"Questa sarà la mia prima stagione da senior. Non ci sono più scuse, dovrò dare il massimo, ma credo che la direzione seguita in tutti questi anni sia quella giusta, con qualche correzione da effettuare di tanto in tanto. Ai miei tifosi chiedo di essere pazienti e di continuare a sostenermi, in quanto il loro supporto mi offre una grande spinta motivazionale. Adesso si tratta solo di rompere il ghiaccio con il primo evento in calendario, poi il resto verrà da sé".
Ha le idee chiare Giulia Murada, scialpinista azzurra e portacolori dell’Esercito, che tra poche settimane sarà chiamata a compiere il grande salto, abbandonando in via definitiva quella categoria "Espoir" che fin qui le ha regalato immense soddisfazioni. Si alza l’asticella, dunque, che la giovane originaria della Valtellina ha dimostrato ampiamente di poter valicare, grazie a un talento in parte costruito giorno dopo giorno sin da quando era adolescente e, in parte, ereditato dal papà Ivan: "Senza di lui non avrei saputo neanche cosa fosse lo sci alpinismo, con cui oggi ho un legame viscerale", ha confessato Giulia ai microfoni di Fondo Italia, prima di rispondere ad alcune domande.
Giulia, partiamo dallo scorso inverno, quando hai agguantato l’oro mondiale "Espoir": il bicchiere non può che essere mezzo pieno.
"La scorsa stagione è andata bene, ma non sono rimasta soddisfatta al cento per cento. Fino alla rassegna iridata ho centrato risultati sempre un filo al di sotto delle mie aspettative, faticando a entrare in condizione. Poi, fortunatamente, mi sono ritrovata proprio in concomitanza dei Mondiali, dove ho vinto la medaglia d’oro nella categoria Espoir e centrato tre quarti posti tra i senior".
Cosa manca secondo te alla Nazionale italiana femminile di sci alpinismo per raggiungere lo stesso livello di performance e risultati degli uomini?
"In verità, secondo me ci stiamo arrivando. Come squadra femminile ci siamo difese molto bene nell’ultima stagione e nelle prime 5-10 posizioni abbiamo sempre detto la nostra. Inoltre, si è creato davvero un bel gruppo tra di noi e quando siamo in ritiro tutte insieme il tempo vola. Dirò di più: anche rispetto alle altre Nazionali il divario si è assottigliato e possiamo già dire la nostra. Il nostro segreto risiede nella capacità di essere unite e di aiutarci a vicenda".
L’approdo dello sci alpinismo alle Olimpiadi si concretizzerà nel 2026, peraltro proprio su nevi a noi amiche. Come immagini i tuoi primi Giochi?
"Inevitabilmente si stanno cominciando a fare lavori a lungo termine, proprio in chiave olimpica. Vero è che mancano ancora cinque anni e sono tanti, ma comunque i posti per ogni rappresentativa nazionale saranno solo due, quindi bisognerà esprimersi costantemente ai massimi livelli possibili per provare a conseguire il pass a cinque cerchi. Il format di gara? Inevitabilmente qualcosa cambierà per via delle esigenze televisive, sacrificando gli aspetti più naturalistici e rimanendo più vicini alle piste e agli impianti. Certo, così facendo si perderà un aspetto peculiare di questa disciplina, ma si tratta di un compromesso accettabile, vista l’importanza dei Giochi".
Giochi che riscontrano anche il favore di tuo papà Ivan, ex atleta?
"Assolutamente sì, lui è molto contento, perché crede tantissimo in questo sport e ha sempre lottato affinché approdasse alle Olimpiadi. Pertanto, vederlo acquisire fama agli occhi del pubblico televisivo dell’intero orbe terracqueo non può che renderlo felice".
Qual è la gara di ski alp che più ami?
"La mia gara preferita in assoluto resta l’individual, perché riesco a esprimermi meglio sulle lunghe distanze, ma devo dire che anche nelle altre mi impegno moltissimo e le affronto con passione".
Tu hai imparato a sciare in Valtellina, di fatto a casa tua: è vero che il richiamo della propria terra non può essere battuto da niente e da nessuno?
"Verissimo! La Valtellina per me non ha eguali. Sui pendii di Pizzo Meriggio ho trascorso ore e ore ad allenarmi. Oggi che vivo a Bormio mi risulta difficile recarmici spesso, ma appena ho l’opportunità di tornare a casa, non me la faccio scappare. Lì i miei hanno anche un bed and breakfast, che seguo compatibilmente con i miei impegni sportivi. In Valtellina c’è tanta cultura, tanta passione. A quelle latitudini, lo sci alpinismo ha radici profonde e credo che la zona non abbia niente da invidiare alle località invernali più rinomate. Sicuramente è il luogo ideale per chi ama lo ski alp, ma non solo: è un autentico paradiso".
Sci alpinismo – Giulia Murada a Fondo Italia: “Prima stagione da senior, ora non ci sono più scuse”
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