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Biathlon , Pianeta Italia

Biathlon – Wierer va rispettata nelle sue scelte: che sia libera di decidere il proprio futuro senza pressioni e richieste

Terminati i Giochi Olimpici di Pechino, lo sguardo dell’Italia è già rivolto alle Olimpiadi casalinghe di Milano-Cortina 2026. L’Italia sogna medaglie e di conseguenza spera di avere a disposizione tutti i suoi grandi campioni, anche se allora non saranno più giovanissimi. “Non smettete” è la richiesta, non soltanto di tifosi ma anche dei dirigenti, per la paura che alle loro spalle non ci siano atleti in grado di sostituirli, ma anche per il modo in cui questi campioni rappresentano le proprie discipline.

Richieste che a volte non tengono conto però anche delle necessità degli atleti e, per una volta mi esprimo in prima persona, che ritengo anche di cattivo gusto. Lo stiamo vedendo con Dorothea Wierer. Sia chiaro, chi scrive si augura per primo di avere l’onore anche nei prossimi anni di poter raccontare le imprese di Dorothea Wierer. In realtà, personalmente, vorrei più si concedesse un “the last dance”, termine che va tanto di moda, un ultimo anno con le tribune nuovamente gremite per ricevere il meritato tributo dei tifosi in ogni località di gara. Anche in questo caso, però, deve essere lei a sentirne voglia e necessità, non certo il sottoscritto. Ma al di là di questo, non credo sia giusto chiederle nulla, tantomeno cercare di convincerla ad andare avanti per un altro quadriennio. Nel 2026, a quasi 36 anni, in un biathlon femminile sempre più competitivo, Wierer dovrebbe fare ancora più sacrifici, soprattutto se dovesse nel mezzo decidere anche di diventare mamma, per riuscire a competere ai vertici contro giovani agguerrite e sempre più competitive sugli sci. È giusto chiederglielo? Domandarle, dopo aver fatto tante rinunce nel corso di questi anni, di andare avanti per altri quattro anni?

Wierer ha l’esperienza e l’intelligenza per capire da sola quando sarà il momento di appendere la carabina al chiodo e fermarsi, quando non avrà più quelle motivazioni necessarie per primeggiare, ma soprattutto sopportare determinate pressioni, che una Olimpiade nella sua Anterselva acuirebbero. A volte tendiamo a sottovalutare questo aspetto fondamentale. Non deve convincerla nessuno, né i tifosi né la FISI, ma dovrà essere lei a scegliere ciò che sentirà di fare e da parte nostra dovremo solo accettare ogni sua decisione ed accoglierla in ogni caso con un grazie per tutto ciò che ha dato e sta dando al biathlon italiano. Forzare qualcuno a fare qualcosa, convincerlo, non sempre porta risultati positivi, anche nello sport.

E allora lasciamo che Wierer prenda le proprie decisioni, consapevoli di poterci considerare fortunati ad aver già assistito ad anni di grandi vittorie. Nulla è per sempre e bisogna anche saper guardare avanti. Lo devono fare i tifosi, gli addetti ai lavori e a maggior ragione la FISI, che anziché ancorarsi e chiedere altri sforzi a chi ha già dato tanto, forse anche di più rispetto a quanto ricevuto, dovrebbe guardare avanti e lavorare affinché nel 2026 l’Italia possa essere vincente in quel di Anterselva, anche senza di lei. È solo una questione di rispetto verso l’atleta e la donna Dorothea Wierer, ma anche verso se stessi e il biathlon italiano. Non c’è nessuno da convincere a continuare, ma lavorare affinché in caso di suo ritiro, una disciplina resti competitiva.

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