Dalla vittoria di Anterselva ai Giochi Olimpici di Pechino, passando per una marcia d’avvicinamento al grande evento olimpico piuttosto particolare rispetto alle abitudini. Dopo lo splendido successo di Anterselva, Dorothea Wierer ha rilasciato un’interessante intervista allo stimato collega Alberto Dolfin nell’edizione odierna del Corriere dello Sport che trovate in edicola, del quale vi proponiamo solo alcuni estratti.
Tornata inizialmente sulla vittoria nella mass start di domenica e su una forma che è finalmente tornata, sottolineando che «[…] ora il mio fisico riesce ad andare di nuovo al limite, mentre prima forse ero troppo stanca o troppo carica di lavoro», Wierer ha parlato di come sta vivendo questi complicati giorni prima della partenza per la Cina: «Diciamo che vivi un po’ con la paura – ha ammesso – perché non sai più come muoverti. In teoria, dovresti sempre chiuderti in casa, non uscire e non vedere nessuno. Domenica, dopo la gara, sono venuta a casa in Val di Fiemme e sono qui con mio marito Stefano. Lui per vedermi, la scorsa settimana non ha visto nessuno e ha preso 5 giorni di ferie dal lavoro, facendo poi anche un molecolare nel weekend prima che io rientrassi. In alternativa, sarebbe stato più tosto perché non ci saremmo visti per 7 settimane. Stefano sa bene com’è la situazione perché basta una positività e non parti per l’Olimpiade, per cui abbiamo preso questa decisione comune».
Qualche sciata insieme al marito, poi il primo tampone per la Cina effettuato ieri, un altro previsto in questi giorni e «solo tre allenamenti». Wierer ha anche svelato di non vedere la sua famiglia addirittura da mesi, prima di aggiornare sul suo problema di sonno, che aveva fatto suonare l’allarme in autunno: «[…] Va a periodi, a Oberhof ho fatto fatica a dormire, a Ruhpolding e Anterselva meglio, però non so da cosa dipende. […] In realtà, anche dopo la vittoria di domenica ho fatto fatica ad addormentarmi, ma credo che fosse per l’adrenalina».
Tranquilla per carattere, Wierer sta cercando di approcciare alle Olimpiadi senza mettersi troppe pressioni: «Darò il massimo e se andasse bene sarei felicissima. Se, invece, non dovesse andare come sperato, non fa niente: non sarei un’atleta scarsa se non facessi medaglia e nemmeno una brutta persona».
L’intervista completa la trovate nell’edizione odierna del Corriere dello Sport.
Biathlon – Dorothea Wierer al Corriere dello Sport: “In questi giorni si vive nella paura, non sai più come muoverti”
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