La staffetta maschile 4×10 dello sci di fondo ha offerto intense emozioni ai tifosi dell’Italia in occasione delle Olimpiadi invernali: sono ben 5, in tal senso, le medaglie conquistate ai Giochi dai quartetti azzurri in altrettante edizioni della kermesse a cinque cerchi.
A inaugurare l’albo d’oro, ad Albertville 1992, fu l’argento conseguito da Giuseppe Puliè, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner. In riferimento a questa gara, chiusa dai nostri portacolori con il tempo di 1 ora, 40 minuti e 52.7 secondi alle spalle della Norvegia (1 ora, 39 minuti e 26 secondi), la curiosità principale è legata a Puliè, che sostituì in prima frazione l’infortunato Maurilio De Zolt.
Quest’ultimo, invece, fece regolarmente parte dei "Fab 4" di Lillehammer 1994 che strapparono l’oro alla Norvegia davanti al pubblico di casa. De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner la spuntarono per quattro decimi di secondo al termine di un appassionante testa a testa con gli scandinavi. Silvio Fauner, a distanza di anni, ha confidato a "La Gazzetta dello Sport" che "vedere la bandiera italiana che si alzava di fronte a me accompagnata dall’inno di Mameli per un’impresa che avevo compiuto con i miei compagni di squadra è il ricordo più grande. Avevamo sfatato il mito che all’Olimpiade di Lillehammer sarebbero stati i norvegesi a vincere la staffetta maschile del fondo. Quell’oro ha rappresentato sicuramente un tappa importante di crescita per l’intero movimento italiano".
Quattro anni dopo, a Nagano 1998, i norvegesi si presero la rivincita ai danni di Marco Albarello, Fulvio Valbusa, Fabio Maj e Silvio Fauner, con Thomas Alsgaard che precedette l’ultimo frazionista azzurro di appena due centesimi di secondo nello sprint finale. Nei primi 8 chilometri del quarto e decisivo segmento di gara, Fauner rimase sulle code di Alsgaard per poi tentare l’offensiva, ma il norge non gli concedette nessuna chance e, in una volata lunga duecento metri, fu l’italiano a cedere, sussurrando dopo il traguardo ai compagni di squadra una sola parola: "Scusatemi".
Arriviamo quindi all’argento conseguito in staffetta a Salt Lake City 2002 da Giorgio Di Centa, Fabio Maj, Pietro Piller Cottrer e Cristian Zorzi. Ancora per un soffio, a vincere fu la Norvegia: tre decimi di secondo. Un’inezia, ma tanto bastò per relegare una comunque grande Italia al secondo posto. Maj fu il primo a partire, poi Di Centa si difese nella seconda frazione, chiusa a poco meno di 24 secondi di ritardo dagli scandinavi. Piller Cottrer schiacciò sul pedale dell’acceleratore e riagguantò Skjeldal nel terzo tratto, poi Zorzi si giocò il tutto per tutto contro l’immarcescibile Alsgaard, che esultò al 40° chilometro.
Infine, a Torino 2006, la staffetta azzurra si mise al collo una strepitosa medaglia d’oro. Cristian Zorzi, Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa e Pietro Piller Cottrer scrissero una pagina prestigiosa di storia olimpica, con Piller Cottrer terzo frazionista che diede il cambio a "Zorro" con un vantaggio di cinque secondi sullo svedese Soedergren. A quel punto, Zorzi decise di procedere a tutto gas e giunse al traguardo con un vantaggio che alla vigilia neppure i più ottimisti avrebbero potuto pronosticare. Fu l’ultimo acuto – sin qui – della staffetta maschile dello sci di fondo ai Giochi.
Giochi di memoria – Sci di fondo, staffetta maschile: gli ori olimpici di Lillehammer 1994 e Torino 2006 e i 3 argenti di Albertville 1992, Nagano 1998 e Salt Lake City 2002
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