose bene e li seguano. Sotto questo aspetto, l’Italia deve migliorare, non basta avere un territorio perfetto per allenarsi, serve chi possa seguire i giovani dedicando loro il cento per cento del proprio tempo lavorativo».

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