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Pechino 2022 – Il mistero dei recentemente guariti da covid-19 che tornano magicamente positivi all’arrivo in Cina

Dalla Cina arrivano notizie che stanno preoccupando non poco gli atleti che sono guariti recentemente dal covid-19. Il caso di Leo Johansson, che vi avevamo riportato questa mattina, non è l’unico di persona da poco guarita dal virus e negativa in Europa, con test svolti in cliniche riconosciute dal governo cinese, cosa che richiede spesso anche spostamenti piuttosto complicati, che risulta poi nuovamente positiva al covid-19 una volta atterrata in Cina.

A lanciare l’allarme sono alcuni siti scandinavi. Infatti, oltre al caso di Leo Johansson, vi sono anche le positività di tre persone del gruppo di supporto della squadra olimpica norvegese, che erano recentemente guarite dal covid-19. Una problematica che sarebbe stata riscontrata anche in altre delegazioni.

Il problema, in questo caso, è che nonostante la certificata guarigione e due test negativi effettuati in cliniche riconosciute dal governo cinese, da parte degli organizzatori non vi è alcuna elasticità. Se sei positivo, vai in quarantena, non esistono discussioni. «C’è un problema legato a coloro che hanno di recente avuto il covid-19 – ha spiegato Aasne Fenne Hoksrud, capo medico dell’Olympiatoppen norvegese alle Olimpiadi – ed evidentemente hanno ancora dei residui del virus nel loro corpo, ma non sono in realtà infette».

Ovviamente questa notizia ha messo in allarme la Norvegia, in quanto si teme che anche in caso di negativizzazione da parte dei fondisti Heidi Weng e Simen Hegstad Krüger, o dei saltatori Forfang e Tande, potrebbero arrivare delle brutte sorprese anche in Cina, nonostante la guarigione dal virus. Il Comitato Olimpico Norvegese ha già avviato un dialogo con il CIO riguardo questa problematica.

È evidente che qualcosa va fatto, perché già è probabilmente una follia non aver rinviato questi Giochi Olimpici e andare avanti in una situazione quasi irreale, con il serio rischio che non vi sia nemmeno la giusta regolarità. Se a ciò sommiamo anche i falsi positivi, come accaduto all’allenatore della nazionale russa di biathlon, oppure i negativizzati che magicamente tornano positivi all’arrivo in Cina, allora si rischia di scadere veramente nel ridicolo. Immaginatevi cosa accadrebbe se prima di una competizione come la sprint di biathlon dovesse risultare positivo uno dei favoriti, costretto a saltare la gara, per poi scoprirsi magicamente negativo il giorno dopo perché falso positivo. Chi lo risarcirebbe di due gare, sprint e pursuit, e possibili medaglie saltate per nulla, dopo quattro anni di duro lavoro? Capiamo il “show must go on”, ma c’è anche un limite a tutto, almeno per una questione di rispetto.

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