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Sci di fondo

Sci di Fondo – Lo sfogo di Haga: “Mi spaventa la mentalità usa e getta con cui vengono trattati gli atleti”

Mancanza di comunicazione e il meccanismo usa e getta con cui vengono spesso trattati gli atleti. Sono queste le forti critiche rivolte da Ragnhild Haga alla direzione agonistica e i tecnici della nazionale norvegese di sci di fondo, che nelle ultime settimane si è ritrovata spesso sotto accusa da parte degli atleti stessi.

La campionessa olimpica nella 10 km a skating di Pyeongchang 2018, è rimasta fuori dalle convocazioni per la 30 km di Holmenkollen. In un lungo post scritto sul proprio profilo Instagram, l’atleta si è quindi lamentata, non tanto per l’esclusione ma per la mancata comunicazione da parte dei tecnici norvegesi. In fin dei conti, dopo aver partecipato da riserva alle Olimpiadi di Pechino, nel momento in cui vengono convocate ben dodici atlete per la mitica 30 km a Oslo, perché non schiacciare il tasto del telefono almeno per spiegarle le motivazioni di tale scelta?
Ciò l’ha fatta sentire in qualche modo usata, come se una o un atleta fosse soltanto un risultato o, ancora peggio, un oggetto da utilizzare quando necessario, anziché un essere umano con i propri sentimenti.

«Il mio è un post onesto – ha scritto Haga sul proprio profilo instagram – viene scritto tra le sessioni di allenamento per migliorare la forma, viene scritto dopo aver provato ad avere una comunicazione diretta. Sentitevi libero di leggerci della frustrazione, ma mi auguro sia considerata onesta e vera. Sono stata in trasferta con la nazionale per cinque settimane, ho partecipato a tre gare olimpiche e mi sono divertita. Dopo di che è sceso il silenzio. Ho cercato curiosamente di vedere se il mio nome fosse tra le dodici atlete convocate per la gara di Holmenkollen, ma non l’ho trovato. Nessuno mi ha chiamato, il silenzio».

L’atleta ha subito sottolineato che non sta contestando la scelta, ma il totale disinteresse da parte di chi dirige e allena nel prendersi cura dell’atleta comunicando le motivazioni delle proprie scelte: «Sono felice che molti giovani possano avere la loro possibilità di gareggiare a Holmenkollen. Sono anche consapevole che lo sport non è sempre giusto e non è nemmeno la cosa più importante al mondo. Ma la mancanza di comunicazione e la mentalità usa e getta con cui vengono trattati gli atleti, mi spaventa. Mi auguro davvero che le nuove generazioni dello sci di fondo possano avere un seguito migliore da parte degli allenatori e soprattutto una maggior comunicazione. Credo che così crescerebbe la gioia di praticare lo sport e allo stesso tempo anche i risultati. Nel frattempo cercherò di essere una buona riserva».

Le parole di Haga dimostrano che chi ha un ruolo di responsabilità all’interno di una nazionale deve avere anche maggior cura dell’atleta come persona. Magari da un certo punto di vista si può anche dare per scontato che a causa di determinati risultati, un atleta possa essere escluso da una convocazione, ma perché non comunicarglielo, non spiegare? Gli atleti non sono dei risultati, ma molto di più, persone con aspirazioni, sogni e progetti. Meritano una spiegazione, sapere perché sono stati esclusi, anche per poter poi lavorare su se stessi, migliorare e seguire le proprie ambizioni. Gli atleti devono sentirsi maggiormente coinvolti, essere al centro del progetto, perché poi sono loro ad andare in pista. Haga ha ormai avuto una grande carriera, ma quanti giovani magari possono abbandonare per un motivo simile? Gli atleti non chiedono altro che comunicazione e considerazione. Il rispetto lo meritano, che ottengano o meno risultati.

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