50 km di fatica, l’attacco con Røthe e Tønseth a staccare i favoriti Niskanen e Poromaa, regalando alla Norvegia la tripletta finale, poi con quelle poche energie finali, quelle poderose spinte, la velocità sempre più alta per riuscire a battere i compagni di fuga e alla fine l’emozione del successo, la gloria della 50 km di Holmenkollen davanti a migliaia di tifosi, il dito alzato verso il cielo a indicare una persona speciale che non c’è più. Emozioni fortissime quelle provate da Martin Løwstrøm Nyenget, vincitore della gara più importante della Coppa del Mondo di sci di fondo, un successo che vale quanto un oro olimpico, anzi, quest’anno anche di più. Vogliamo confrontare la 28 km di Pechino vinta da Bolshunov in uno stadio senza passione e la 50 km di ieri di fronte a decine di migliaia di tifosi in festa?
Una vittoria che il quasi trentenne (compirà gli anni il prossimo 1 aprile) ha ottenuto pochi giorni dopo aver vissuto uno dei momenti più brutti e tristi della vita di ogni persona. Appena due settimane fa, infatti, il neo vincitore della 50 km di Holmenkollen ha perso suo papà e solo venerdì ha tenuto il discorso al suo funerale. Immaginate quindi con quale stato d’animo possa aver preparato la gara di ieri, ma forse proprio dal cielo gli è arrivata quella spinta in più, soprattutto nel finale di gara e nell’ultimo sprint con Røthe, è arrivata quella forza che probabilmente Nyenget nemmeno immaginava di possedere. Lo stesso Tønseth, terzo classificato, alla fine della gara ha raccontato a VG che «quando vedi qualcosa del genere è solo da andare in chiesa e diventare credenti. Evidentemente c’è qualcosa di più tra cielo e terra di quanto pensiamo. È così meritato che abbia vinto oggi. Martin è uno sciatore completo, che finalmente ottiene la sua svolta».
È stato poi Nyenget stesso a descrivere le forti emozioni provate: «Ho perso mio padre due settimane fa. È stato ovviamente un evento speciale per me. Ho capito che oggi mi stava guardando da lassù. È stata dura, ma anche bella. Oggi ho sentito di avere una forza mentale che non sentivo prima. Oggi ho gareggiato per 50 km senza stancarmi. Mio papà significava tutto per me e quanto accaduto è ancora molto fresco. Sono molto contento di essere riuscito ad andare avanti e di aver potuto dargli il tributo che meritava. Sia lui che mia madre hanno dedicato tutto il loro tempo a seguire me e mio fratello. È morto colui che era il mio esempio. È stato molto emozionante».
Spesso nel corso della sua carriera, Martin Nyenget ha pagato care le proprie emozioni, che non gli hanno permesso di rendere al massimo. Ieri, però, le cose sono andate diversamente: «Sono riuscito a tenere quasi tutto sotto controllo, ma non completamente. È stata una gara speciale. È fantastico avere successo qui a Holmenkollen. Avrei potuto andare più forte nell’ultimo giro. Allo stesso tempo, avevo fiducia nelle mie capacità di sprint. Ho cercato di risparmiare un po’ di più in modo da poterlo decidere nel finale».
E così ha fatto, avendo la meglio su Røthe. Il ventinovenne norvegese non poteva scegliere un modo migliore per onorare suo padre, una vittoria da dedicargli nel tempio dello sci di fondo norvegese.
Sci di Fondo – Le forti emozioni di Nyenget: due settimane dopo la scomparsa del papà, la storica vittoria a Holmenkollen
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