Giuseppe Romele è un inguaribile romantico, un cacciatore di sogni vecchia scuola. Li ha rincorsi da sempre, sin dal suo primo vagito, sin da quella sentenza terribilmente amara: ipoplasia femorale bilaterale. Significa, in termini meno scientifici, che i femori di questo 29enne non si sono sviluppati e l’hanno costretto a lottare giorno dopo giorno per acciuffare i suoi traguardi.
Non si è mai arreso, però, Giuseppe: "Facevo di tutto per dimostrare di poter fare qualsiasi cosa, a volte spingendomi oltre il limite delle mie capacità", ha confessato in un’intervista concessa a "La Gazzetta dello Sport". Dall’atletica leggera (lancio del vortex) alle prime gara di nuoto, fino a quando non ha incrociato i binari giusti da seguire: quelli dello sci di fondo paralimpico, categoria sitting.
Nel mezzo, c’è stata una parentesi dedicata alla maratona con la carrozzina olimpica, esperienza che l’ha portato in due occasioni a chiudere nella top 20 la Maratona di Berlino. "Ma la mia preparazione non era proprio finalizzata solo a quello e avevo già iniziato a seguire lo sci nordico – ha confessato Romele alla "Rosea" –. Fortunatamente, il lavoro in acqua fatto col nuoto mi ha dato tanta forza fisica e resistenza, che servono anche sulla neve".
Oggi, Giuseppe Romele è una freccia dello sci nordico paralimpico italiano, anzi, una freccia d’argento: questo è infatti il colore della medaglia che l’asso lombardo della Polisportiva Disabili Valcamonica ha conquistato ai Mondiali paralimpici di Lillehammer, grazie al secondo posto conseguito nella middle distance (10 chilometri).
Dopo i quattro podi di dicembre in Coppa del Mondo a Canmore (due vittorie, un secondo e un terzo posto), Romele si è laureato vicecampione del mondo: "È stata una gara molto difficile per le condizioni della neve – ha commentato al termine della sua performance –, perché sembrava che la pista l’avessero bombardata con degli aerei, talmente tanti buchi c’erano. Poi, c’era tanto ghiaccio, per cui lo slittino era molto difficile da guidare. Per il resto, non avevamo molto recupero a livello fisico però sono contento di quello che sono riuscito a fare e adesso prepariamoci bene per la long distance".
Il responsabile tecnico, Duilio Fritz, ha fatto i complimenti a Giuseppe: "Siamo molto contenti del suo argento. Sognavamo qualcosa di più, ma va benissimo così: per noi è stata una cosa fantastica. Purtroppo, la pista era brutta, gelata, con delle curve allucinanti e tanto vento lungo tutto il percorso. Questo risultato ci dà tanta fiducia per la 18 chilometri e speriamo vada anche meglio".
Il tutto, mentre sullo sfondo si avvicinano sempre più le Paralimpiadi di Pechino 2022: lo scorso 23 dicembre, la delegazione azzurra è stata ricevuta al Quirinale per la cerimonia di consegna del Tricolore da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Fra i componenti della truppa italiana, c’era anche Giuseppe Romele, cha ha udito dal vivo l’esortazione rivolta da Mattarella ai nostri atleti: "Andrete a Pechino accompagnati dall’attenzione e dall’affetto degli italiani. So che avete grandi aspettative, su tutte quella di misurarvi sui vostri limiti per raggiungerli e superarli. Lo sport di eccellenza è importante in sé, ma è anche importante perché suscita nei giovani il desiderio di avvicinarsi alla pratica sportiva, alimentando un giacimento di possibili nuovi campioni che un giorno possano partecipare alle Olimpiadi e Paralimpiadi. In questi anni, il movimento paralimpico è cresciuto molto grazie ai suoi protagonisti, tanto da essere considerato movimento di avanguardia, nonché misura della civiltà di una società. I nostri concittadini si aspettano non solo medaglie, ma che rendiate onore al nostro Paese, alla sua bandiera e ai suoi valori".
Un invito a nozze per Giuseppe Romele, che proprio sui valori e sul superamento dei propri standard ha fondato la sua intera esistenza ed è pronto adesso a tentare di impreziosirla con un alloro a cinque cerchi.
Giuseppe Romele, dall’ipoplasia femorale bilaterale all’argento mondiale paralimpico nello sci di fondo
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