Nelle due stagioni precedenti era riuscita ad andare anche a punti in Coppa del Mondo, i suoi primi punti. Prima i due trentesimi posti ottenuti nelle sprint di Planica e Dresda nella stagione 2019/20, poi il 26° nella sprint a skating di Dresda della stagione 2020/21, quando era riuscita addirittura a chiudere al decimo posto la qualificazione, piazzamento che le avrebbe consentito quest’anno di conquistare altri punti in Coppa del Mondo. Alice Canclini, però, non si è presentata al via della stagione 2021/22, senza spiegare nulla, l’atleta che lo scorso anno aveva gareggiato per la Polisportiva Le Prese, dopo aver lasciato il proprio corpo sportivo, ha deciso di non gareggiare, una scelta particolare nell’anno olimpico.
Un ritiro definitivo? Per mesi molti si sono chiesti se la lombarda avesse o meno lasciato lo sci di fondo. A distanza di mesi, pochi minuti fa, Alice Canclini ha comunicato le sue motivazioni in un lungo post pubblicato sulla propria pagina facebook, nel quale ha dato una spiegazione alla sua decisione di lasciare lo sci di fondo. Un messaggio, quello di Canclini, che molto probabilmente farà discutere in alcuni passaggi.
«Molti di voi mi hanno chiesto come mai non gareggio più. Penso che prima o poi la carriera di ogni atleta debba finire. Sarebbe stato bellissimo chiudere con una medaglia olimpica, ma non sempre le cose vanno come nei sogni. Ringrazio questo sport perché mi ha dato davvero tanto.
Ho imparato a “soffrire” e a non arrendermi per ottenere ciò voglio.
Ho imparato a gestire livelli di tensione molto alti.
Ho imparato a dare il meglio di me senza guardare gli altri, perché quello che fanno gli altri non lo possiamo controllare.
Ora mi guardo indietro e sono sempre più convinta della mia scelta.
Guardo le gare e penso a questo: MI DISPIACE. E non di aver smesso, ma di quanto tutto sia così triste. Ho fatto delle scelte: un anno e mezzo fa mi sono congedata dal corpo militare di cui ho fatto parte per 9 anni… A detta di tanti una scelta sbagliata, ma come può essere corretto restare in un ambiente dove nel momento in cui ho implorato aiuto, come risposta ho ricevuto una punizione? Punita perché mi sono permessa di evidenziare delle mancanze da parte dei tecnici. Già, perché non si può dire che i tecnici sbagliano, non si può dire che peccano in competenza e passione, non è concesso. Loro non sbagliano. La colpa non è MAI dei tecnici ma sempre e comunque degli atleti!
Per questo ho preso la mia strada, mi sono congedata e ho fatto quello che ritenevo meglio per me. Questo ha funzionato perché sono arrivata ad ottenere il mio miglior risultato in carriera, ho ottenuto il 10 posto in qualifica in Coppa del mondo, a Dresda. In quel momento mi sono scontrata contro un’altra realtà. In quel momento sono diventata scomoda. Dimostrare che fuori da un corpo militare rendevo di più, in un ambiente che gira “grazie” ai corpi militari era un problema! E infatti mi è stato fatto capire in tutti i modi che non mi si sarebbe stato più dato spazio. Una caduta, una spalla rotta, ai campionati italiani, nella gara più importante che mi restava ha fatto il resto.
Ho deciso di cambiare vita. A settembre, ho saputo che le decisioni per le convocazioni (CdM e Olimpiadi) durante questa stagione sarebbero state prese prevalentemente tramite “scelta tecnica” e non solo in base ai risultati di gare di qualificazione (come negli scorsi anni). Quasi ogni scelta sarebbe stata presa a tavolino tramite parametri totalmente arbitrari escludendo a priori atleti “meno graditi”, io civile per prima. A quel punto, ho preferito non “perdere tempo”.
Ho fatto la scelta giusta? Me lo sono chiesta per mesi. Non è stato semplice prendere questa decisione, ma visto quel che ho detto in precedenza, ho solo avuto la conferma di aver cambiato vita nel “momento giusto”.
Ho voluto esprimere il mio pensiero non per polemica, ma per costruire qualcosa. Spero che con questo piccolo messaggio qualcuno possa aprire gli occhi e si possa fare qualcosa per migliorare tutto questo.
Sarebbe bello vedere che almeno il mondo dello sport funzioni in base alla meritocrazia e non alla politica.
Ho ancora amici che gareggiano e mi piacerebbe che i loro sogni possano realizzarsi grazie al loro valore.
“Manca la fame tra atleti”, dicono. Possibile. Ora come ora penso manchi la motivazione più che la fame».