Prima giornata di qualifiche della 3ª tappa del circuito di Coppa del mondo di Short Track sul ghiaccio ungherese di Debrecen, dove i vari responsi del campo gara passano in secondo piano al cospetto della terribile storia personale che ha reso nota di recente la campionessa britannica Elise Christie, vittima nel 2010 di uno stupro sessuale.
La campionessa classe 1990 di Edimburgo che nel suo palmarès vanta oltre tre partecipazioni olimpiche, 11 medaglie d’oro agli Europei e un argento e un bronzo mondiale, in questi ultimi anni tra vari infortuni, ritiro annunciato e ritorno in pista, era passata alla cronaca internazionale della specialità per la sua coraggiosa lotta contro quelli che lei stessa aveva definito problemi mentali. Pene interiori che tutto d’un tratto, la bella ragazza scozzese che bucava gli schermi della regia mondiale dello short track con occhi azzurrissimi e chioma bionda in bella evidenza anche sotto il casco di gara, hanno assunto le sembianze dell’incubo più mostruoso che una donna possa immaginare: quello della violenza sessuale subita. Uno stupro avvenuto ben 11 anni fa, quando la ragazza non aveva ancora 20 anni, un trauma lacerante che Elise si è tenuta dentro tutti questi anni difficili, durante i quali ha dovuto fare i conti anche con un tentato suicidio.
A 11 anni di distanza, la coraggiosissima Christie ha rotto il silenzio denunciando prima la violenza e poi raccontando il suo “inferno in terra” nel suo libro intitolato “Resilienza” dove oltre all’abuso ha parlato pure delle sue battaglie di salute mentale e del bullismo subito a scuola quando era ancora una bimba. Capitoli di un libro che la stessa Christie durante una recente intervista al Daily Mail, ha ammesso ad aver avuto grande difficoltà a rileggere, confessioni shock ma che potrebbero aiutare ad uscire allo scoperto altre ragazze che stanno vivendo la sua stessa straziante esperienza, quella accaduta quando lei all’epoca era ancora troppo ingenua per capire che era una cosa sbagliata e che andava denunciata.
Una serata nel marzo 2010, dopo il suo primo mondiale per i colori della Gran Bretagna, trascorsa in un pub di Nottingham al fianco di un compagno di nazionale. Un ragazzo presente nel locale che in maniera insistente le offre da bere, lei rifiuta ma poi vista l’insistenza accetta per poi cadere in uno stato di totale confusione fisica e mentale. Christie rendendosi conto dello stato di non controllo, chiama un taxi per tornare a casa ma il ragazzo la raggiunge e la carica sul mezzo e malgrado lei supplicasse al taxista di non portarla all’indirizzo richiesto dal ragazzo, nel giro di poco si è ritrovata praticamente sfinita e senza sensi tra le “fauci del mostro”. Svegliatasi nel cuore della notte, la Christie è fuggita sconvolta ma senza denunciare l’aggressione alla polizia. Da lì in avanti anni difficili, l’omissione dell’accaduto anche alla madre. Un dolore troppo grande da addossare alla propria mamma che da donna single per problemi con il marito alcolista, aveva cresciuto lei ed il fratello da sola. Incubi mascherati da quella immagine di sportiva vincente dalla tattica di gara aggressiva, in molte occasioni rivale anche della nostra Arianna Fontana. Insomma una “dura” del ghiaccio ma dall’animo spappolato da un vissuto impensabile.
Short Track – A Debrecen in pista anche Elise Christie; la sua confessione shock: nel 2010 fu vittima di strupro
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