Salta, salta ancora, esulta, urla, festeggia come mai le abbiamo visto fare Therese Johaug. La norvegese si è imposta da campionessa assoluta nella 10 km in tecnica classica femminile, una gara da batticuore, nella quale Johaug ha dovuto fare gli straordinari per vincere la medaglia d’oro e avere la meglio su una magnifica Kerttu Niskanen, capace di farla soffrire fino all’ultimo metro, costringendola a un finale di gara equilibratissimo, nel quale Johaug ha tirato fuori tutto ciò che aveva e anche di più.
La 10 km femminile di Zhangjiakou è stata uno spettacolo, un turbinio di emozioni, la dimostrazione che lo sci di fondo è uno sport di una bellezza assoluta nel quale fatica, sofferenza, talento, eleganza ed emozione si uniscono in un gesto e in quel cronometro che scorre. Si, anche le gare a cronometro sono emozionanti, come visto più volte quest’anno. Se qualcuno la pensa diversamente, allora si guardi altri sport.
Johaug non ha dominato, forse oggi nemmeno aveva gli sci migliori del lotto, come accaduto anche quando è stata sconfitta da Karlsson nel corso della stagione, ma è una campionessa unica nel suo genere, capace di portare il proprio corpo oltre il limite, raggiungendo il miglior risultato assoluto possibile. La norvegese ha dovuto sudare per imporsi su una grande Niskanen, che non è solo la sorella di Iivo, ma un’atleta in crescita continua, come aveva già dimostrato a Lenzerheide. La finlandese è arrivata a Pechino in gran forma, come tutta la sua squadra, ed è supportata anche da materiali di ottimo livello.
A 3,2 km dall’arrivo il miracolo sembrava compiersi, con Niskanen avanti di 10”1 su Johaug. Ma Therese è un fenomeno, ha mangiato decimi metro su metro con spinte poderose e su quell’ultimo rettilineo si è buttata a tutta, consapevole di giocarsi l’oro per una questione di decimi. Così è stato, perché Johaug ha vinto per appena quattro decimi su Kerttu Niskanen, che nel finale è apparsa stanca, ma ha dato tutto fino all’ultimo centimetro, nonostante l’acido lattico ovunque.
È lo sci di fondo, splendido e crudele, capace di regalarti una gioia enorme pochi giorni prima e portare al pianto qualche giorno dopo, come accaduto a Nepryaeva rimasta crudelmente giù dal podio per appena un decimo. Beffata la russa, da una straordinaria Pärmäkoski, salita sul podio per un decimo, un benedetto decimo per la finlandese, un maledetto decimo per la russa. Gioia e dolore, la bellezza dello sci di fondo. Quattro anni di lavoro, fatica, sacrifici e puoi essere sul podio o fuori per appena un decimo.
Ma oltre le prime quattro, la gara in classico di Zhangjiakou ha offerto diversi temi. Innanzitutto ha confermato che la Germania come sempre c’è, con Hennig splendida quinta a 43”4 dalla vincitrice e 12” dal podio, a conferma che la squadra femminile tedesca è in crescita esponenziale. Lo dimostra anche Sauerbrey, splendida undicesima appena giù dal podio. In fin dei conti quest’ultima aveva già mostrato in OPA Cup a inizio stagione di essere salita di livello. Attenzione alla Germania per la staffetta, come alla Finlandia che ha piazzato anche Matintalo 14ª e Kylloenen 16ª. La Svezia è ancora in difficoltà, non sappiamo se a causa dei materiali, per una preparazione non perfetta oppure per la quota. Andersson è giunta sesta a 51”, mentre Frida Karlsson forse non si è ancora ripresa dalle difficoltà dello skiathlon, chiudendo 12ª a 1’21”7. Più indietro, rispettivamente 19ª e 20ª sono giunte Ribom e Kalla.
Arrivano altre conferme sulla condizione dell’intero gruppo Cramer, visto che Stupak ha ottenuto un buonissimo settimo posto e Stadlober è giunta nona. Sorrisi anche per gli USA, grazie alla top ten di Jessie Diggins, arrivata ottava e in ottima forma.
E la Norvegia? Senza Østberg e Weng, dietro Johaug praticamente il nulla. Tiril Udnes Weng ha chiuso 21ª a 2’16” dalla connazionale, Lotta Udnes Weng è giunta 25ª a 2’30”, Myhrvold appena 44ª. Per la staffetta i dubbi sono tanti, anche se Tiril Udnes Weng su 5 km può essere un’ottima prima frazionista, come ha già mostrato a Oberstdforf, mentre Haga e Fossesholm possono essere due certezze a skating.
Da applausi la prestazione della canadese Beatty, giunta 18ª, a premiare i tanti sacrifici che spinte da una grande passione vengono fatti da queste ragazze che vivono tanti mesi l’anno lontano da casa. Brava anche Eiduka, giunta 25ª.
E l’Italia? Anna Comarella è stata la migliore del team azzurro. La veneta delle Fiamme Oro ha concluso al 26° posto a 2’39”. Più distanti le altre, con Caterina Ganz 35ª a 3’01” e Martina Di Centa 37ª a 3’02”, quindi Scardoni 38ª a 3’03”. Insomma grande equilibrio in squadra.
Giusto segnalare anche il piazzamento di una quinta italiana al via, Karen Chanloung, valdostana che gareggia per la Thailandia. Per lei 63ª posizione finale a 5’07”.