I Giochi Olimpici di Pechino hanno visto crescere ulteriormente la già forte rivalità tra Russia e Norvegia nello sci di fondo. Dopo anni di dominio quasi incontrastato della Norvegia, interrotto sportadicamente soltanto dalla Svezia nelle sprint femminili e dal russo di turno, solitamente Bolshunov o Ustiugov, in Cina si è vista una squadra norvegese in grande sofferenza.
La Norvegia è ancora in testa al medagliere, con 5 ori 1 argento e 2 bronzi, ma ha vinto appena 8 medaglie, tre in meno rispetto alla Russia, che ha conquistato 4 ori, 4 argenti e 3 bronzi, facendo doppietta nelle staffette.
A salvare il bilancio norvegese ci hanno pensato due fenomeni straordinari come Therese Johaug, la regina di questi Giochi Olimpici, e Johannes Klæbo, che seppur non nelle migliori condizioni ha vinto gli ori in sprint e team sprint (in coppia con un bravissimo Valnes) e il bronzo nella distance in classico. Da applausi poi Krüger, che rientrato dal covid ha vinto il bronzo nella “c’era una volta” 50 km. L’argento nella staffetta maschile, ovviamente, sa di sconfitta, per non parlare del mancato podio della staffetta femminile.
Troppo poco per le aspettative e gli investimenti della Norvegia, che osserva anche con paura i risultati straordinari del biathlon. Sicuramente sui risultati ha inciso il caos covid esploso durante il raduno all’Alpe di Siusi, proprio alla vigilia della partenza per Pechino. Ciò ha un po’ destabilizzato gli ultimi giorni di preparazione non permettendo agli atleti di arrivare a Pechino nelle migliori condizioni possibili. Inoltre, proprio il covid ha privato la squadra femminile di Heidi Weng, che oltre una possibile medaglia sia nello skiathlon che nella 30 km, sarebbe stata più che utile in staffetta, in quanto la squadra norvegese aveva disperatamente bisogno di un’atleta competitiva in classico per poter poi schierare Johaug a skating dove avrebbe fatto maggiormente la differenza.
Non bisogna poi dimenticare i problemi personali e fisici di Østberg, ormai fuori da tre stagioni e le difficoltà avute da Fossesholm a causa dei grandi carichi di lavoro. La giovane 2001 ha avuto una stagione di pochi alti e tantissimi bassi, soprattutto in alternato, anche se è stata protagonista di una eccellente frazione a skating in staffetta che fa ben sperare.
Al maschile, invece, a parte Klæbo, i norvegesi sono stati surclassati dai russi e la netta sconfitta in staffetta ne è stata la certificazione.
Eppure, un osservatore attento può anche sottolineare che quanto accaduto non era così imprevedibile. Vero, si veniva da un Mondiale di Oberstdorf nel quale la Norvegia aveva dominato in largo e in lungo, con il povero Bolshunov novello Rocky Balboa a doversi battere contro una nazione intera. In Germania, però, la Norvegia aveva già corso un grandissimo rischio in staffetta, quando Chervotkin fece una prima frazione da urlo andandosene in fuga. Erano però assenti i due migliori sciatori a skating del team russo, Spitsov e Ustiugov, entrambi infortunati, così i tecnici russi furono costretti a lanciare Bolshunov in ultima frazione. Questa volta, invece, il detentore della Coppa del Mondo è stato messo in seconda frazione, così il vantaggio accumulato da Chervotkin non è andato sprecato. A quel punto il leggerissimo Spitsov e il grintoso Ustiugov erano irraggiungibili. Inoltre, un anno fa la Norvegia pensò bene di saltare completamente le fasi centrali della Coppa del Mondo, preparando praticamente soltanto il Mondiale, arrivando a quell’appuntamento con meno gare sulle gambe, rispetto ai russi, che avevano onorato la Coppa del Mondo. Tutto questo per dire che forse valutando attentamente i segnali mandati dalla passata stagione e le difficoltà dovute ai casi covid in squadra, quanto accaduto non era del tutto imprevedibile. In Germania, poi, anche Nepryaeva arrivò fuori forma dopo un infortunio alla mano e ne pagò le conseguenze soprattutto nella team sprint.
