Oltre all’addio di Therese Johaug, che ha deciso di lasciare lo sci di fondo agonistico, almeno quello di Coppa del Mondo, dopo aver vinto tutto ciò che c’era da vincere nel corso di una carriera straordinaria, la nazionale femminile di sci di fondo ha perso anche i suoi due allenatori. Poche settimane fa, in occasione dell’ultima tappa della Coppa del Mondo, erà già arrivato l’annuncio delle dimissioni di Iversen, che aveva guidato il gruppo negli ultimi anni. Oggi, invece, è stato ufficializzato un nuovo addio, quello di Ola Vigen Hattestad, che nelle ultime due stagioni si era occupato in particolare delle sprinter.
Il vincitore di due ori ai Mondiali di Liberec del 2009, arrivati in sprint e team sprint, e l’oro olimpico nella sprint di Sochi, ha dichiarato di aver lasciato la guida della squadra per motivi personali, in quanto la scorsa estate è nata sua figlia e lui ha sofferto moltissimo a stare lontano dalla famiglia, si è sentito un cattivo padre: «Penso che siano stati due anni molto belli con la squadra femminile. Ma è stato un terreno impegnativo in cui manovrare. Molto riguarda il covid, però in quel caso non potevo farci niente. La cosa più impegnativa nel mio caso è che ho una situazione casalinga che l’ha resa ancora più difficile. Come allenatore della nazionale, devi essere sempre disponibile. È così che dovrebbe essere. Le ragazze se lo meritano. Me lo aspettavo anche io da atleta. Così, quando ero a casa, mi sentivo tirato in due diverse direzioni. È stato impegnativo soprattutto quest’anno ed è andato oltre quanto immaginassi. In queste condizioni è difficile fare un lavoro abbastanza buono. Il lavoro è sempre stato una priorità, ma sentivo sulla coscienza che avrei dovuto essere più a casa. Penso che sia stato difficile».
A questo punto, il direttore agonistico Bjervig si trova di fronte a una situazione complicata, in quanto deve sostituire entrambi gli allenatori. Inoltre in molti iniziano a chiedersi se, come accade con la squadra maschile, non sia il caso di dividere il gruppo in "allround" e sprint". Hattestad ha ammesso che spesso è stato complicato pianificare gli allenamenti delle sue atlete, adattandoli a quelli del resto del gruppo, ma che avere un gruppo unico ha anche avuto dei vantaggi in altri aspetti: «Ci sono pro e contro. Ci sono stati dei compromessi in quanto il gruppo di atlete aveva punti di forza così diversi. Ma è un bene dal punto di vista del gruppo e della sua l’unità».
Hattestad ha però anche spiegato che ci sono delle problematiche, in quanto ad esempio, prima delle riunioni, gli allenatori elaborano un piano generale, nel quale ci sono aperture per adattamenti individuali. Alcuni si allenano di meno, altri di più. Con un gruppo sprint più omogeneo, avrebbero potuto avere più elementi di velocità negli intervalli. A un raduno, Hattestad voleva che i velocisti avessero quattro volte tre minuti con alta velocità e buone pause. Poi la volontà era che tutte si allenassero insieme. Così quella sessione finì per essere sei volte tre minuti con pause più brevi. «Il desiderio era che dovessimo allenarci di più insieme. Questo è un esempio banale. Ma con il tempo perdi alcuni elementi utili per la sprint».
Ad appena 39 anni, la carriera di Hattestad da allenatore non è certo da dichiararsi conclusa. Evidentemente l’ex fondista vuole godersi la famiglia e creare il rapporto padre-figlia, ma tra qualche anno siamo convinti che tornerà a mettersi in gioco anche nello sci di fondo.
Sci di Fondo – Norvegia femminile, avviata la rivoluzione: dopo Iversen lascia anche Hattestad
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