Sci di fondo | 11 marzo 2022, 08:12

Granfondo - William, l’onore di essere invitato al centenario della Vasaloppet: “Ho percorso 95km con sci di frassino, ma quanto è stato bello”

Granfondo - William, l’onore di essere invitato al centenario della Vasaloppet: “Ho percorso 95km con sci di frassino, ma quanto è stato bello”

Ci sono cose che si possono fare una sola volta nella vita e quando finiscono ti lasciano un po’ di amaro in bocca perché non potrai più rivivere quelle emozioni. È stato questo il primo pensiero di William Da Roit, panettiere 54enne de “El forner” di La Valle Agordina quando ha tagliato il traguardo dell’edizione celebrativa del centenario della Vasaloppet: 95 km immersi al confine tra Norvegia e Svezia da percorrere come “facevano un tempo”, cioè senza attrezzature moderne e con sci di frassino e catrame al posto della sciolina.

Quest’anno si festeggiava, appunto, il centenario della gara che nacque nel 1922 ispirandosi al percorso che il futuro re Gustavo Vasa aveva compiuto nel 1520. L’evento era su invito, e quindi cosa ci faceva un italiano? “Due anni fa in Canada ho partecipato a una gara del circuito Worldloppet e ho mostrato agli organizzatori un mio tatuaggio sul braccio destro, con una scritta che recita: “Sulle orme dei padri per le vittorie future”. L’ho fatto per scommessa dopo che nel 2010 ho preso parte alla Vasaloppet e c’erano -30 gradi. Io sono un panettiere, amo stare al caldo. Quindi mi sono ripromesso che se fossi riuscito ad arrivare al traguardo mi sarei tatuato la frase impressa al traguardo. Il lunedì sono rientrato in Italia e il mercoledì avevo già il tatuaggio”.

Un dettaglio che a quanto pare ha fatto il giro del mondo: “Mi è arrivata una mail con scritto che sapevano del mio tatuaggio dedicato alla Vasaloppet e mi hanno chiesto di raccontare la mia passione. Sono così entrato nei 139 (questo numero perché erano i primi partecipanti) selezionati. Doveva essere una gara solo con costumi storici e sci storici inizialmente, poi è stata arricchita con ulteriori dettagli, come non avere integratori, ma utilizzare solo ciò che trovavamo nei punti di ristoro: acqua temperatura ambiente, latte di renna, lardo e pane nero. Al posto della sciolina il catrame. Per fortuna vengo da una zona di fondisti, quindi tramite amici e parenti ho recuperato un paio di sci di legno: due assi di frassino di 100 anni fa”.

Una gara di 95 km, cinque in più della gara professionistica svoltasi lo scorso weekend, che presenta un sacco di insidie: “Ho sciato anche con la paura di rovinare gli sci, soprattutto perché non avevo mai pensato a trattare gli sci in modo da non farli congelare nella parte superiore e laterale. Motivo per cui questo è successo e ho dovuto percorrere i primi 50 km con gli sci ghiacciati: per 2-3 volte mi sono dovuto fermare e sghiacciarli con un coltello”. Poi una vera e propria apparizione: “Un omone norvegese di quasi due metri che ha preso i miei sci e li ha buttati nel fuoco per circa due minuti e lo choc termico li ha asciugati perfettamente e verniciati con vernice per barche, un velo di catrame sotto e gli sci erano tornati scorrevoli”.

Ricordate quando dicevamo che non era concesso utilizzare nessuna attrezzatura moderna? Ecco: "Successivamente è diventato buio, ovviamente il regolamento non prevedeva l’uso di dispositivi luminosi.
Sono arrivato 87esimo, quindi ne avevo molti dietro e molti davanti ma non vedevo nessuno, un’emozione incredibile: immerso da solo nel buio di un bosco svedese con vestiti d’epoca. Sembrerò banale, ma quando ho rivisto le foto e i video ho avuto un senso di gratitudine verso il passato, mi sono sentito proiettato nel passato con gli sci dei miei nonni. Gli organizzatori poi sono stati chiari: aspettiamo l’arrivo dell’ultimo concorrente, quindi, è stato bellissimo anche dopo il traguardo
”.

La domanda ora sorge spontanea: ma come si prepara un evento del genere a livello fisico? Non si può certo improvvisare, e William è un habitué di queste fatiche: "Sono costantemente allenato, perché quando non faccio fondo corro. Mi sono preparato correndo in montagna 15km quasi tutti i giorni, poi ho utilizzato un simulatore per le spinte due o tre volte a settimana da agosto-settembre. Sono fortunato, vicino casa ho 3 piste, quindi senza ossessione, alternavo sci, simulatore e corsa. Ho iniziato a prepararmi con continuità a settembre”.

Una gara che gli rimarrà nel cuore, per sacralità, per onore di essere l’unico italiano e bellezza del tracciato. “Faccio maratone e sci di fondo su lunghe distanze. Ho 54 anni e ne ho fatte moltissime, ma la Vasaloppet penso sia la più bella che abbia mai fatto. La più faticosa? In Grecia, da Atene a Sparta: 245 km al caldo di giorno e al freddo di notte, dislivello allucinante, asfalto. Sotto la statua di Leonida ho giurato che non avrei mai più fatto una cosa del genere. Ora però sto pensando di tornare in Grecia per fare la Filippide run, che ripercorre il tracciato Atene-Sparta-Atene (490km) e aggiungere un’andata e ritorno da Atene a Maratona, nel giro di 4-5 giorni. Non lo ha mai fatto nessuno dopo Filippide: io vorrei farla”, possibilmente senza combattere contro gli spartani.



Giammarco Bellotti