A questo aggiungiamoci che sulla neve cinese i tecnici russi, ma anche finlandesi, hanno probabilmente fatto un lavoro migliore, reso vano al femminile dalla classe suprema di Therese Johaug.
A spaventare però la Norvegia, in ottica futura, è il possibile addio della sua immensa campionessa già alla fine di questa stagione. Ciò lascerebbe una situazione davvero complicata per la squadra che da anni domina in maniera quasi incontrastata lo sci di fondo femminile. Basteranno l’esperta Heidi Weng e la giovane Fossesholm? Si riuscirà a recuperare Østberg? Come cresceranno le due Udnes Weng? Sono domande che in Norvegia si pongono non senza qualche patema.
Anche perché, ora che Falla inizia a sentire il peso degli anni, sembra difficile vedere la palla contro la Svezia nelle gare veloci. La doppietta Sundling – Dahlqvist, sarebbe stata molto probabilmente una tripletta se ci fosse stata anche Svahn. Insomma al di là di qualche sporadica battuta d’arresto, non c’è storia. La mancata vittoria della Svezia nella team sprint femminile è stata però una delle più grandi sorprese dei Giochi Olimpici Invernali, anche perché nemmeno il più fantasioso degli appassionati avrebbe immaginato un successo tedesco. Ma come capita spesso, la Germania ha avuto dei materiali superlativi e il resto l’ha fatto una squadra in costante crescita, dalla quale l’Italia dovrebbe trarre ispirazione. Germania, Stati Uniti e Francia sono paesi che, nelle loro differenze, bisognerebbe studiare per far partire il movimento italiano. Spazio, soprattutto in campo femminile, ci sarebbe ma bisogna avere anche i mezzi e la capacità di sfruttarlo.
Intanto i Mondiali giovanili di Lygna, proprio in Norvegia, confermano la tendenza di una Russia in crescita esponenziale e vincente. Il finale della stagione 2021/22 potrebbe vedere i norvegesi uscire un po’ con le ossa rotte, ma conoscendo la competitività e determinazione della squadra e dirigenza norvegesi, siamo certi che questo li spingerà a organizzarsi ancora meglio in vista del prossimo quadriennio.
Skiathlon Donne
1ª Johaug (NOR); 2ª Nepryaeva (RUS); 3ª Stadlober (AUT)
Skiathlon Uomini
1° A. Bolshunov (RUS); 2° D. Spitsov (RUS); 3° I. Niskanen (FIN)
Sprint Femminile
1ª J. Sundling (SWE); 2ª M. Dahlqvist (SWE); 3ª J. Diggins (USA)
Sprint Maschile
1° J.H. Klæbo (NOR); 2° F. Pellegrino (ITA); 3° A, Terentev (RUS)
10 km Femminile
1ª T. Johaug (NOR); 2ª K. Niskanen (FIN); 3ª K. Pärmäkoski (FIN)
15 km Maschile
1° I. Niskanen (FIN); 2° A. Bolshunov (RUS); 3° J.H. Klæbo (NOR)
Staffetta Femminile
1ª Russia; 2ª Germania; 3ª Svezia
Staffetta Maschile
1ª Russia, 2ª Norvegia; 3ª Francia
Team Sprint Femminile
1ª Germania, 2ª Svezia; 3ª Russia
Team Sprint Maschile
1ª Norvegia, 2ª Finlandia; 3ª Russia
28 km Maschile
1° A. Bolshunov (RUS); 2° I. Yakimushkin (RUS); 3° S.H. Krüger (NOR)
30 km Femminile
1ª T. Johaug (NOR); 2ª J. Diggins (USA); 3ª K. Niskanen (FIN).