La promessa del biathlon norvegese Elisabeth Hartz Braathen, vittima di una paralisi improvvisa che dal marzo 2020, quando aveva appena 17 anni, le impedisce di sentire il proprio corpo dalla vita in giù, si è alzata dalla sedia a rotelle e ha ripreso a camminare. Pochi passi, per ora, ma è già un risultato che fa gridare al miracolo, se si ripensa alle parole che i medici le riferirono due anni fa: "Non potrai più camminare".
Come riporta "Langrenn.com", Hartz Braathen nelle scorse settimana era riuscita a stringere per la prima volta la parte superiore della gamba, adesso ha addirittura "abbandonato" per qualche minuto la carrozzina: "È stata un’esperienza pazzesca, anche dal punto di vista mentale. Sono stata io a muovere la gamba, non un fisioterapista", ha raccontato euforica la ragazza.
Un traguardo ottenuto grazie all’allenamento "Feelgood", che le ha consentito di riprendere in mano la sua vita. Dopo diversi tentativi falliti di riabilitazione in vari centri di cura, Elisabeth si è messa in contatto con il suo ex allenatore di sci, Christian Bache, tra i fondatori del centro di formazione Feelgood, che fonda la propria filosofia su apparecchiature motorizzate che adattano la resistenza alle esigenze dell’utente.
In una nota stampa, Bache ha affermato: "Abbiamo ottenuto risultati impressionanti nella riabilitazione di persone affette da Parkinson e sclerosi multipla e ho pensato che dovevamo aiutare Elisabeth. Nel dicembre dello scorso anno abbiamo eseguito il primo esercizio Feelgood e, sei mesi dopo, Elisabeth è pronta a liberarsi della sedia a rotelle".
In una nota stampa, Bache ha affermato: "Abbiamo ottenuto risultati impressionanti nella riabilitazione di persone affette da Parkinson e sclerosi multipla e ho pensato che dovevamo aiutare Elisabeth. Nel dicembre dello scorso anno abbiamo eseguito il primo esercizio Feelgood e, sei mesi dopo, Elisabeth è pronta a liberarsi della sedia a rotelle".
Elisabeth Hartz Braathen non ha potuto che farli eco: "Quando ho scoperto l’apparecchio di allenamento motorizzato, ho praticamente abbandonato tutte le altre forme di esercizio. Ho spinto al massimo e i risultati sono stati travolgenti. Mi sono sempre detta che sarei stata in grado di camminare di nuovo, ma quando è successo mi è sembrato un miracolo".
Il sogno nel cassetto di Elisabeth è quello di tornare a praticare biathlon: "Non c’è niente che ami di più, a parte gli amici e la famiglia, ovviamente – ha detto a Langrenn.com –. So che è molto complicato pensare a una carriera ad alto livello in questo sport, ora come ora. Tuttavia, se ce la farò, sarà solo un bel bonus. Mi sento molto felice della vita che ho".
Il sogno nel cassetto di Elisabeth è quello di tornare a praticare biathlon: "Non c’è niente che ami di più, a parte gli amici e la famiglia, ovviamente – ha detto a Langrenn.com –. So che è molto complicato pensare a una carriera ad alto livello in questo sport, ora come ora. Tuttavia, se ce la farò, sarà solo un bel bonus. Mi sento molto felice della vita che ho".
Ricordiamo che era la mattina del 10 marzo 2020 quando la biatleta si è svegliata nel suo letto e ha capito che qualcosa non andava: "Non sentivo nulla dall’ombelico in giù. Non riuscivo a muovere le gambe. Dopo l’intervento da parte dell’ambulanza e la visita in ospedale a Drammen, mi è stato detto direttamente che dovevo accontentarmi di vivere il resto della mia vita su una sedia a rotelle. Nessuno mi ha dato particolari speranze. Mi aveva colpito una paralisi mentale cronica". Elisabeth Hartz Braathen, però, non si è arresa neppure di fronte a un verdetto tanto impietoso quanto ingiusto ed è tornata a camminare.