Dalla primavera fino all’ultimo raduno a Lavazè ha seguito passo per passo la preparazione di Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani con il gruppo della nazionale russa allenato da Marcus Cramer. Francois Ronc Cella è qualcosa di più di uno skiman per i due valdostani, è stato anche il collante tra italiani e russi durante questi mesi, capace di tenere sempre alto l’umore del gruppo con la sua simpatia, coinvolgendo i vari Maltsev, Ustiugov o Retivykh.
Quando abbiamo incontrato lo skiman del Centro Sportivo Esercito in pista a Passo di Lavazè, lo abbiamo visto spesso coinvolgere in battute e risate, insieme a Christophe Savoye, l’altro italiano del gruppo, allenatori e tecnici russi. Importante lavorare con il buonumore. «Questa che stiamo vivendo quest’anno si sta rivelando una bellissima esperienza – ha raccontato a Fondo Italia mentre osserva De Fabiani e Pellegrino sfrecciare con Ustiugov – ci ha permesso di vedere un mondo diverso da quello italiano, permettendoci di imparare nuove cose, osservarne tante altre che vengono fatte diversamente, ovviamente non tutte cose migliori rispetto alle nostre. Comunque è stato molto interessante vedere come vive un altro gruppo, anche fuori dalla pista. Siamo pienamente soddisfatti di questa esperienza, che sicuramente ci ha insegnato molto. Ora l’augurio è che arrivino i risultati».
Ma prima di essere un collante del gruppo, Francois Ronc Cella è soprattutto un bravissimo skiman, capace di mettere spesso i suoi atleti nelle migliori condizioni possibili, grazie al lavoro che svolge insieme a tutto il team Italia. Ronc Cella, responsabile del gruppo azzurro, gode della collaborazione di Marco Brocard (responsabile classico), Ronald Carrara (responsabile skating), Pietro Valorz (responsabile strutture manuali), Nicolas Bormolini, Maurizio Bobey, Cristian Zorzi e, soltanto per le Olimpiadi di Pechino, Giuseppe Cioffi. Inevitabile per lui parlare delle aspettative e preoccupazioni in vista delle sconosciute piste cinesi, che ha scoperto solo oggi dopo l’arrivo in Cina (l’intervista risale alla settimana scorsa, ndr). «Sarà tutto nuovo, ma abbiamo qualche informazione e stiamo controllando quotidianamente le temperature. Inoltre collaborando anche con gli skiman russi, stiamo tenendo la situazione sotto controllo. Loro hanno avuto alcuni tecnici lì che stanno collaborando con la Cina, quindi qualche informazione l’abbiamo ricevuta. Altre ne abbiamo avute da tecnici italiani che sono stati lì alcuni giorni, hanno preso temperature e visionato la neve, come quelli della combinata nordica e Claudio Consagra dello snowboard cross. Ma al di là delle informazioni già ricevute, sarà fondamentale fare il nostro lavoro sul campo una volta arrivati (la squadra di fondo è giunta a destinazione oggi, ndr), vedere come reagisce la neve, provare i materiali e capire quali siano i migliori».
Non è una situazione nuova per Ronc Cella: «Ci troviamo nella stessa situazione di Pyeongchang, dove ci recammo al buio, in quanto non eravamo stati lì al preolimpico. In quell’occasione trovammo condizioni di neve molto diverse dalla solita neve europea, siamo partiti da zero. In situazioni del genere, l’esperienza accumulata negli anni sulle nostre nevi non serve a nulla, bisogna sfruttare due o tre giorni per calibrarsi al meglio ed arrivare pronti alle gare. Ovviamente, fino alla prima gara ci sarà tensione perché non sapremo a che livello saremo con i materiali. Dopo lo skiathlon si tireranno le prime conclusioni e si vedrà se saremo all’altezza degli altri o no».
In Corea del Sud le cose andarono molto bene: «Si, fummo soddisfatti del nostro lavoro. Anche allora eravamo tesi fino alla prima gara, avendo trovato una neve molto fredda dove funzionavano prodotti più caldi. Credo che in quella occasione in alcuni giorni abbiamo avuto anche materiali superiori alle altre squadre. Speriamo di replicare a Pechino».
Ma che neve è quella di Pechino? «Si parla di una neve molto fredda e secca, qualcuno dice che c’è anche la possibilità che arrivi della sabbia e si mescoli con la neve. Quindi bisognerà usare materiali più sul freddo, anche le ditte lavorano su quel tipo di materiali. Poi magari arriviamo lì e farà caldo eh, bisogna essere pronti a tutto».
Ronc Cella non si preoccupa invece della possibilità che alcuni possano utilizzare prodotti contenenti PFOA, vietati in Europa ma non in Cina. «Da quanto abbiamo visto con lo staff tecnico, i nuovi prodotti senza PFOA sono migliori in alcune condizioni e in altre equivalenti. Noi andiamo lì tranquilli, pensiamo che nessuna azione del genere possa fare la differenza. Non abbiamo questo stress».
Ovviamente per gli skiman saranno settimane molto impegnative. Ronc Cella ci ha raccontato la loro giornata tipo: «Ovviamente cambiano le cose tra giornate di gara e di riposo. La particolarità è che per noi quelle impegnative sono proprio queste ultime, in quanto si lavora di più sui materiali degli atleti e i vari prodotti, si testa tantissimo, si sperimenta. Sono giornate impegnative. Dall’altra parte devo dire che per noi skiman alle Olimpiadi si lavora in condizioni migliori rispetto alla Coppa del Mondo, in quanto c’è un numero limitato di atleti al via, così possiamo concentrarci bene su tutto. Inoltre saremo anche uno in più rispetto alla Coppa del Mondo e ciò ci aiuterà a lavorare meglio su tutti gli aspetti. La giornata tipo? Niente di particolare: ci si sveglia, si fa colazione, quindi subito in pista a testare e poi tutto il giorno in baracca a lavorare, ognuno con i suoi compiti specifici. Diciamo che gli orari di gara pomeridiani ci eviteranno delle levatacce».
Insomma, al di là delle tante incognite, sotto un certo punto di vista, alle Olimpiadi sarà un lavoro meno complicato rispetto a ciò che aspetta gli skiman al Tour de Ski. «È una competizione più complicata per noi, in quanto si cambia di continuo località, arrivi all’ultimo e hai poco tempo per lavorare. Bisogna agire molto di esperienza, perché si possono fare test ridotti e si hanno tempi stretti. Poi si trovano spesso condizioni diverse, come accaduto quest’anno, quando siamo passati dal freddo di Lenzerheide al caldo di Oberstdorf e della Val di Fiemme».