L’uno-due di Elvira Õberg sui quattro poligoni della pursuit e della mass start di Annecy ha dato l’arrivederci al 2022 del biathlon femminile. La più giovane delle sorelle svedesi – classe 1999, meglio ripeterselo spesso – è il volto di questo primo mese di stagione, nonostante sia preceduta in classifica generale dalla più esperta e temibile Marte Røiseland. Il ruolino di marcia recente della ventiduenne di casa ad Östersund è impressionante, mai peggio di terza nelle ultime 4 uscite individuali e soprattutto imprendibile quando decide di spingere davvero sugli sci. L’anno passato aveva lanciato segnali piuttosto chiari, ma era difficile immaginarla già così competitiva in questa stagione. E (anche) la sua esplosione sembra poter mettere in difficoltà la sorellona Hanna, decisamente ondivaga in questo primo scampolo di inverno.
Certo, come già analizzato per il settore maschile, il fattore Pechino potrebbe aver inciso nel progettare una preparazione "speciale" con vista olimpica, ma al momento Elvira appare l’unica vera antagonista di una Marte Røiseland quadrata, cattiva, vogliosa di mettere le mani sulla Coppa di cristallo.
Anche perchè la detentrice della sfera è a dir poco appannata. Inizialmente si poteva immaginare che Tiril Eckhoff avesse puntato tutto su Pechino, ma la "fuga" pre natalizia suggerisce che qualcosa (forse più di qualcosa) non stia andando secondo i piani, facendo sorgere non pochi punti di domanda su quello che potrà essere l’inizio di 2022 della norvegese, sin qui di fatto ferma sulla soglia dell’anonimato.
Voce alta invece per le due bielorusse Dzinara Alimbekova ed Hanna Sola: più costante la prima – come da copione – più imprevedibile nel bene (spesso) e nel male (poche volte, sin qui) la seconda e ritrovarle nei quartieri alti della classifica alla pausa natalizia rappresenta non è altro che la conferma della crescita generale di un movimento (ricordiamo anche Smolski al maschile ed una staffetta tipicamente competitiva) che nel biathlon ha spesso avuto qualcosa da dire, non solo per merito di Domracheva. Tra le due bielorusse è tornata in quota l’austriaca Lisa Hauser, affaticata nella tappa di casa – ah, quanto può pesare la pressione – seppur non ancora lucida come l’inverno passato, con le francesi a darsi il cambio nelle posizioni di vertice, ruolo interpretato prima da Chevalier e Bescond, da una rinata Julia Simon poi.
Il tutto in attesa delle vere azzurre. Qualche sprazzo, tanti passaggi difficili per Doro Wierer e Lisa Vittozzi. La sudtirolese di casa fiemmese sta fronteggiando la questione tiroide, davvero una brutta bestia per le molteplici sfaccettature delle problematiche che procura. Trovare il bilanciamento giusto del rimedio non è questione semplice e nel frattempo gli alti e bassi sono "da contratto", anche se le ultime due giornate di dicembre hanno restituito una Doro decisamente più in forze.
Diverso il discorso per la sappadina che non riesce ad allontanare qualche fantasma di troppo e di conseguenza a trovare la giusta continuità. C’è la giornata in cui potrebbe tornare vera protagonista, ma il giorno dopo magari incappa nel big5. Sugli sci viaggia, ma il tiro a terra tentenna: dal punto di vista dei tecnici è forse la condizione meno agevole su cui lavorare, ma un talento come il suo merita di trovare la quadratura del cerchio, di trovare la chiave di volta su cui ricostruire tutte le certezze di pochi inverni fa. Qualche segnale c’è: va compreso come ripartire da lì.
Dietro, alla fine è ancora Federica Sanfilippo. Fede si è costruita una stagione nelle Fiamme Oro, si è concessa una scappatine nel fondo ed è tornata ad Annecy affacciandosi subito in zona punti. La terza forza resta lei, in attesa delle altre, soprattutto di Michela Carrara, sin qui in evidente difficoltà: Samuela Comola in dicembre è promossa, ampiamente, le più giovani invece…sono ancora giovani. Passler, Zingerle, Auchentaller e via dicendo hanno dalla loro la verde età ed un talento cristallino, ma prendendo in prestito una metafora in voga nell’estate scorsa… devono ancora mangiarne di pastasciutta per trovarsi a loro agio tra le grandi. E ci sta, sia chiaro. Per ora è sempre una fortuna poter contare su un vivaio così: le rose, si sa, maturano con i loro tempi.
Biathlon – Aspettando le “vere” azzurre, Elvira è già grande
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